che argomento delicato, e quanto sono vere le tue considerazioni.... purtroppo dobbiamo fare i conti con le ferite del guaritore e con la difficoltà nel capire in pochi secondi quale persona si ha davanti...
Certe volte il Padre deve essere anche severo, padre Pio che di confessioni se ne intendeva molto più di me sapeva essere comprensivo e duro, a seconda delle coscienze e dei casi... Talora si ha davanti persone chiuse ed inscatolate in schemi di peccato e fede infantile da cui è difficile aiutarli ad uscire... "Non so cosa dire", "Sono qui perché devo ma non saprei", "Cosa vuole che faccia alla mia età" etc. etc. come intervenire? Con amore. Ma l'amore è medicina amara da somministrare, qualche volta almeno...Fanny ha scritto:Accostarsi al sacramento della Riconciliazione è abbastanza difficoltoso non solo per i giovani ma anche per i meno giovani e non tanto per la paura e la vergogna dei propri peccati quanto per la paura che il confessore che sta davanti non sia in grado di capire le situazioni peccaminose esposte e non abbia la capacità di essere quel Padre buono e misericordioso che accoglie il figlio peccatore pentito.
Questo è frutto di stanchezza, altre volte di "mestierume", altre volte ancora di semplice errore umano. Non scuso, perdono quando mi capita... e prego...Fanny ha scritto:Capita spesso che il confessore, anziché ascoltare e dare parole di conforto e di aiuto, anziché prendere la mano di chi gli sta dinnanzi per dargli sollievo ed aiutarlo a superare la situazione di peccato, aggredisce verbalmente il peccatore sottolineando e facendo pesare ancora di più gli errori commessi.
Accolgo il tuo sfogo e mi faccio un esame di coscienza e mi permetto di suggerire che il confessore dovrebbe essere sempre la stessa persona... tranne in casi di emergenza, quando ne ho bisogno qui ed ora, in un pellegrinaggio etc. Ed allora ci si tura il naso e via... sapendo che, per fortuna, la grazia è indipendente dalle capacità del confessore.
Coraggio!