Il naufragio di Giglio
Inviato: domenica 15 gennaio 2012, 20:35
Il Capitano deve essere sempre l'ultimo ad abbandonare la nave.
Questo principio, è universalmente riconosciuto sia a livello geografico che storico: non c'è e non c'è stata cultura, che metta in discussione questo principio. Il caso del naufragio di Giglio, rispetto alle notizie pervenute, mostra un gravissimo atto di viltà, di vigliaccheria, posto in essere da questo "Capitano", il quale, non solo ha abbandonato la nave prima di assicurarsi che tutti i passeggeri fossero in salvo, ma è stato invitato dalla Capitaneria di Porto a risalire, facendogli presente le sue responsabilità. Cosa che lui non ha fatto. Mi fermo a questo, per pietà. Anche se ci sarebbe molto altro da dire. Non dico altro, perché non voglio essere responsabile nemmeno lontanamente, di fatti spiacevoli.
Circa le responsabilità, le cause dell'incidente, ovviamente, se ne sta occupando la Magistratura. Ma ci si domanda, quando la si finisce con le follie dell'ottimismo. Mi spiego meglio. Quando si costruisce una casa, si deve costruire dicendo: "Quando viene il terremoto"; non "Se viene il terremoto". Quando si costruisce una nave, si deve costruire (e gestire) dicendo: "Quando affonda la nave"; non "Se affonda la nave". Perché se si fa questo, non si creano porte che funzionano solo con l'energia elettrica, ove se viene a mancare, si rimane intrappolati; si fanno esercitazioni; si forma il personale per le emergenze; non ci sono catene arrugginite per calare le scialuppe... e via discorrendo.
E ci si assicura di dare il Comando, a gente che non abbandona se le cose si mettono male.
L'abbandono, è ammesso a priori, se chi ti deve dare gli strumenti, non te li dà. Es: mi danno una nave senza scialuppe di salvataggio. Ma lì più che abbandono, è appunto, rifiuto dell'incarico. Manzoni, pone la differenza fra la ritirata e la fuga. La ritirata, è degli intelligenti; la fuga, è dei vigliacchi. E qui, non si è vista ritirata.
Questo principio, è universalmente riconosciuto sia a livello geografico che storico: non c'è e non c'è stata cultura, che metta in discussione questo principio. Il caso del naufragio di Giglio, rispetto alle notizie pervenute, mostra un gravissimo atto di viltà, di vigliaccheria, posto in essere da questo "Capitano", il quale, non solo ha abbandonato la nave prima di assicurarsi che tutti i passeggeri fossero in salvo, ma è stato invitato dalla Capitaneria di Porto a risalire, facendogli presente le sue responsabilità. Cosa che lui non ha fatto. Mi fermo a questo, per pietà. Anche se ci sarebbe molto altro da dire. Non dico altro, perché non voglio essere responsabile nemmeno lontanamente, di fatti spiacevoli.
Circa le responsabilità, le cause dell'incidente, ovviamente, se ne sta occupando la Magistratura. Ma ci si domanda, quando la si finisce con le follie dell'ottimismo. Mi spiego meglio. Quando si costruisce una casa, si deve costruire dicendo: "Quando viene il terremoto"; non "Se viene il terremoto". Quando si costruisce una nave, si deve costruire (e gestire) dicendo: "Quando affonda la nave"; non "Se affonda la nave". Perché se si fa questo, non si creano porte che funzionano solo con l'energia elettrica, ove se viene a mancare, si rimane intrappolati; si fanno esercitazioni; si forma il personale per le emergenze; non ci sono catene arrugginite per calare le scialuppe... e via discorrendo.
E ci si assicura di dare il Comando, a gente che non abbandona se le cose si mettono male.
L'abbandono, è ammesso a priori, se chi ti deve dare gli strumenti, non te li dà. Es: mi danno una nave senza scialuppe di salvataggio. Ma lì più che abbandono, è appunto, rifiuto dell'incarico. Manzoni, pone la differenza fra la ritirata e la fuga. La ritirata, è degli intelligenti; la fuga, è dei vigliacchi. E qui, non si è vista ritirata.