Re: Le qualità della vostra preghiera
Inviato: mercoledì 26 novembre 2008, 15:52
Come pregare "nello Spirito" nei periodi di aridità?
Padre Raniero Cantalamessa
Nella vita di preghiera è normale sperimentare dei periodi in cui non riusciamo più a pregare, proviamo molta fatica o addirittura repulsione per l'orazione, periodi in cui ci sembra di tornare indietro piuttosto che di avanzare. In questi momenti capita di sentire Dio come lontano, assente e abbiamo la sensazione di essere stati da Lui abbandonati. Questi momenti vengono chiamati con il termine di "aridità" oppure "deserto"...
È proprio in questo tempo di lontananza di Dio e di aridità che si scopre tutta l'importanza dello Spirito Santo per la nostra vita di preghiera. Egli, da noi non visto e non sentito, riempie le nostre parole e i nostri gemiti, di desiderio di Dio, di umiltà, di amore, "e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito». Noi non lo sappiamo, ma lui si! Lo Spirito diviene , allora, la forza della nostra preghiera «debole», la luce della nostra preghiera spenta; in una parola, l'anima della nostra preghiera. Davvero, egli «irriga ciò che è arido», come diciamo nella sequenza in suo onore. Tutto questo avviene per fede. Basta che io dica o pensi: «Padre, tu mi hai donato lo Spirito di Gesù; formando, perciò, un solo Spirito con Gesù, io recito questo salmo, celebro questa santa Messa, o sto semplicemente in silenzio, qui alla tua presenza. Voglio darti quella gloria e quella gioia che ti darebbe Gesù, se fosse lui a pregarti ancora dalla terra». Un profumo sale a Dio da questa preghiera e io amo vedere realizzata qui la figura biblica di Isacco, allorché aspirò l'odore degli abiti del suo figlio ed esclamò: Ecco l'odore del mio figlio, come odore di un campo che il Signore ha benedetto!(Gn 27, 27). Noi siamo, infatti, «il buon odore di Cristo» e lo siamo anzitutto per il Padre, «dinanzi a Dio" come dice l'Apostolo (cf. 2 Cor 2, 15).
Padre Raniero Cantalamessa
Nella vita di preghiera è normale sperimentare dei periodi in cui non riusciamo più a pregare, proviamo molta fatica o addirittura repulsione per l'orazione, periodi in cui ci sembra di tornare indietro piuttosto che di avanzare. In questi momenti capita di sentire Dio come lontano, assente e abbiamo la sensazione di essere stati da Lui abbandonati. Questi momenti vengono chiamati con il termine di "aridità" oppure "deserto"...
È proprio in questo tempo di lontananza di Dio e di aridità che si scopre tutta l'importanza dello Spirito Santo per la nostra vita di preghiera. Egli, da noi non visto e non sentito, riempie le nostre parole e i nostri gemiti, di desiderio di Dio, di umiltà, di amore, "e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito». Noi non lo sappiamo, ma lui si! Lo Spirito diviene , allora, la forza della nostra preghiera «debole», la luce della nostra preghiera spenta; in una parola, l'anima della nostra preghiera. Davvero, egli «irriga ciò che è arido», come diciamo nella sequenza in suo onore. Tutto questo avviene per fede. Basta che io dica o pensi: «Padre, tu mi hai donato lo Spirito di Gesù; formando, perciò, un solo Spirito con Gesù, io recito questo salmo, celebro questa santa Messa, o sto semplicemente in silenzio, qui alla tua presenza. Voglio darti quella gloria e quella gioia che ti darebbe Gesù, se fosse lui a pregarti ancora dalla terra». Un profumo sale a Dio da questa preghiera e io amo vedere realizzata qui la figura biblica di Isacco, allorché aspirò l'odore degli abiti del suo figlio ed esclamò: Ecco l'odore del mio figlio, come odore di un campo che il Signore ha benedetto!(Gn 27, 27). Noi siamo, infatti, «il buon odore di Cristo» e lo siamo anzitutto per il Padre, «dinanzi a Dio" come dice l'Apostolo (cf. 2 Cor 2, 15).