Un po' discutibile l'inizio con quei baci, nonché quelle bandiere della "Pace"... della Pace tra virgolette, perché in realtà sono le bandiere del Pacifismo, che è un'altra cosa... bandiere che sono state spesso strumentalizzate da posizioni politiche utopistico-pacifiste di area sinistroide anche catto-comunista (
sic); e sventolate da persone, o meglio, delinquenti, che aggredivano illegalmente le Forze dell'Ordine ponendo in essere reati, quali criminali appunto. Ma fino a questo, può bastare una piccola critica, quale quella resa (bene hanno fatto molti sacerdoti e vescovi, a proibire di portare quelle bandiere di fatto politiche in chiesa; diversa può essere la questione nelle piazze... inclusa la Piazza.. dove diventa non accettabile, ma tollerabile).
Bravissima Geppi Cucciari, con le sue frecciatine sulle parolacce, la sua satira su Celentano e sul Festival. Geppi è stata bravissima con non mai... efficace e misurata. È stata gradevolmente satirica e affatto polemica... in modo bello e raffinato.
Bella musicalmente la canzone di Emma... ma il testo... non mi è piaciuto... Gusti... o vita vissuta... Alcune persone, ritengono, a mio avviso a ragione, che questo sia l'Inferno.
Potenzialmente bella anche quella di Dolcenera... ma sinceramente non ho capito molto il senso... “Ci vediamo a casa”... E allora? Vedetevi. Chi ve lo impedisce?! Ma a noi non interessa!
Dal punto di vista musicale e dell'interpretazione... Nanì, (Dalla e Carone) è sicuramente la migliore in assoluto... è il testo che non mi quadra per niente... con un altro testo, questa canzone, avrebbe meritato di vincere.
Noemi... merita di vincere... testo, musica e interpretazione... ma sarebbe bello vedere di che colore ha i capelli. Ed è difficilissima, perché l'impostazione della canzone è e rimane maschile (inevitabile con Moro)... ma Noemi l'ha cantata benissimo.
Graziosissima e apprezzabilissima quella di Arisa
La notte - Arisa
Non basta un raggio di sole in un cielo blu come il mare
perché mi porto un dolore che sale che sale
si ferma sulle ginocchia che tremano e so perché
e non arresta la corsa lui non si vuole fermare
perché è un dolore che sale che sale e fa male
ora è allo stomaco, fegato, vomito fingo ma c’è
e quando arriva la notte e resto sola con me
la testa parte e va in giro in cerca dei suoi perché;
né vincitori né vinti si esce sconfitti a metà
la vita può allontanarci, l’amore continuerà.
Lo stomaco ha resistito anche se non vuol mangiare
ma c’è il dolore che sale che sa e che fa male
arriva al cuore lo vuole picchiare più forte di me.
prosegue nella sua corsa si prende quello che resta
ed in un attimo esplode e mi scoppia la testa
vorrebbe una risposta ma in fondo risposta non c’è.
E sale e scende dagli occhi il sole adesso dov’è
mentre il dolore sul foglio è seduto qui accanto a me
che le parole nell’aria sono parole a metà
ma queste sono già scritte e il tempo non passerà.
Ma quando arriva la notte, la notte e resto sola con me
la testa parte e va in giro in cerca dei suoi perché
né vincitori né vinti si esce sconfitti a metà
la vita può allontanarci, l’amore poi continuerà
e quando arriva la notte, la notte e resto sola con me
la testa parte e va in giro in cerca dei suoi perché
né vincitori né vinti si esce sconfitti a metà
l'amore può allontanarci, la vita poi continuerà...
continuerà...
continuerà.
Stupenda quella di Finardi... molto raffinata... ma non so quanto potrà spopolare...
E tu lo chiami Dio - Eugenio Finardi
Vorrei volare ma non posso,
e resto fermo qua,
su questo piano che si chiama Terra,
ma la Terra si ferma…
appena io mi rendo conto
di avere perso la metà del tempo
e quello che mi resta è di trovare un senso
ma tu, sembri ridere di me,
sembri ridere di me...
E tu lo chiami Dio,
io non dò mai nomi
a cose più grandi di me,
perché io non sono come te...
ma conosco l’amore...
io, io che ho visto come te,
dritto in faccia il dolore...
Vorrei volare ma non posso,
e spingermi più in là,
adesso che si fa silenzio attorno,
ma il silenzio mi parla...
devo combattere con le mie lacrime,
mica con una poesia
e non c’è ordine nei letti d’ospedale
come in una fotografia rivedo
dritta sulle spalle la mia figura...
E tu lo chiami Dio,
io non dò mai nomi,
a cose più grandi di me,
perché io non sono come te...
e tu lo chiami Dio,
io non dò mai nomi,
a cose più grandi di me,
perché io non sono come te...
ma conosco l’amore
io, che ho visto come te
dritto in faccia il dolore...
E tu lo chiami Dio,
io non dò mai nomi,
a cose più grandi di me,
perché io, io sono come te...