Il Divo, ovvero il “divino” Giulio
La spettacolare vita di Giulio Andreotti
Un film biografico del 2008, premiato a Cannes e nominato agli Oscar, con la regia di Paolo Sorrentino, trasmesso questa sera su LA7 in prima visione TV. Tra gli interpreti Toni Servillo, nel ruolo del Presidente Giulio Andreotti, Paolo Graziosi nel ruolo di Aldo Moro, Giorgio Colangeli nel ruolo di Salvo Lima, Carlo Buccirosso nel ruolo di Paolo Cirino Pomicino e Anna Bonaiuto nel ruolo di Livia Danese; prodotto da Indigo Film, Lucky Red, Parco Film, Babe Film. Il film, parla della storia vera di Giulio Andreotti. La ieraticità che caratterizza la figura, si evince sin dal modo di camminare per la strada, la Messa mattutina, la confessione, (“I preti votano, Dio no”) sono segni della solennità che contraddistingue l'uomo. Meravigliosa la scena dal barbiere, estremamente verosimile. Il film non descrive solo il politico, il ruolo, ma anche e forse, soprattutto l'uomo. Stupenda la battuta della commessa di Palazzo Chigi: “Buon giorno Presidente. Conosce la strada?” – “Abbiamo una certa familiarità...”. Era la settima volta che varcava la soglia quale Presidente del Consiglio in carica. Presidente che non ha mai querelato nessuno. “Perché?” domanda lui – “Perché ho un grande senso dell'umorismo”. Imperscrutabile e trasparente al tempo stesso, si estraneava (con la moglie sempre fedele e devota) dalle feste (dietro ogni grande uomo, c'è quasi sempre una grande donna, ed è vero, salvo che l'uomo in questione non sia single ). Meraviglioso e affettuoso il rapporto con la moglie, che gli è rimasta sempre vicino nel bello e nel cattivo tempo, nella buona e nella cattiva sorte, come una vera moglie. “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia” questo è il grande Giulio Andreotti, che comunque, alla fine, vince sempre. “Chi non vuole davvero far sapere una cosa, non la deve confidare neanche a se stesso”... spettacolare. “Avrò conosciuto nella mia vita approssimativamente 300.000 persone”, e nonostante questo, ha vissuto all’insegna della solitudine. Il prezzo del potere. Decisamente, non si faceva influenzare dalle donne. Tranne forse che dalla moglie (come è giusto), e parzialmente.
“Giulio, la Mafia ha ammazzato Salvo Lima” - “Se hanno ucciso Lima, per colpire me, candidato in pectore per la Presidenza della Repubblica, significa che c’è un altro candidato che usa questi mezzi”. E il passo lento e breve, continua. “Ma tu sei Giulio Andreotti!” – “Almeno questo non è colpa mia!”. Minacciato dalle Brigate Rosse, che gli dicono che lo uccideranno il 26 Dicembre, risponde: “Grazie. Così passerò il santo Natale in pace”. Grandioso. L’interpretazione dell’attore è eccellente, riuscendo a rendere tutte le sfumature ironiche, sarcastiche e pungenti del grande Giulio.
Il film, mette in rilievo anche le dinamiche interne della politica del tempo, con particolare riferimento alla D.C., la grande Democrazia Cristiana, che incluse in sé bene e male. “Presidente, gradisce un cubano?” – “Grazie, ma non ho vizi minori”… Unico! “So di essere di “media statura”, ma non vedo “giganti” intorno a me”. Con queste parole accetta la candidatura (ufficiosa) alla Presidenza della Repubblica. “Se c’è la candidatura dell’amico Arnaldo (Forlani) la mia non esiste” – “Se c’è la candidatura dell’amico Giulio la mia non esiste”. “Gli andreottiani sono ovunque, insospettabili… io sono trasversale” ma qualcosa salta e alla Presidenza della Repubblica, viene eletto Scalfaro. Nel film sono presenti alcune scene “surreali”: il gatto, lo skateboard, che sebbene possano lasciare perplessi in prima battuta, si rilevano tutto sommato funzionali, per legare gli intrecci. “Se in questo paese ci fosse stata l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, avrei vinto”. E l’attenzione alle parole delle fede, ai funerali delle vittime della Mafia. “Io non credo al caso; credo alla volontà di Dio… […] Ecco… la situazione è sempre più complessa”.
Il film, riporta le false accuse contro Andreotti, poste in essere dai c.d. pentiti di Mafia. Come è noto, Andreotti, è stato assolto con formula piena da tutte le accuse. Grandiosa la fantasiosa, assurda, e irrealistica scena di Andreotti con il fucile da caccia, che mette in ridicolo le false accuse dei pentiti contro Andreotti. Ciò nonostante viene descritto il presunto incontro con Riina. “Io so chi sei; non si passa tutta la vita accanto ad uomo senza sapere chi è”; con queste parole la moglie, sempre fedele, risponde quando il marito la informa che è indagato per associazione mafiosa. Stupenda la scena della coppia, che nel momento duro, si tiene mano nella mano, seguendo in TV il concerto di Renato Zero, che canta “I migliori anni della nostra vita”. L’amore di una vera coppia, che rimane insieme nel momento più difficile, anzi, che si unisce di più, nel momento difficile. Ma il monologo di Giulio, sembra dare l’impressione, non confermata, di una moglie ignara “alquanto”. Nel monologo, con rabbia, Giulio afferma che tutto quello che è stato fatto, doveva essere necessariamente fatto, per salvaguardare “il mondo”. La salvezza del mondo, al prezzo della verità. E Giulio lì diviene il divo, il “divino” Giulio, perché afferma che lui come Dio, conosce questa necessità.
“Dovrebbe fare un po’ di sport”. – “Tutti i miei amici che facevano sport, sono morti”. E il medico: “È un caso”. – “Io non credo al caso, io credo alla volontà di Dio”. Il film rileva come tutti quelli che stavano accanto ad Andreotti davvero, (la moglie, la segretaria, i veri amici), gli volevano davvero bene.
“Non possiamo nemmeno consentire che governi la Magistratura”. Sottolineare quanto sia d’assoluta attualità questa frase, è superfluo. “Tutti i tuoi amici di un tempo, non si fanno più vedere”, dice la moglie sempre fedele. “Prega per loro Livia”, la sua risposta. “Sono vittime anche loro… della vita”. “Non ricordo... Non mi sarei mai accontentato di essere il capo una sola loggia”… questo è qualcosa di incredibile. “Posso aver commesso molti errori nella mia vita, ma la Mafia mai!”.
“Pur riconoscendo che tutti gli uomini sono uguali, mi sento profondamente umiliato, nell’essere messo a confronto con un uomo di Mafia, sia pure pentito”. Sublime!
“Se è vero che Cristo ci insegna a porgere l’altra guancia, è anche vero che Dio, nella Sua intelligenza, di guance ce n’è ha date solo due”. Trascendentale!
Il film si conclude con il processo, che come è noto, si ribadisce, ha assolto Giulio Andreotti, con formula piena. Anni di vita persi, per un cittadino innocente. Uno dei più illustri e grandi.
Il film, a mio avviso, all’Oscar, meritava più di qualche Nomination.
La spettacolare vita di Giulio Andreotti
Un film biografico del 2008, premiato a Cannes e nominato agli Oscar, con la regia di Paolo Sorrentino, trasmesso questa sera su LA7 in prima visione TV. Tra gli interpreti Toni Servillo, nel ruolo del Presidente Giulio Andreotti, Paolo Graziosi nel ruolo di Aldo Moro, Giorgio Colangeli nel ruolo di Salvo Lima, Carlo Buccirosso nel ruolo di Paolo Cirino Pomicino e Anna Bonaiuto nel ruolo di Livia Danese; prodotto da Indigo Film, Lucky Red, Parco Film, Babe Film. Il film, parla della storia vera di Giulio Andreotti. La ieraticità che caratterizza la figura, si evince sin dal modo di camminare per la strada, la Messa mattutina, la confessione, (“I preti votano, Dio no”) sono segni della solennità che contraddistingue l'uomo. Meravigliosa la scena dal barbiere, estremamente verosimile. Il film non descrive solo il politico, il ruolo, ma anche e forse, soprattutto l'uomo. Stupenda la battuta della commessa di Palazzo Chigi: “Buon giorno Presidente. Conosce la strada?” – “Abbiamo una certa familiarità...”. Era la settima volta che varcava la soglia quale Presidente del Consiglio in carica. Presidente che non ha mai querelato nessuno. “Perché?” domanda lui – “Perché ho un grande senso dell'umorismo”. Imperscrutabile e trasparente al tempo stesso, si estraneava (con la moglie sempre fedele e devota) dalle feste (dietro ogni grande uomo, c'è quasi sempre una grande donna, ed è vero, salvo che l'uomo in questione non sia single ). Meraviglioso e affettuoso il rapporto con la moglie, che gli è rimasta sempre vicino nel bello e nel cattivo tempo, nella buona e nella cattiva sorte, come una vera moglie. “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia” questo è il grande Giulio Andreotti, che comunque, alla fine, vince sempre. “Chi non vuole davvero far sapere una cosa, non la deve confidare neanche a se stesso”... spettacolare. “Avrò conosciuto nella mia vita approssimativamente 300.000 persone”, e nonostante questo, ha vissuto all’insegna della solitudine. Il prezzo del potere. Decisamente, non si faceva influenzare dalle donne. Tranne forse che dalla moglie (come è giusto), e parzialmente.
“Giulio, la Mafia ha ammazzato Salvo Lima” - “Se hanno ucciso Lima, per colpire me, candidato in pectore per la Presidenza della Repubblica, significa che c’è un altro candidato che usa questi mezzi”. E il passo lento e breve, continua. “Ma tu sei Giulio Andreotti!” – “Almeno questo non è colpa mia!”. Minacciato dalle Brigate Rosse, che gli dicono che lo uccideranno il 26 Dicembre, risponde: “Grazie. Così passerò il santo Natale in pace”. Grandioso. L’interpretazione dell’attore è eccellente, riuscendo a rendere tutte le sfumature ironiche, sarcastiche e pungenti del grande Giulio.
Il film, mette in rilievo anche le dinamiche interne della politica del tempo, con particolare riferimento alla D.C., la grande Democrazia Cristiana, che incluse in sé bene e male. “Presidente, gradisce un cubano?” – “Grazie, ma non ho vizi minori”… Unico! “So di essere di “media statura”, ma non vedo “giganti” intorno a me”. Con queste parole accetta la candidatura (ufficiosa) alla Presidenza della Repubblica. “Se c’è la candidatura dell’amico Arnaldo (Forlani) la mia non esiste” – “Se c’è la candidatura dell’amico Giulio la mia non esiste”. “Gli andreottiani sono ovunque, insospettabili… io sono trasversale” ma qualcosa salta e alla Presidenza della Repubblica, viene eletto Scalfaro. Nel film sono presenti alcune scene “surreali”: il gatto, lo skateboard, che sebbene possano lasciare perplessi in prima battuta, si rilevano tutto sommato funzionali, per legare gli intrecci. “Se in questo paese ci fosse stata l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, avrei vinto”. E l’attenzione alle parole delle fede, ai funerali delle vittime della Mafia. “Io non credo al caso; credo alla volontà di Dio… […] Ecco… la situazione è sempre più complessa”.
Il film, riporta le false accuse contro Andreotti, poste in essere dai c.d. pentiti di Mafia. Come è noto, Andreotti, è stato assolto con formula piena da tutte le accuse. Grandiosa la fantasiosa, assurda, e irrealistica scena di Andreotti con il fucile da caccia, che mette in ridicolo le false accuse dei pentiti contro Andreotti. Ciò nonostante viene descritto il presunto incontro con Riina. “Io so chi sei; non si passa tutta la vita accanto ad uomo senza sapere chi è”; con queste parole la moglie, sempre fedele, risponde quando il marito la informa che è indagato per associazione mafiosa. Stupenda la scena della coppia, che nel momento duro, si tiene mano nella mano, seguendo in TV il concerto di Renato Zero, che canta “I migliori anni della nostra vita”. L’amore di una vera coppia, che rimane insieme nel momento più difficile, anzi, che si unisce di più, nel momento difficile. Ma il monologo di Giulio, sembra dare l’impressione, non confermata, di una moglie ignara “alquanto”. Nel monologo, con rabbia, Giulio afferma che tutto quello che è stato fatto, doveva essere necessariamente fatto, per salvaguardare “il mondo”. La salvezza del mondo, al prezzo della verità. E Giulio lì diviene il divo, il “divino” Giulio, perché afferma che lui come Dio, conosce questa necessità.
“Dovrebbe fare un po’ di sport”. – “Tutti i miei amici che facevano sport, sono morti”. E il medico: “È un caso”. – “Io non credo al caso, io credo alla volontà di Dio”. Il film rileva come tutti quelli che stavano accanto ad Andreotti davvero, (la moglie, la segretaria, i veri amici), gli volevano davvero bene.
“Non possiamo nemmeno consentire che governi la Magistratura”. Sottolineare quanto sia d’assoluta attualità questa frase, è superfluo. “Tutti i tuoi amici di un tempo, non si fanno più vedere”, dice la moglie sempre fedele. “Prega per loro Livia”, la sua risposta. “Sono vittime anche loro… della vita”. “Non ricordo... Non mi sarei mai accontentato di essere il capo una sola loggia”… questo è qualcosa di incredibile. “Posso aver commesso molti errori nella mia vita, ma la Mafia mai!”.
“Pur riconoscendo che tutti gli uomini sono uguali, mi sento profondamente umiliato, nell’essere messo a confronto con un uomo di Mafia, sia pure pentito”. Sublime!
“Se è vero che Cristo ci insegna a porgere l’altra guancia, è anche vero che Dio, nella Sua intelligenza, di guance ce n’è ha date solo due”. Trascendentale!
Il film si conclude con il processo, che come è noto, si ribadisce, ha assolto Giulio Andreotti, con formula piena. Anni di vita persi, per un cittadino innocente. Uno dei più illustri e grandi.
Il film, a mio avviso, all’Oscar, meritava più di qualche Nomination.