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La data del Capodanno

Inviato: martedì 30 dicembre 2008, 23:20
da Mary
La data del Capodanno


Il capodanno legale è fissato oggi alla mezzanotte del 1° gennaio. Ma, fino a qualche secolo fa, le date del Capodanno variavano secondo gli stati e in Italia addirittura da città a città.
A Firenze, per esempio, vigeva fino al 1749 lo stile dell’Incarnazione, ovvero il Capodanno al 25 marzo, che prevalse anche in Roma fino al XVII secolo.
A Venezia si usò per gli atti pubblici e ufficiali lo stile veneto, 1° marzo, fino al 1797.
A Milano lo stile della Natività, 25 dicembre, fino al 1797 .
In Sicilia, fino al XVI secolo, convivevano lo stile fiorentino e quello della Natività.
A Bari, fino al XVI secolo, lo stile bizantino fissava il Capodanno al 1° settembre.

D’altronde nell’antica Roma la tradizione del Capodanno al 1° gennaio si era consolidata già all’inizio dell’Impero, come testimonia Ovidio nei Fasti, dove immagina che in quel giorno gli appaia il dio Giano, ovvero Ianus.

Gennaio -Ianuarius in latino, era dedicato infatti al dio bifronte Ianus «che guarda indietro e avanti, alla fine dell’ anno trascorso e all’inizio del prossimo».
Lo si rappresentava con due volti, l’uno barbuto e vecchio, l’altro giovane.
La sua funzione era di presiedere agli inizi, alle soglie, ai passaggi da un periodo temporale a un altro, compreso quello fra pace e guerra.

A Giano era dunque dedicato il mese che aveva sostituito marzo
come inizio dell’ anno.
A lui il sacerdote offriva farro mescolato a sale e una focaccia di cacio grattugiato, farina, uova e olio cotti al forno, forse per propiziare l’influenza benefica del dio sulla natura e sui futuri raccolti.
Quel giorno i Romani usavano invitare a pranzo gli amici e scambiarsi in un candido vaso miele con datteri e fichi rugosi accompagnati da ramoscelli di alloro come augurio di fortuna e felicità.

Oggi la giornata di Capodanno è dedicata al riposo dopo la notte di San Silvestro, né ci si scambiano doni perché l’usanza è stata spostata al Natale.
Ci si limita a mangiare lenticchie a pranzo, se non lo si è fatto a mezzanotte, perché si dice che propizino la prosperità economica nell’anno che comincia.
Ma forse non si ricorda che una volta gli Ebrei ne mangiavano quando erano in lutto, in ricordo di Esaù che per un piatto di questi legumi aveva perso ciò che aveva di più prezioso: la primogenitura.

Un ‘ultima annotazione può riguardare la figura di San Silvestro, la cui ricorrenza, non a caso, cade il 31 dicembre.
Questi è stato Papa dal 314 al 335 in un lungo pontificato molto importante nella storia della Chiesa, perché seguì immediatamente l’editto di Milano con il quale l’Impero accettava la religione cristiana.
Secondo alcune fonti, Silvestro avrebbe battezzato l’imperatore Costantino, chiudendo così simbolicamente l’era pagana e aprendo quella cristiana.
Per questo motivo verrebbe festeggiato, con la funzione di un Giano cristiano, l’ultimo giorno dell’anno.

Tratto da : http://www.reportonline.it

Re: La data del Capodanno

Inviato: mercoledì 31 dicembre 2008, 0:13
da Nemamiah76
accidenti, non sapevo questa storia sul Capodanno... grazie per averla voluta condividere...

Re: La data del Capodanno

Inviato: venerdì 2 gennaio 2009, 12:47
da Emanuele
Non l'ha sapevo neanchio, grazie Mary!
...approposito di date e di capodanno ho tovato una bella storia:

ANNO NUOVO: Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere
di Giacomo Leopardi
Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.
Giacomo Leopardi


È nell'indole dell'uomo sperare.
Gli Auguri che si porgono e che si ricevono
a fine d'anno sono una conferma;
Si auspica che nell'anno che verra'
le cose migliorino per tutti.
Il Leopardi con il Venditore di Almanacchi
( Operette Morali pubblicate nel Giugno del 1827 )

Re: La data del Capodanno

Inviato: sabato 3 gennaio 2009, 9:12
da Miriam
[k-grazie] per le informazioni sul Capodanno e quella bellissima storia che non conoscevo di Leopardi. Nell'anno nuovo si mettono sempre grandi aspettative speriamo che alcune di loro si realizzino anche per tutti voi!