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Ogni albero che non dà buon frutto sarà gettato nel fuoco

Inviato: giovedì 20 ottobre 2011, 11:18
da Venerabile Beda
L'albero riceve dalla terra e dal cielo, dall'aria e dall'uomo, dall'acqua e dal sole, ma ricambia ogni dono coi frutti. Quando invece non rende, è inutile e si taglia via. Tu hai ricevuto da Dio, dalla terra, dal cielo, dalla famiglia, dalla società; come ricambi? Ai tuoi, agli altri, a Dio? Infedeltà o ingratitudini, superbia o invidia, avarizia o lussuria, violenze o inganni, scandali o ingiustizie. Ma queste sono spine, non frutti. Sei dunque una pianta sterile, inutile, anzi dannosa: non c’è ragione di mantenerti, di salvarti. Non c'è posto per te; sarai recisa e gettata nel fuoco. Sorridi? L'Inferno non c'è? Non ci credi? E invece è tanto vero che esiste l'Inferno che il peccatore, il vizioso (forse anche tu) già comincia a patirlo di qua. L'Inferno è la perdita del Bene, cioè della tua felicità, della serenità, della pace e dell'amore; in una parola è la perdita di Dio. Il quale in sé assomma tutte queste cose che sono le tue supreme aspirazioni. Inferno è angoscia, rimorso, pentimento senza speranza, sete inappagabile, vuoto dell'anima, nausea dell'esistenza. Ora ti domando: è vero o non è vero che chi vive nel vizio, nel peccato, nel male, è immerso in questo pelago di amarezza? Potrà coprirsi d'oro e di gemme, ma il suo cuore sarà nella miseria più nera; potrà circondare il suo corpo di ogni cura e delizia, ma il suo cuore sarà tritato dall'angoscia; potrà guarnire il suo nome con mille titoli, ma dentro di sé avrà perduto ogni dignità; potranno colmarsi le sue mani, ma resterà vuota la sua anima. E tutto questo come lo chiami? Paradiso o Inferno? Tu stesso lo hai gridato, nella tua stanza, quando, venduta la tua onestà, hai sentito il disgusto del mondo: «Questa vita è un Inferno!». Quando la tua casa è diventata per te un albergo senza più amore sincero, senza unità, senza comprensione, senza armonia, senza pace, tu hai gridato dal fondo dell'anima: «Questa casa è diventata un Inferno!». Quando ti sei lasciato prendere dall'ira e hai imprecato, insultato, bestemmiato, hai offeso e hai percosso, anche allora tu hai urlato: «Ho l'Inferno nel cuore». Quando l'invidia ti ha iniettato nel sangue il suo acido nitrico e ti ha corroso tutti i tessuti della bontà e hai voluto e chiamato il male sugli altri, tu hai mormorato allora: «Ho l'Inferno nel cuore!». Quando l'orgoglio, l’ambizione come una bufera ti ha scagliato contro il tuo prossimo, tu hai sentito l'Inferno dentro di te. Quando gli uomini hanno preferito le loro passioni alla Legge di Dio, quando hanno creduto e amato più i beni anziché il Bene, quando si sono contesi coi denti, con le unghie e con le armi il pane, la terra, il denaro, la donna, il posto, gli onori e i privilegi nelle lotte civili, nelle rivoluzioni e nelle guerre, allora tu hai gridato: «Questo mondo è un Inferno!». Lo vedi dunque che l'Inferno c'è, e incomincia di qua? E lo hanno di qua non i poveri, ma solo i peccatori, ricchi o poveri che siano. Perché l'Inferno è lo stipendio del peccato, non della povertà. Perché ai di sopra di tutte le umane ingiustizie c'è una suprema Giustizia che paga il bene col bene e il male col male. L'Inferno inizia nel cuore di chi pecca, l'Inferno è nella famiglia dove si pecca, l'Inferno è nella società perché si pecca. Evita il peccato ed eviterai l'Inferno di là e di qua. E così esiste pure un Paradiso di là, ma anche di qua. Che non è dei ricchi, come dicono, ma dei buoni e dei santi, ricchi o poveri che siano. Perché Paradiso è la serenità dell'anima che nessuno e nulla può turbare; Paradiso è la purezza dello spirito che nessuno può contaminare; Paradiso è la luce intima che nessuno può spegnere; Paradiso è la gioia interiore che nessuno ti può rapire; Paradiso è l'amore che tutto comprende e perdona. Paradiso è possesso di Dio, che solo può farti felice di qua nella fede, di là nella vita: non noi che possediamo Dio… è impossibile! Ma Dio che possiede noi in Cristo.


(Ignoto)