Sono venuto a portare il Fuoco

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Venerabile Beda
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Sono venuto a portare il Fuoco

Messaggio da Venerabile Beda » sabato 4 giugno 2011, 10:19

Il Cristianesimo è la religione dell'entusiasmo. Forse non ci avevi mai pensato, non lo avresti creduto, ma è così. Per l'entusiasmo occorrono due cose: un grande ideale e un grande cuore. Il Cristianesimo possiede il più grande ideale: la conquista della felicità, della giustizia, della sapienza, della perfezione, della immortalità; nell’altra vita; raramente, qualche piccola anticipazione si ha anche in questa. Tutto ciò di cui tu hai sete profonda e irresistibile. Occorre un grande cuore. Se lo trova, lo travolge, e se non lo trova, lo forgia. La Fede non è un lusso né un'occupazione per pensionati; non è un sistema di allevamento di colli torti o di bigotti decrepiti; non è un giardino d'infanzia o un ricovero di vecchi, né il rifugio di falliti, di invertebrati, di rinunciatari. Disilluditi. Il Cristianesimo è l'unico sistema per rinnovare la giovinezza che finora abbia avuto successo. È una scuola militare, è una carriera dura, ma splendida. Ti si insegna la fede nell'invisibile, la speranza dell'impossibile, l'amore dell'inafferrabile. Ti si insegna l'auto-disciplina senza costrizione, l'arte del comando a se stessi senza ossessione, l'arte della conquista senza rapina, e non di terre, né di mari, né di bottino, ma del cuore umano. Ti si insegna un'atletica dello spirito per vincere la sclerosi intellettuale e per curare il reumatismo o la tisi morale. È una scuola di entusiasmo. Non troverai mai un santo malinconico, pessimista, rinunciatario, sfiduciato; mai un santo che si dichiari fallito, triste, disfatto. Certo; i momenti di pesante scoraggiamento, non mancano a nessuno: nemmeno Cristo, fu immune da questo. Ma la tensione generale, non è mai negativa. Il cristiano che pone in essere delle rinunce, non le ha fatte per meschinità, ma per magnanimità; si è spogliato dei cenci, ma per vestirsi di porpora; sembra un vinto, ma è un vincitore; si è distaccato, ma per esser libero; sembra un miserabile, e invece è un signore. Si fa, è vero non per amore della miseria, ma per acquistare una più grande ricchezza; obbedisce non per animo servile, ma per dominare anche se stesso. È fedele, è corretto, perché è quella la sua natura. Sa cosa è giusto e lo vive. Sa cosa è sbagliato e non lo vive… e se gli si presenta, lo evita con decisione. L'avversità non lo scoraggia, ma lo provoca. Se incontra un ostacolo, lo salta, e se non può, lo aggira. Ma non si ferma. La sua marcia è in equilibrio sopra gli abissi: vivere nel mondo senza essere del mondo; evitare la presunzione senza cadere nella disperazione; non preoccuparsi del pane quotidiano e cercarlo ogni giorno instancabilmente; esser prudenti come serpenti e semplici come colombe; piangere le proprie colpe e vivere in perfetta letizia. Sempre in cammino, sospinto dall'ideale, fra pericoli naturali e violenze umane, pericoli di folle e pericoli di solitudine, pericoli di nemici e di falsi amici, fra le insidie della vanità e gli agguati delle passioni, tra i flutti della maldicenza e i rovesci dell’ingratitudine. Ma le sue fiaccole son fiaccole di fuoco e le acque del mare non valgono a spegnere il suo amore. Nulla può fermarlo più, neppure la morte che anzi gli presta le ali per l'ultimo balzo. Quando il mondo vide comparire tali conquistatori, li derise, ma la Storia s'accorse subito che erano ormai giunti i suoi padroni.


(Ignoto)


Il Venerabile Beda

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