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Il cieco nato e Cristo Luce da Luce

Inviato: venerdì 25 marzo 2011, 22:51
da Venerabile Beda
La contrapposizione Luce-tenebre è suggestiva. Noi siamo soliti collegare la luce alla vita, e le tenebre alla morte, tanto che: di uno che nasce, siamo soliti dire che «è venuto alla luce»; e di uno che muore, diciamo che «si è spento». Lo splendido tema della luce è presente nella Bibbia fin dalla sua prima pagina. Nel racconto della Creazione si legge che Dio creò la luce, non le tenebre: «Dio disse: sia la luce, e la luce fu. E Dio vide che la luce era cosa buona, e separò la luce dalle tenebre». Possiamo commentare un po' ingenuamente che fin dall'inizio Dio era dalla parte della luce, simpatizzava per la luce. E possiamo ricordare anche un filosofo antico, Platone, che sosteneva: «La luce è l'ombra di Dio». L'evangelista Giovanni poi, all'inizio del suo Vangelo, ci presenta Gesù come «Luce del mondo», Luce che viene rifiutata dalle tenebre. Dice Giovanni che il Verbo «era la Luce vera, quella che illumina ogni uomo», ma poi constata amaramente: «La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno compresa». Giovanni ci ha riportato anche, in positivo, queste parole di Gesù: «Io sono la Luce del mondo. Chi mi segue non camminerà mai nelle tenebre, ma avrà la Luce che dà vita». Il cieco nato, che vive nelle tenebre, incontra Gesù Luce del mondo, crede in Lui, e diventa capace di vedere sia le cose materiali che le realtà dello spirito e della fede. Chi si avvicina a Cristo con il cuore ben disposto, anche se cieco passa dalla cecità alla visione, dalle tenebre alla Luce. E sul piano spirituale, acquista la fede e diventa a pieno titolo un discepolo. In pratica, assistiamo a un doppio paradosso: da una parte il cieco nato, che vive nelle tenebre ma cerca la Luce, è ben disposto verso Gesù, e alla fine la trova; e dall'altra parte i farisei, che hanno gli occhi ben aperti ma non vedono chi è Gesù, non arrivano a riconoscere in Lui il Salvatore. Così, rifiutando Gesù Luce del mondo, annaspano nelle tenebre. Si tratta di simboli, cioè realtà di ordine fisico che rimandano a realtà superiori. La cecità e la vista, le tenebre e la luce di cui parla il Vangelo, rimandano alla capacità o impossibilità di vederci nel mondo dello spirito, di capire l'esistenza umana nella Luce di Dio. Di fatto l'umanità con Gesù è passata da una visione ristretta della realtà, solo dai tetti in giù, a quella ampia e senza confini della rivelazione di Dio. Si aprono gli occhi: sulla Verità centrale della fede, che cioè Dio è Padre, e ci ama e ci salva con il dono di una vita immortale, e sulla verità conseguente che noi siamo figli e fratelli, e chiamati a una solidarietà che già comincia in questo mondo. Si scopre così la meraviglia del dono della vita, il nostro ruolo di chiamati a continuare nel mondo l'opera creatrice di Dio Padre, a costruire un'umanità più giusta di figli e di fratelli. Questo quadro è fatto per colmare i cristiani di gioia e di ottimismo. Ricordiamo le parole di Paolo apostolo agli Efesini: «Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore!». E Paolo sollecita alla coerenza: «Comportatevi perciò da figli della luce». In pratica - spiega ancora a chi faticasse a capire - «Il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità». Semplice. Troppo semplice, perché càpiti normalmente. Tanti cristiani non ce la fanno a vivere così. Quante situazioni di fallimento attorno a noi e in noi. Anche oggi abbiamo scribi e farisei incapaci di aprire gli occhi sul mondo dello spirito: hanno gli occhi ma non vedono, continuano a rifiutare il Signore Gesù Cristo. Molti - che pure vedono bene le cose materiali, le auto, gli assegni, i telefonini - restano poi al buio, procedono a tentoni, hanno una conoscenza distorta nel mondo dello spirito. Prendono cantonate colossali riguardo alle verità fondamentali. Può accadere anche a chi ci vive accanto, ci è amico, è nella nostra stessa famiglia. Genitori per esempio che vedono con dolore i figli abbandonare la fede... Ma attenzione: Giovanni dice che «Veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo». Se esiste una Luce vera, significa che esiste anche una falsa luce; una luce che acceca, facendo male agli occhi e che impedisce realmente di vedere: ricostruire nella propria mente, un Dio di comodo, un Vangelo di comodo. Crearci una fede che non esiste. Una fede di comodo, un falso Cristianesimo, che cerca di proporre la Resurrezione senza croce, che in nome di un falso amore, crea una falsa e sbagliata idea di libertà, per soddisfare i propri egoismi, i propri capricci, le proprie passioni, a scapito dell’osservanza della Legge di Dio. La Luce, quella vera, non acceca: fa vedere come Dio è realmente, come Cristo è realmente. Non come noi vorremmo che fosse. E poi c’è l’ipotesi collegata della luce soffocata. Si è incontrato Cristo, si sono aperti gli occhi alla Verità della fede, ma poi non si ha la forza di condurre una vita coerente con i propri valori. Ha detto Gesù: «Chi fa il male odia la luce». Si è passati dalle tenebre alla luce, ma poi di fatto si preferisce navigare al buio, e compiere le opere delle tenebre. Può capitare anche a noi, qualche volta: si cerca il buio, o almeno la penombra, in cui nasconderci. Invece, come sono più limpidi e trasparenti i bambini. Essi fuggono il buio, ne hanno paura, e invece si trovano bene nella luce. Stanno bene di fronte a Dio, perché hanno la coscienza pulita. Ecco allora una domanda imbarazzante per noi adulti: «Chi è più ridicolo: il bambino che ha paura del buio, o l'adulto che ha paura della Luce?». La risposta ognuno la trovi dentro sé.

(Ignoto)

Re: Il cieco nato e Cristo Luce da Luce

Inviato: lunedì 28 marzo 2011, 18:02
da CercodiTe
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