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Re: La vera vita cristiana

Inviato: martedì 24 agosto 2010, 17:20
da Juda87
COME IN ADAMO, COSI' IN CRISTO
In Romani 5: 12-21 non si parla solamente di Adamo; è detto qualche cosa anche del Signore Gesù.
« Poiché siccome per la disobbedienza di un sol uomo, i molti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di un solo, i molti saranno costituiti giusti » . In Adamo riceviamo tutto ciò che è in Adamo; nel Cristo riceviamo tutto ciò che è in Cristo.
Le espressioni: « in Adamo » e « in Cristo » sono insufficientemente capite dai cristiani, e, a rischio di ripetermi, vorrei sottolineare ancora con una dimostrazione il significato ereditario e razziale dell'espressione « in Cristo ». Questa dimostrazione si trova nella lettera agli Ebrei. Ricordate che, nella prima parte di quella lettera, l’autore cerca di dimostrare che Melchisedec è più grande di Levi? Ricorderete che l’argomento da dimostrare è che il sacerdozio del Cristo è più grande di quello di Aronne, che pure apparteneva alla tribù di Levi. Ora, per dimostrare questo, l’autore deve provare che il sacerdozio di Melchisedec è più grande di quello di Levi, per la semplice ragione che il sacerdozio del Cristo è « secondo l’ordine di Melchisedec ».
« Perché è ben noto che il nostro Signore è sorto dalla tribù di Giuda, circa la quale Mosé non disse nulla che concernesse il sacerdozio. E la cosa è ancor più evidente se sorge, a somiglianza di Melchisedec, un altro Sacerdote che è stato fatto tale non a tenore di una legge dalle prescrizioni umane, ma in virtù della potenza di una vita indissolubile; poiché gli è resa questa testimonianza: « tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec » (Ebrei 7: 14-17). Invece, il sacerdozio di Aronne è stato, naturalmente, secondo l’ordine di Levi. Se l'autore può dimostrarci che Melchisedec agli occhi di Dio è più grande di Levi, egli ha raggiunto il suo scopo e lo prova in maniera notevole.
Nel cap. 7 degli Ebrei è detto che Abramo, un giorno, rientrando dalla battaglia dei Re (Genesi 14), offrì la decima del suo bottino a Melchisedec e fu da lui benedetto. Se Abramo offrì la decima a Melchisedec significa che Levi era meno importante di Melchisedec. Perché? II fatto che Abramo offrì la decima a Melchisedec significa che anche Isacco « in Abramo » la offrì a Melchisedec. Ma se ciò è vero, anche Giacobbe « in Abramo » fece la sua offerta a Melchisedec, ed a sua volta significa che anche Levi a « in Abramo » fece la sua offerta a Melchisedec. Ora, senza contraddizione, l’inferiore è benedetto dal superiore (Ebrei 7:7). Levi è in una posizione inferiore a quella di Melchisedec, e perciò il sacerdozio di Aronne è inferiore a quello del Signore Gesù. Levi al tempo della battaglia dei Re, non era stato ancora concepito, tuttavia egli era « nei lombi di suo padre Abramo » e, « per così dire, attraverso Abramo » egli fece la sua offerta (Ebrei 7:9-10).
Questo è appunto l’esatto significato del termine « in Cristo ».
Abramo, come capo della famiglia della fede, include in sé stesso l’intera famiglia. Quando egli fece la sua offerta a Melchisedec, l’intera famiglia fece quell'offerta in lui. Essi non offrirono separatamente come individui, ma essi erano in lui, perciò nel fare la sua offerta egli incluse in sé tutta la sua discendenza. Così ci è presentata una nuova possibilità. In Adamo tutti sono perduti. Attraverso la disobbedienza di un uomo noi fummo tutti costituiti peccatori. Per mezzo di lui entrò il peccato ed attraverso il peccato, la morte, ed attraverso tutta la razza il peccato ha regnato, da quel giorno in avanti, verso la morte. Ma ora un raggio di luce è stato gettato sulla scena. Attraverso l’ubbidienza di un Altro noi possiamo essere costituiti giusti. Dove il peccato abbondò, la grazia abbondò maggiormente, e come il peccato regnò dando la morte, così può la grazia regnare attraverso la giustizia dando la vita eterna per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore (Rom. 5: 19-21 ). La nostra disperazione è in Adamo; la nostra speranza è nel Cristo.
IL MEZZO DIVINO DELLA LIBERAZIONE
Iddio desidera certamente che questa considerazione ci guidi alla liberazione pratica dal peccato. Paolo ce lo mostra molto chiaramente quando inizia il cap. 6 della sua lettera ai Romani con questa domanda:
« Che diremo dunque? Rimarremo noi nel peccato? » . Tutto il suo essere si ribella al solo pensiero di una simile possibilità. « Dio non voglia! » esclama. Come potrebbe un Dio Santo essere soddisfatto di avere dei figli impuri e incatenati al peccato? Così: « Come vivremo ancora nel peccato? » (Rom. 6: 1-2). Iddio ha dunque provveduto un mezzo potente ed efficace per liberarci dal dominio del peccato. Ma è questo il nostro problema; siamo nati peccatori, come possiamo eliminare la nostra eredità di peccato? Poiché siamo nati in Adamo, come possiamo uscire da Adamo? Lasciatemelo dire subito, il sangue di Cristo non ci può fare uscire da Adamo. Non ci resta che un solo mezzo. Poiché siamo entrati nella razza di Adamo attraverso la nascita, non potremo uscirne se non attraverso la morte. Per mettere fine alla nostra natura peccaminosa occorre mettere fine alla nostra vita. La schiavitù del peccato è venuta con la nascita; la liberazione dal peccato viene con la morte - e questo è precisamente il mezzo di liberazione che Iddio ha disposto. La morte è il segreto della liberazione. « Noi... siamo morti al peccato » (Romani 6:2).
Ma come possiamo morire? Molti di noi, forse, hanno fatto grandissimi sforzi per sbarazzarsi da questo stato di peccato, ma l’hanno trovato ancor più tenace. Quale sarà dunque, l’uscita? Non certo cercando di ucciderci, ma soltanto col riconoscere che Iddio ha risolto il nostro problema « in Cristo ». Questo è riassunto nella dichiarazione successiva dell'apostolo Paolo: « Noi tutti che siamo stati immersi in Cristo Gesù, siamo stati immersi nella sua morte » (Rom. 6:3). Ma se Iddio ha provveduto alla nostra morte « in Gesù Cristo », bisogna che noi siamo « in Lui » perché questo sia vero; e questo sembra un problema tanto difficile. Come possiamo noi essere collocati « nel Cristo? » . Anche qui Iddio viene in nostro soccorso. Infatti noi non possediamo alcun mezzo per assumere la nostra posizione in Cristo, ma ciò che è più importante, noi non abbiamo bisogno di cercare di farlo, perché siamo già « in Cristo ». Ciò che noi non potevamo fare da noi stessi, Iddio lo ha compiuto per noi. Ci ha messi nel Cristo. Lasciate che vi ricordi 1 Corinzi 1 :30. Credo che questo sia uno dei più preziosi versetti di tutto il Nuovo Testamento: « Voi siete in Cristo » . Come? « Per mezzo di lui (cioè "di Dio") voi siete in Cristo ».
Sia lodato Iddio! Non ci ha dato la preoccupazione di cercare un mezzo per essere « nel Cristo », né di procurarcelo. Non abbiamo bisogno di predisporre la nostra nuova posizione. Dio l’ha fatto per noi; e non soltanto ha predisposto la nostra posizione in Cristo, ma l’ha compiuta. « A lui voi dovete di essere in Cristo Gesù ». Siamo già nel Cristo; non abbiamo dunque bisogno di sforzarci d'esservi collocati. Questo è un fatto divino, ed è stato compiuto. Ora, se questo è vero, ne conseguono alcune cose. Nella dimostrazione di Ebrei 7, che abbiamo già considerato, abbiamo visto che « in Abramo » tutto Israele - e perciò Levi che non era ancora nato - offrì la decima a Melchisedec. Non offrirono separatamente o individualmente, ma erano in Abramo quando egli offerse, ed il suo offrire coinvolge tutta la sua progenie. Questa, allora è la vera figura di noi stessi «in Cristo». Quando il Signore Gesù era sulla Croce, noi tutti siamo morti - non individualmente perché non eravamo ancora nati - ma complessivamente siamo morti in lui perché eravamo in lui. « Uno solo morì per tutti, quindi tutti morirono » (2 Corinzi 5: 14). Quando Egli fu crocifisso, tutti noi fummo crocifissi, là con lui. Sovente quando si predica nei villaggi cinesi, bisogna usare esempi molto semplici per divine profonde verità. Ricordo che un giorno presi un libretto, misi in esso un pezzetto di carta, e dissi a quelle persone tanto semplici: « Adesso fate bene attenzione. Prendo un pezzetto di carta. Esso ha una sua identità completamente diversa dal libro. In questo momento non mi occorre e lo metto dentro il libro. Ora faccio qualcosa con questo libro. Lo spedisco a Shanghai. Non spedisco il pezzetto di carta, ma il pezzetto di carta è stato messo dentro il libro. Che cosa avviene al pezzetto di carta? Può il libro andare a Shanghai e il pezzetto di carta che vi è dentro restare qui? Il pezzetto di carta può avere una sorte diversa dal libro, se è dentro al libro? No! dove andrà il libro, andrà il pezzo di carta: Se lascio cadere il libro nel fiume anche il pezzetto di carta vi cadrà ugualmente, e se io lo riprendo prontamente salverò anche il pezzetto di carta. Qualunque cosa accada al libro, accadrà anche al pezzo di carta, perché il pezzo di carta è nel libro. « Così, per mezzo di Dio, voi siete in Cristo Gesù ».
Il Signore Iddio stesso ci ha messi nel Cristo, e ciò che ha fatto a Gesù Cristo, l’ha fatto all'umanità tutta. Il nostro destino è legato al suo. Ciò ch'Egli ha attraversato, noi l’abbiamo attraversato, perché « essere in Cristo » vuol dire essere identificati con lui nella sua morte e nella sua risurrezione. Egli è stato crocifisso: allora che cosa sarà di noi? Domanderemo a Dio di crocifiggere anche noi? Mai! Allorché il Cristo è stato crocifisso, noi siamo stati crocifissi; e poiché la sua crocifissione è già avvenuta, la nostra non può essere ancora da avvenire. Dubito possiate trovare nel Nuovo Testamento un sol testo in cui si dica che la nostra crocifissione deve ancora avvenire.
Tutti i riferimenti ad essa sono nella forma « aoristo » del verbo greco che indica quello che è successo
« una volta per sempre » quello che è avvenuto « eternamente nel passato » (vedi Rom. 6: 6; Gal. 2: 20; 5: 24; 6: 14). E come nessuno può uccidersi per mezzo della Croce, perché è materialmente impossibile, così anche dal punto di vista spirituale, Iddio non ci chiede di crocifiggere noi stessi. Siamo stati crocifissi quando il Cristo è stato crocifisso, perché Dio ci ha posti in lui. Il fatto che siamo morti in Cristo non è semplicemente una posizione dottrinale, ma una realtà eterna ed innegabile.
QUELLO CHE LA SUA MORTE E LA SUA RISURREZIONE RAPPRESENTANO E COMPRENDONO
Il Signore Gesù, quando morì sulla Croce, versò il suo sangue; donava così la sua vita senza peccato per espiare i nostri peccati e soddisfare la giustizia e la santità di Dio. Soltanto il Figlio di Dio poteva compiere quest'opera. Nessun uomo può aver parte in essa. Le Scritture non ci hanno mai detto che noi abbiamo versato il nostro sangue col Cristo. Nella sua opera espiatoria davanti a Dio, fu solo; nessun altro poté parteciparvi. Ma il Signore non è morto soltanto per versare il suo sangue; Egli è morto affinché noi potessimo morire. Egli è morto come nostro rappresentante. Nella sua morte ci abbraccia tutti, voi e me.
Adoperiamo spesso i termini: « giustificazione » e « identificazione » per descrivere questi due aspetti della morte del Cristo.
Nella maggior parte dei casi la parola « identificazione » è esatta. Ma « identificazione » potrebbe far pensare che l’iniziativa sia nostra: che sia io che mi sforzo di identificarmi col Signore. Riconosco che il termine è appropriato, ma dovrebbe essere adoperato più innanzi. È meglio incominciare dal fatto che il Signore ha incluso me nella sua morte. È la morte inclusiva del Signore che mi dà modo di identificarmi; non sono io che mi identifico per essere incluso nella sua morte. Ciò che importa è che Dio mi ha incluso nel Cristo. È qualcosa ché Dio ha compiuto. Per questa ragione quelle due parole del Nuovo Testamento
« in Cristo », sono sempre tanto preziose al mio cuore. La morte del Signore Gesù ci abbraccia, ci lega.
La risurrezione del Signore Gesù è ugualmente inclusiva. Noi ci siamo fermati al primo capitolo della prima epistola ai Corinzi, per stabilire il fatto che siamo « in Gesù Cristo ». Adesso andremo alla fine di questa stessa epistola, per vedere più profondamente che cosa significa questo. In 1 Corinzi 15:45-47, due nomi o titoli interessanti sono adoperati per indicare il Signore Gesù. Egli è chiamato « l’ultimo Adamo » e ancora
« il secondo uomo ». Le Scritture non parlano di lui come del secondo Adamo, ma come: « dell'Ultimo Adamo » ; esse non parlano mai di lui come dell'ultimo uomo, ma come del « secondo uomo ». Bisogna sottolineare questa distinzione, perché essa conferma una verità di gran valore. Come ultimo Adamo, il Cristo riassume in sé tutta l’umanità; come secondo uomo diviene il capostipite di una nuova razza. Troviamo qui dunque, una doppia unione, una relativa alla sua morte e l’altra alla sua risurrezione. In primo luogo la sua unione con la razza come « l’ultimo Adamo » iniziò storicamente a Betlemme per terminare sulla Croce e nella tomba. Per essa Egli ha raccolto in sé stesso tutto ciò che era in Adamo per portarlo al giudizio e alla morte. In secondo luogo la nostra unione con lui come « secondo uomo » inizia dalla risurrezione per terminare nell'eternità - cioè per non terminare mai - perché avendo nella sua morte messo da parte il primo uomo, in cui il disegno di Dio non fu compiuto, Egli risorse come Capo di una nuova razza d'uomini, nella quale quel disegno sarà alfine pienamente realizzato. Così, allorché il Signore Gesù fu crocifisso sulla Croce, fu crocifisso come l’ultimo Adamo. Tutto ciò che era nel primo Adamo fu raccolto e distrutto in lui. Noi compresi. Come ultimo Adamo, ha cancellato la vecchia razza; e come secondo uomo, ha introdotto la nuova razza. Nella sua risurrezione Egli avanza come il secondo uomo, ed anche qui noi siamo compresi. « Perché se siamo divenuti una stessa cosa con lui per una morte somigliante alla sua, lo sarémo anche per una risurrezione simile alla sua » (Rom. 6:5).
Noi siamo morti in lui quando era l’ultimo Adamo; viviamo in lui ora che è il secondo uomo. La Croce è così la potenza di Dio che ci fa passare da Adamo al Cristo.

Continua...

Re: La vera vita cristiana

Inviato: giovedì 26 agosto 2010, 18:19
da Juda87
CAP. III
IL CAMMINO PER ANDARE OLTRE: SAPERE


La nostra vecchia vita è terminata sulla Croce; la nostra vita nuova incomincia dalla Risurrezione.
« Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco son diventate nuove » (2 Cor. 5: 17). La Croce mette fine alla prima creazione, e dalla morte sorge una nuova creazione nel Cristo, il secondo uomo. Se siamo « in Adamo » tutto ciò che è in Adamo ci è forzatamente trasmesso; tutto diventa nostro involontariamente, perché non dobbiamo far niente per appropriarcelo. Non abbiamo bisogno di prendere una decisione per andare in collera, o commettere qualunque altro peccato, perché tutto arriva spontaneamente, nostro malgrado. Allo stesso modo se siamo « in Cristo » tutto ciò che è
« nel Cristo » è nostro per grazia, senza alcuno sforzo da parte nostra, ma sulla base di semplice fede.
Ma dire che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è nostro « in Cristo » per pura grazia, benché sia vero, può sembrare impossibile ad attuarsi praticamente. Come avviene ciò nella vita? Come può divenire reale nella nostra propria esperienza?
Studiando i capp. 6, 7 e 8 dell'epistola ai Romani , vedremo che ci sono quattro condizioni necessarie per una vita cristiana normale. Queste sono: 1) Sapere; 2) Considerarsi; 3) Affidarsi a Dio; 4) Camminare secondo lo Spirito; nell'ordine in cui sono presentate. Se noi vogliamo vivere quella vita dovremo accettare e sottostare a queste quattro condizioni, non compierne una o due o tre solamente, ma tutte e quattro. Mentre studieremo ciascuna di esse confideremo nel Signore perché Egli illumini la nostra intelligenza col suo Santo Spirito e gli domanderemo ora il suo aiuto per fare il primo grande passo, esaminando la prima condizione: Sapere.
LA NOSTRA MORTE CON IL CRISTO È UN FATTO STORICO
Il passo che è ora davanti a noi è Romani 6:1-11: « Che diremo dunque? Rimarremo noi nel peccato onde la grazia abbondi? Così non sia. Noi che siamo morti al peccato, come vivremo ancora in esso? o ignorate voi, che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?... » . In questi versetti ci è chiaramente mostrato che nella sua morte il Signore Gesù è stato il nostro rappresentante e che ci ha inclusi tutti. Nella sua morte siamo tutti morti. Nessuno può progredire spiritualmente se non comprende questo. Come non potremo essere giustificati se non avremo visto che Egli si è caricato dei nostri peccati sulla Croce, così non potremo pervenire alla santificazione se non avremo realizzato che ci ha portati sulla Croce con lui. Non soltanto i nostri peccati sono stati messi sopra di lui, ma noi stessi siamo stati messi dentro di lui.

Come avete ricevuto il perdono? Perché avete compreso che il Signore Gesù è morto come vostro sostituto, e che ha preso su di lui i vostri peccati e che il suo sangue è stato versato per lavare le vostre brutture. Quando avete visto che i vostri peccati sono stati cancellati sulla Croce, che cosa avete fatto?
Avete detto: « Signore Gesù, ti prego, vieni a morire per i miei peccati? ». No, non gli avete chiesto nulla; lo avete semplicemente ringraziato. Non l’avete supplicato di morire per voi, perché avete capito che l’aveva già fatto.

Ora, se è vero che avete ricevuto il perdono, è altresì vero che siete stati liberati. L'opera è compiuta. Non occorre più domandare, ma soltanto lodare. Iddio ci ha messi tutti nel Cristo, affinché, mediante la sua crocifissione, noi fossimo crocifissi con lui.
Non abbiamo dunque più bisogno di domandare: « Io sono una creatura tanto malvagia, Signore, ti prego, crocifiggimi ». Questo non sarebbe giusto. Voi non avete pregato per i vostri peccati; perché pregate, ora, per voi stessi? I vostri peccati sono stati cancellati dal sangue di Gesù, e la vostra natura è stata rinnovata con la sua Croce. È un fatto compiuto. Tutto ciò che vi resta da fare è lodare il Signore, perché quando il Cristo è morto anche voi siete morti; siete morti in lui. Lodatelo per tutto questo e vivete in questa luce!
« Allora credettero alle sue parole e cantarono la sua lode » (Salmo 106: 12).
Credete alla morte del Cristo? Naturalmente ci credete. Ma la stessa Sacra Scrittura che dice ch'Egli è morto per noi, dice anche che noi siamo morti con lui. Rileggiamo ancora: « Cristo è morto per noi » (Rom. 5: 8). Questa prima asserzione è sufficientemente chiara; le seguenti lo saranno meno? « Il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui » (Rom. 6:6). «Siamo morti col Cristo» (Rom. 6: 8).

Quando siamo stati crocifissi con lui? Qual è la data della crocifissione del nostro vecchio uomo? Sarà domani? È stato ieri? Oppure Oggi? Per rispondere a questi interrogativi sarà forse utile leggere la dichiarazione di Paolo sotto un'altra forma: « il Cristo è stato crocifisso con (cioè nello stesso tempo) il nostro vecchio uomo ». Alcuni di voi sono arrivati qui in due. Avete fatto il cammino insieme fin qui. Potete dire: a Il mio amico è venuto qui con me », ma potreste anche dire: « Sono venuto qui col mio amico », il significato è identico. Se uno di voi fosse arrivato qui da tre giorni e l’altro oggi soltanto, non potreste più parlare così; ma poiché siete arrivati insieme potete esprimere il fatto in un modo o nell'altro rimanendo esso ugualmente vero, perché entrambi le affermazioni esprimono la stessa realtà. Così anche nel fatto storico possiamo dire, col massimo rispetto, ma con la stessa esattezza; « Io sono stato crocifisso quando il Cristo è stato crocifisso », oppure « Il Cristo è stato crocifisso quando io sono stato crocifisso », poiché non sono due avvenimenti separati nella storia, ma uno solo (1) . Il Cristo è stato crocifisso! Può essere dunque altrimenti di me? E se Egli è stato crocifisso da quasi duemila anni, ed io con lui, posso dire che la mia crocifissione avrà luogo domani? La sua può essere nel passato è la mia nel presente o nel futuro? Che il Signore sia lodato! Quando Egli moriva sulla Croce, io sono morto con lui. Non soltanto Egli moriva al mio posto, ma mi ha portato con sé sulla Croce, affinché mentr'Egli moriva, io stesso morissi con lui. E se io credo alla morte del Signore Gesù, posso credere alla mia propria morte con la stessa certezza con la quale credo alla sua.
Perché credete che il Signore è morto? Su cosa fondate questa vostra fede? È perché sentite che è morto? No! Voi non l’avete mai sentito. Lo credete perché la Parola di Dio ve lo dice. Quando il Signore Gesù è stato crocifisso, due malfattori sono stati crocifissi contemporaneamente.

(1) L'espressione "con lui" in Rom. 6:6 porta, naturalmente, un senso dottrinale ed un senso storico (o temporale). Solo nel senso storico l’affermazione è reversibile (W. N.).

Non dubitate minimamente che siano stati crocifissi con lui, perché le Scritture lo affermano chiaramente. Credete alla morte del Signore Gesù e credete alla morte dei due malfattori con lui. Ora, cosa pensate della vostra propria morte? La vostra crocifissione vi sta più a cuore della loro. Essi sono stati crocifissi insieme al Signore, ma sopra croci diverse, mentre voi siete stati crocifissi con lui, sulla stessa Croce, perché voi eravate in lui quand'Egli è morto. Come potete saperlo? Lo potete sapere perché Iddio lo ha detto, e questa è una ragione sufficiente. Ciò non dipende dai vostri sentimenti. Se sentite che il Cristo è morto, Egli è morto; e se non sentite che Egli è morto, è morto lo stesso; e se non sentite di essere morti con lui, voi siete ugualmente morti. Questi sono fatti d'ordine divino: che il Cristo sia morto è un fatto; che i due malfattori siano morti, è un fatto e che voi siete morti è ancora un fatto. Lasciatemelo dire: Voi siete morti! È finita per voi. Siete stati messi fuori. L'io che odiate è sulla Croce col Cristo. E « colui che è morto è liberato dal peccato » (Rom. 6:7). Questo è il Vangelo per i credenti. Non arriveremo mai a realizzare la nostra crocifissione con la nostra volontà, né con i nostri sforzi, ma soltanto accettando ciò che il Signore Gesù ha compiuto sulla Croce. Bisogna che i nostri occhi siano aperti sull'opera compiuta sul Calvario. Forse, qualcuno di voi, prima della conversione, ha cercato d'arrivare alla salvezza da sé stesso. Leggevate la Bibbia, pregavate, andavate in Chiesa, facevate elemosine. Poi, un giorno, i vostri occhi si sono aperti e avete visto che una salvezza perfetta era già stata acquistata per voi sulla Croce. L'avete accettata semplicemente e avete ringraziato Iddio e la pace e la gioia hanno inondato il vostro cuore. Ed ora la buona notizia è che la vostra santificazione è stata resa possibile esattamente sulla stessa base. Vi è offerta la liberazione dal peccato con lo stesso dono di grazia col quale ricevete il perdono dei vostri peccati. Poiché la via che Dio segue per liberarci dal peccato è del tutto diversa dalla via dell'uomo. La via dell'uomo consiste nel sopprimere il peccato, cercando di vincerlo; la via di Dio consiste nel mettere da parte il peccatore. Molti cristiani si lamentano delle loro debolezze, pensando che se fossero più forti sarebbe tutto a posto. L'idea che non possiamo vivere una vita santa a causa delle nostre debolezze, e che qualcosa di più ci è domandato, conduce tutti naturalmente alla falsa concezione di un mezzo di liberazione. Se siamo preoccupati per la forza del peccato che ci domina e per la nostra incapacità a combatterlo, concluderemo logicamente che per vincerlo dovremmo avere più forza. « Se soltanto io fossi più forte... » diciamo « potrei dominare i miei eccessi di collera » e domandiamo al Signore di fortificarci, affinché possiamo controllare la nostra natura.
Ma questo è un grave errore; questo non è il Cristianesimo. I mezzi coi quali Iddio ci libera dal peccato non consistono nel renderci sempre più forti, ma nel renderci sempre più deboli. È certamente un modo piuttosto singolare per condurci alla vittoria, direte voi, ma questo è il mezzo di cui Dio si serve.
Il Signore ci ha affrancati dal potere del peccato non fortificando il nostro vecchio uomo, ma crocifiggendolo; non aiutandolo ad arrivare a qualche cosa, ma mettendolo fuori combattimento. Forse avete provato, invano, per anni ad esercitare un controllo su voi stessi e forse questa è ancora la vostra esperienza oggi, ma quando vedrete la verità riconoscerete che siete totalmente incapaci di fare qualsiasi cosa, e che mettendovi da parte, Dio, ha compiuto tutto, Egli stesso nel suo Figliuolo. Questa rivelazione mette fine a tutte le lotte ed a tutti gli sforzi umani.
IL PRIMO PASSO: « SAPENDO CHE... »
La vera vita cristiana deve incominciare col « sapere » in modo netto e definito, il che non consiste nello avere semplicemente una certa vaga conoscenza della verità, e neppure nella comprensione di qualche dottrina importante. Non si tratta di una conoscenza intellettuale, ma occorre che gli occhi del nostro cuore si aprano per vedere quello che abbiamo nel Cristo.
Come sapete che i vostri peccati sono perdonati? È perché il vostro pastore ve lo ha detto? No, lo sapete; voi risponderete semplicemente: « Lo so ? ». Una tale conoscenza ci è data soltanto per rivelazione divina. Viene dal Signore, da lui stesso. Senza dubbio, il fatto del perdono dei peccati si trova nella Bibbia, ma perché la Scrittura diventasse per voi una parola vivente di Dio, Egli vi ha dato uno « spirito di sapienza e di rivelazione per la piena conoscenza di lui » (Efesi 1: 17). Ciò di cui avevate bisogno era di conoscere il Cristo in quel modo, ed è sempre così. Giunge un momento, riguardo a qualunque nuova conoscenza del Cristo, che, quando voi la conoscete nel vostro cuore, voi la « vedete » nel vostro spirito. Una luce ha brillato dentro di voi e siete pienamente persuasi del fatto. Ciò che è vero per quanto riguarda il perdono dei peccati, non è meno vero per la liberazione del peccato. Una volta che la luce di Dio ha rischiarato il vostro cuore, voi vi vedete « nel Cristo » . Non è perché uno qualunque ve lo ha detto, né semplicemente perché Romani 6 lo dice. È qualche cosa di più di questo. Lo sapete perché Dio ve lo ha rivelato col suo Spirito Santo. Potete anche non sentirlo o non comprenderlo, ma lo sapete perché lo avete veduto. Una volta che vi siate visti nel Cristo, nulla può scuotere la vostra certezza di una tale realtà benedetta.

Se domanderete a diversi credenti che hanno incominciato a vivere la vera vita cristiana, di raccontare le esperienze che li hanno guidati, gli uni parleranno di un'esperienza speciale, gli altri di un'altra. Ciascuno racconterà il cammino particolare che avrà percorso e citerà un passo delle Scritture per appoggiare le sue affermazioni; purtroppo molti credenti si appoggiano sulle loro esperienze personali e sui loro passi favoriti per combattere altri credenti. II fatto è che, se i credenti possono giungere ad una vita cristiana più profonda per cammini differenti, noi non dobbiamo considerare le esperienze o le dottrine ch'essi sottolineano come reciprocamente esclusive, ma piuttosto complementari. Una cosa è certa: che tutte le esperienze vere e preziose agli occhi di Dio, devono nascere da una nuova scoperta del significato della persona e dell'opera del Signore Gesù. Questa è la base decisiva e sicura.
E qui nel nostro passo l’Apostolo fa dipendere tutte le cose da questa scoperta. « Sapendo questo, che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non fossimo più schiavi del peccato » (Rom. 6:6) (tr. lett.).

Continua...

Re: La vera vita cristiana

Inviato: lunedì 30 agosto 2010, 11:17
da Juda87
LA RIVELAZIONE DIVINA
È LA BASE ESSENZIALE DELLA CONOSCENZA
II primo passo che dovremo dunque fare, sarà di chiedere al Signore una conoscenza attraverso la rivelazione - non una rivelazione di noi stessi, ma dell'opera perfetta del Signore Gesù sulla Croce. Allorché Hudson Taylor, il fondatore della missione in Cina (China inland mission) conobbe la vera vita cristiana, ci arrivò nella seguente maniera. Ricorderete come egli parla del problema che lo tormentò per lungo tempo, del come « vivere in Cristo », come trasferire a sé stesso il succo della vita che è in lui. Poiché sapeva che la vita del Cristo doveva espandersi attraverso lui, ma sentiva che non la possedeva ancora; ed allora vide chiaramente che doveva essere « nel Cristo ». « Compresi », scriveva a sua sorella nel 1869 da Chinkiang, « che se soltanto avessi potuto dimorare in Cristo tutto sarebbe andato bene, ma non potevo ».
Più egli si sforzava di entrare nella vera vita, più si sentiva scivolare fuori, per così dire, finché un giorno la luce brillò nel suo cuore, la rivelazione avvenne ed egli vide. Così egli descrive questo fatto.
« Penso che qui stia il segreto: non come io possa fare per trarre il succo dalla vite e trasferirlo in me, ma ricordarmi che Gesù è la vite, la radice, il tronco, i tralci, i viticci, le foglie, i fiori, il frutto, tutto insomma ».
Quindi, citando le parole di un amico che lo aveva aiutato, così continua: « Non devo fare di me un tralcio. Il Signore Gesù mi ha detto che io sono un tralcio. Io sono una parte di lui, e devo solo crederlo e agire di conseguenza. Era molto tempo che avevo visto questo nella Bibbia, ma solo ora lo credo come una realtà vivente ».
Accade come se qualche cosa che è sempre stata vera, improvvisamente divenisse tale in un modo nuovo, per lui personalmente, e così scriveva ancora alla sorella: « Non so fino a qual punto potrò farmi comprendere su questo soggetto, perché non c'è nulla di nuovo, né di strano, né di meraviglioso - tuttavia tutto è nuovo! In una parola: "allora ero cieco, ora vedo"... Sono morto e sepolto col Cristo - certo, e sono pure. risuscitato ed asceso... Dio mi considera come tale e mi domanda di considerarmi tale... Oh! La gioia di conoscere questa verità. Io prego affinché gli occhi della tua intelligenza siano illuminati, e tu possa conoscere e gustare le ricchezze che ci sono liberamente donate nel Cristo » (2) .

(2) Queste citazioni sono tratte da " Hudson Taylor e la Missione interna in Cina " del dott. e sig.ra Howard Taylor cap. 12 " La Vita cambiata " (N. E.).

Oh, che gioia vedere che siamo nel Cristo! Immaginate come sarebbe buffo cercare di entrare in un posto quando ci siamo già. Pensate quanto sarebbe assurdo il chiedere di esservi introdotto! Se riconoscessimo che già siamo dentro, non faremmo alcuno sforzo per entrarvi. Se abbiamo una rivelazione più profonda, le nostre preghiere saranno piuttosto lodi che richieste. Chiediamo molto per noi stessi, perché siamo ciechi riguardo a ciò che Dio ha compiuto per noi.

Ricordo una conversazione avuta un giorno a Shangai con un fratello che era molto preoccupato del suo stato spirituale. Egli mi diceva: « Ci sono tanti credenti che hanno una vita bella e santa. Io ho vergogna di me stesso. Mi dico cristiano, ma quando mi confronto con gli altri, sento che non lo sono affatto. Vorrei conoscere questa vita crocifissa, questa vita di risurrezione, ma non la conosco e non vedo nessun mezzo per arrivarci ». C'era un altro fratello presente ed entrambi ci siamo trattenuti per più di due ore con quest'uomo, cercando di fargli capire che non avrebbe potuto ottenere nulla fuori del Cristo, ma invano. Il nostro amico disse: « La miglior cosa che un uomo possa fare è pregare ». « Ma se Dio vi ha già donato tutto, che cosa avete ancora bisogno di domandare? » chiedemmo. « Ma non mi ha donato tutto » rispose l’uomo « perché io continuo ad andare in collera ed a commettere ogni specie di errori; è per questo che devo pregare di più ».
« Ebbene » dicemmo « ricevete quello che chiedete? » . « Mi dispiace dirlo, ma non ricevo proprio nulla », replicò egli. Ci sforzammo, allora, di fargli capire che non avendo avuto la certezza della sua giustificazione, non poteva fare più nulla nemmeno per la sua santificazione.
A questo punto, sopraggiunse un terzo fratello del quale il Signore si era molto servito. C'era sulla tavola una bottiglia thermos; il fratello la prese e domandò: « Che cos'è questa? » - « Un thermos ». « Bene, supponete per un istante che questa bottiglia possa pregare e si metta a domandare: - Signore, vorrei tanto essere un thermos. Non vuoi fare di me un thermos? Signore, fammi la grazia di diventare un thermos. Fallo, te ne prego! - che cosa ne direste? ». « Credo che nemmeno un thermos possa essere così pazzo » rispose il nostro amico, « è una sciocchezza pregare così: questo è già un thermos! » - « Questo è esattamente quello che fai tu » gli rispose allora il nostro fratello. « Iddio ti ha posto in Cristo, già da tempo. Quando Egli è morto, tu sei morto; quando è risuscitato, tu sei risuscitato. Non puoi perciò dire oggi: - Voglio morire; voglio essere crocifisso; voglio avere la vita della risurrezione -. Il Signore guarda e dice semplicemente: "Tu sei morto! Tu hai già la vita nuova!". Tutta la tua maniera di pregare è assurda come quella della bottiglia thermos. Non hai più bisogno di domandare al Signore di fare qualcosa per te; devi solo giungere ad avere gli occhi aperti per vedere che Egli ha compiuto tutto ».

È questo il punto essenziale. Non abbiamo bisogno di fare sforzi per morire, non abbiamo bisogno di aspettare la nostra morte, noi siamo morti. Abbiamo solo bisogno di riconoscere ciò che il Signore ha già fatto per noi, e lodarlo per questo. La luce illuminò quell'uomo che con le lacrime agli occhi disse: « Signore io ti lodo per quello che hai fatto per me, perché mi hai già messo nel Cristo. Tutto ciò che è suo è mio! ». La rivelazione è venuta e per la fede ha potuto essere afferrato; se voi aveste incontrato quel fratello più tardi, avreste constatato quale cambiamento era avvenuto in lui!
LA CROCE ALLA RADICE DEL NOSTRO PROBLEMA
Lasciate che vi ricordi ancora la natura fondamentale dell'opera compiuta dal Signore sulla Croce.
Credo che non si possa insistere troppo su questo punto perché è necessario che lo esaminiamo.
Supponiamo che il governo del vostro paese voglia risolvere radicalmente il problema dell'alcool e decidere l’applicazione del proibizionismo in tutto il paese; come potrà essere applicata praticamente una tale decisione? Quale aiuto potremo portare noi? Se andremo a cercare in tutto il paese, negli spacci, nei negozi, tutte le bottiglie di vino, o di birra, o di liquori, per sequestrarli e distruggerli, questo risolverebbe il problema? Certamente no.
Potremo ripulire il paese di ogni goccia d'alcool, ma dietro quelle bottiglie di bevande alcooliche ci sono le fabbriche che le producono, e se noi distruggiamo solo le bottiglie e lasciamo stare le fabbriche, la produzione continuerà, e non ci sarà una soluzione definitiva del problema. No, le fabbriche che le procurano, le birrerie e le distillerie debbono essere chiuse in tutto il paese per mettere fine, una volta per sempre, a questo problema dell'alcoolismo.
Noi siamo la fabbrica; le nostre azioni sono i prodotti. Il sangue del Signore Gesù ha regolato il problema dei prodotti, vale a dire, dei nostri peccati. La questione di quello che abbiamo fatto è così risolta, ma Iddio si sarà fermato qui? Che ne è della questione di ciò che siamo? Siamo noi che abbiamo prodotto i nostri peccati. Sono stati messi da parte, ma che cosa ne sarà di noi? Credete che il Signore voglia purificarci di tutti i nostri peccati e lasciare a noi la cura di sbarazzarci di questa fabbrica che siamo, produttrice di peccati? Credete che Egli voglia mettere da parte i prodotti, lasciando a noi la responsabilità della sorgente della produzione? Fare queste domande significa già rispondere ad esse. Iddio non ha fatto il lavoro a metà abbandonando il resto. No, Egli ha soppresso i prodotti, ed ha anche distrutto la sorgente da cui provenivano.
L'opera compiuta dal Cristo è realmente arrivata fino alla radice del nostro problema e lo ha risolto. Per il Signore non esistono mezze misure. Egli ha preso pieni provvedimenti affinché il dominio del peccato fosse completamente distrutto. « Ben sapendo » disse Paolo « che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, affinché il corpo del peccato fosse annullato, onde noi non serviamo più al peccato » (Rom. 6:6).
« Sapendo questo »! Sì, ma Io sapete voi? « Oppure lo ignorate? » (Rom. 6: 3). Che il Signore nella sua grazia, apra i nostri occhi!

Continua...

Re: La vera vita cristiana

Inviato: lunedì 30 agosto 2010, 11:41
da Venerabile Beda
La produzione della fabbrica dei peccati, è stata sì distrutta da Cristo; ma i peccati rimasti negli scaffali dei supermercati, sono ancora lì. E noi, siamo personalmente responsabili di "usare o meno" i peccati degli scaffali. Di questo Dio ci chiederà conto, come molte volte attesta la Scrittura.
Cristo, con la Sua morte e resurrezione, ha distrutto la fabbrica; ma i peccati rimasti negli scaffali saranno distrutti solo alla Sua seconda venuta. Se così non fosse, già adesso, non ci sarebbe più il male, la sofferenza, la morte. E invece, queste cose ci sono.

Frattanto, siamo noi responsabili delle nostre azioni, fermo restando il bisogno necessario della grazia di Dio. Cristo è il Salvatore. Ma se l'uomo non collabora con Cristo, non si salva. L'uomo, deve scegliere Dio, deve scegliere Cristo, ogni giorno. O almeno, scegliere il bene.

Se sceglie il male, non si può salvare, nonostante la morte e risurrezione di Cristo. È un fatto. Altrimenti, si salverebbero tutti, indipendentemente dal comportamento. Non è così che funziona.

Tutti, grazie a Cristo, si possono salvare, e se vogliamo sono già salvi, a condizione che scelgano o almeno si sforzino di fare il bene.


Come attesta il Vangelo:
Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni. Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa, lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.
Matteo

Il servo malvagio, essendo servo, crede in Cristo. Ma nella prima ipotesi, opera il bene; nella seconda, opera il male: gli esiti sono diversi. Eppure, in entrambi i casi, crede in Cristo, essendo un Suo servo. Ma è la scelta concreta del bene, a fare la differenza, o almeno lo sforzo verso il bene.