Le coccole di Dio
Inviato: domenica 14 giugno 2009, 11:15
In principio Dio creò il cielo e la terra… E Dio vide che era cosa buona (Gen. 1, 1.3). E così il mondo si chiamò mundus, che significa buono, pulito, e non immundus, sporco, immondizia…
La creazione è stata la prima grande coccola che Dio ha fatto all’uomo.
Teneramente gli ha preparato i suoi regali durante cinque giorni, come una mamma prepara il corredino per il figlio che sta per nascere o come il fidanzato sceglie l’anello per la futura sposa. Il matrimonio di Dio con l’umanità, la sua sposa.
Con la creazione iniziale e quella che ogni giorno Dio rinnova, continuano le coccole di Dio alla sua sposa, all’umanità che egli agghinda con i propri manufatti migliori: "Belle sono le tue guance fra i pendenti, il tuo collo fra i vezzi di perle. Faremo per te pendenti d’oro, con grani d’argento." (Ct. 1,10-11).
E il cantico d’amore tra Dio e l’uomo trabocca di metafore prese dal mondo minerale, animale e vegetale quasi a sancire l’indissolubile legame della natura che stringe l’uomo a Dio.
Sono coccole che carezzano la nostra vista.Le coccole del tramonto rosso purpureo e i guizzi dell’aurora boreale, i mille colori dei prati in primavera e la bellezza strabiliante delle altissime montagne innevate e lo scenario delle cascate che diventano palazzi di ghiaccio.
Sono le coccole di Dio le sue tenerezze con cui carezza il nostro gusto. E ci si addolcisce il palato con il miele, il latte, i succulenti frutti dei peschi e il vino inebriante.
Sono le coccole che Dio fa al nostro udito attraverso le parole della natura, il vento che soffia, l’acqua che scorre, il chiacchiericcio delle cicale, i fruscii degli animali notturni e il cinguettare degli uccelli.
Sono le coccole di Dio che si serve della natura per carezzare il nostro olfatto, anzi per profumarci con la fragranza delle zagare e con quella delicata e penetrante dei gelsomini.
Sono le coccole di Dio per carezzare il nostro corpo, per sollecitare il nostro tatto, con le sue creature più umili e più belle, con l’acqua dei ruscelli che sfiora la nostra pelle, il fuoco vispo e allegro che riscalda le nostre membra, il prato fresco e morbido e il mucchio di grano che diventano giaciglio per il riposo o letto di giochi infantili o tenerezze di innamorati.
G. Martirani, La civiltà della tenerezza
La creazione è stata la prima grande coccola che Dio ha fatto all’uomo.
Teneramente gli ha preparato i suoi regali durante cinque giorni, come una mamma prepara il corredino per il figlio che sta per nascere o come il fidanzato sceglie l’anello per la futura sposa. Il matrimonio di Dio con l’umanità, la sua sposa.
Con la creazione iniziale e quella che ogni giorno Dio rinnova, continuano le coccole di Dio alla sua sposa, all’umanità che egli agghinda con i propri manufatti migliori: "Belle sono le tue guance fra i pendenti, il tuo collo fra i vezzi di perle. Faremo per te pendenti d’oro, con grani d’argento." (Ct. 1,10-11).
E il cantico d’amore tra Dio e l’uomo trabocca di metafore prese dal mondo minerale, animale e vegetale quasi a sancire l’indissolubile legame della natura che stringe l’uomo a Dio.
Sono coccole che carezzano la nostra vista.Le coccole del tramonto rosso purpureo e i guizzi dell’aurora boreale, i mille colori dei prati in primavera e la bellezza strabiliante delle altissime montagne innevate e lo scenario delle cascate che diventano palazzi di ghiaccio.
Sono le coccole di Dio le sue tenerezze con cui carezza il nostro gusto. E ci si addolcisce il palato con il miele, il latte, i succulenti frutti dei peschi e il vino inebriante.
Sono le coccole che Dio fa al nostro udito attraverso le parole della natura, il vento che soffia, l’acqua che scorre, il chiacchiericcio delle cicale, i fruscii degli animali notturni e il cinguettare degli uccelli.
Sono le coccole di Dio che si serve della natura per carezzare il nostro olfatto, anzi per profumarci con la fragranza delle zagare e con quella delicata e penetrante dei gelsomini.
Sono le coccole di Dio per carezzare il nostro corpo, per sollecitare il nostro tatto, con le sue creature più umili e più belle, con l’acqua dei ruscelli che sfiora la nostra pelle, il fuoco vispo e allegro che riscalda le nostre membra, il prato fresco e morbido e il mucchio di grano che diventano giaciglio per il riposo o letto di giochi infantili o tenerezze di innamorati.
G. Martirani, La civiltà della tenerezza