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Re: Riflessioni sul Rosario

Inviato: sabato 10 gennaio 2009, 15:07
da Miriam
[k-grazie] per le bellissime riflessioni sul rosario ripasso "virtualmente" la parola a Sasa per dire altre cose che forse vi incuriosiranno su questa preghiera.
Per es come nasce questa preghiera?
probabilmente la "preghiera" come "rosario" nasce nei primi secoli del Cristianesimo quando i Monaci nei Monasteri pregavano recitando i Salmi o Cantandoli .... la gente comune che non sapeva leggere e scrivere .... non poteva cantare o recitare i Salmi e allora ..... ripiegava sull'Ave Maria ripetuta 50 o 150 volte come i monaci facevano con i Salmi e .... pregavano così insieme .... è una ipotesi che mi piace !
Potreste spiegarmi l'origine e il senso biblico del rosario, visto che il contare le preghiere è una pratica già adottata da prima dai maomettani e comunque è di origine pagana?
Ci sono fonti certe sul fatto che tale pratica, mediante l'uso di piccole pietre, fosse adottata anche da prima da antichi eremiti?
Il fatto di servirsi della corona per contare ... le Ave Maria è ....relativo: è una "formula" concepita così e ... basta: se ne può fare a meno ... se vuoi! Perché - anche questo ho scritto sopra - importante è pregare cioè "mettersi e mantenersi in contatto con Dio" ... il resto è relativo!
I musulmani usano la "corona" che loro chiamano in altro modo: la loro è composta di 90 grani - mi pare - e loro li "passano" recitando i Titoli con cui si onora Allah ....
Mi ha spiegato in Giordania (sono andato 9 vv.) Amedeo mio amico musulmano che di solito era la mia guida, che per loro .... anche passarli, i grani, anche senza dire niente .... o parlando d'altro ... è preghiera, perché è un gesto automatico .... Nella Hall dell'Albergo dove alloggiavo infatti vedevo molti musulmani "sceicchi" - era un hotel di lusso - che mentre parlavano dei loro affari ... "sgranavano" la corona e .... Amedeo diceva che parlando di affari, pregavano ..... Non so dirti altro....
Che ne pensate di queste notizie... io le ho trovate molto curiose.

Re: Riflessioni sul Rosario

Inviato: sabato 10 gennaio 2009, 21:32
da Mard62
Padre Pio diceva che:

" La preghiera del Rosario è la sintesi della nostra fede,
il sostegno della nostra speranza,
l'esplosione della nostra carità".

Re: Riflessioni sul Rosario

Inviato: domenica 11 gennaio 2009, 13:45
da Miriam
Grazie Mard62 per questa definizione di P. Pio vorrei aggiungere qualche altra considerazione di don sasa sul fatto che sia fatto di misteri.

I "Misteri" del Rosario
vorrei ... aggiungere qualche altra cosa che mi aiuta a capire il Rosario e ... quando ne ho voglia ... mi aiuta ad amarlo e recitarlo bene ....
Chi lo conosce sa che .... per ogni diecina di AVE MARIA si dice ....NEL PRIMO MISTERO .... NEL SECONDO MISTERO .... si contempla .... Magari quando lo si recita a cantilena, in chiesa, neanche si fa caso ma ....
I MISTERI sono delle tracce di preghiera che fanno si che il ROSARIO sia più che una preghiera rivolta alla Madonna, sia una preghiera fatta CON la Madonna, meditando sulla vita di Gesù e sul suo messaggio evangelico. Inoltre I MISTERI sono .... "un trucco" per tenere bloccata la fantasia che, se no, se ne va per conto proprio.

Ave Maria
Volete un'altra "traduzione" da ... innamorato, dell'Ave maria ?
eccola: c' è tutta "tradotta" naturalmente in .... linguaggio mio
da ... innamorato della Madonna, appunto



AVE MARIA
Ave … si, Ciao Maria AVE MARIA......
piccola ragazza di Nazareth:
com’è bello guardarti …di nascosto
tra i vicoletti del tuo piccolo borgo,
quando, con la brocca grande sulla testa,
l’altra sul fianco,
e l’altra in mano,
ondeggi dolcemente
nella discesa che porta
alla fontana del villaggio.
Quanto sei bella!
Quanto ti ha fatto bella il tuo Signore
che ti ha scelto per mamma !
Ti seguo … e mi nascondo
ti guardo … e non mi vedi
mi incanto … e tu sorridi
ti pieghi alla fontana
chiacchieri con le amiche
e il tuo sorriso
che pare di cristallo tanto è puro
a me …m‘incanta e intanto il cuore
corre che pare salti…
fuori dal petto tanto batte.
Ave ed ancora Ave …ciao,
ciao piccola ragazza di Nazareth
che innamorasti il Creatore
tanto che volle farsi
tua creatura …

Santa Maria, si “santa” SANTA MARIA .........
la più santa di tutte e la più bella,
e io che corro
per le strade del mondo e non riposo
ho bisogno di te,
piccola grande donna,
adesso ne ho bisogno e a te ricorro
perché con Lui di me tu parli
e mi soccorra
Ed io senta il suo abbraccio
E il suo perdono
ora… ed un giorno
quando a Lui ritorno ….
Ave Maria

Ancora una volta donandovela e rivivendo con voi queste parole mi aiuta ad arricchirmi dentro di una fede da innamorato e mi viene da dire: [k-grazie] Sasa per averle condivise e per essere così innamorato da farci percepire tutto il sentimento che ti lega a questa Mamma del cielo! [k-bacio] [k-cuore]

Re: Riflessioni sul Rosario

Inviato: domenica 11 gennaio 2009, 13:58
da Fanny
Giovanni Paolo II diceva a proposito del Rosario: "Torni tra le mani dei cristiani la corona del Rosario e col suo aiuto si intensifichi quel dialogo tra la terra ed il cielo che è garanzia del perseverare del dialogo tra gli uomini stessi, affratellati sotto lo sguardo amorevole della Madre comune".

Io aggiungo che il Rosario è una preghiera dolce, è una preghiera che rende belli, è una preghiera cordiale, tenera, capace di rendere gli animi dolci o più dolci e di portare più tenerezza e lievità nella nostra vita di singoli, e, certamente, anche nella nostra vita di Chiesa.

Re: Riflessioni sul Rosario

Inviato: giovedì 15 gennaio 2009, 0:47
da Kic
Da dove viene il Rosario, ancora oggi la preghiera preferita da centinaia di milioni di cattolici in tutto il mondo? Anne Winston-Allen, docente di germanistica alla Southern Illinois University, negli Stati Uniti d’America, fa il punto sulla questione — per la verità non poco controversa — in un volume pubblicato dalla Pennsylvania State University Press: Stories of the Rose. The Making of the Rosary in the Middle Ages, "Storie della rosa. La formazione del rosario nel Medioevo" (1). Riccamente illustrato, il libro non propone ipotesi rivoluzionarie. Ha tuttavia il merito di mettere a disposizione del pubblico i risultati di ricerche comparse spesso solo su riviste specializzate — dalla Germania agli Stati Uniti d’America e all’Italia —, non sempre facilmente accessibili.
Molte delle controversie storiografiche derivano dalla definizione stessa del termine "Rosario". Per alcuni si tratta semplicemente di una sequenza di Ave Maria, o comunque di preghiere cristiane ripetute per un numero definito di volte. La storiografia tradizionale riteneva che questo tipo di sequenze fosse di origine orientale. Da una radice indiana shivaita il mondo islamico aveva tratto l’abitudine di recitare in sequenza reiterata i novantanove nomi di Allah, servendosi di apposite catenelle di novantanove semi; un analogo sviluppo nel mondo buddhista, sempre derivato da una radice induista e con possibili influenze musulmane, era stato fatto conoscere all’Europa da Marco Polo. I crociati — secondo questa ipotesi storiografica — avrebbero importato in Occidente e adattato alla preghiera cristiana una pratica di origine orientale. Oggi tuttavia ipotesi formulate alla fine del secolo scorso dallo specialista tedesco Thomas Esser (2) hanno trovato ampie conferme, e nessuno studioso dubita dell’esistenza di stringhe o di cordicelle utilizzate per la preghiera reiterata nel mondo cristiano fin dai tempi dei Padri del Deserto, nei secoli III e IV dopo Cristo, ben prima delle crociate. Catenelle che si avvicinano già ai nostri rosari sono appartenute a Gertrude, figlia di Pipino I di Francia, morta nel 659, e a Lady Godiva di Coventry, morta nel 1041. L’uso di strumenti per tenere il conto di preghiere ripetute è così più antico della stessa Ave Maria, le cui origini risalgono al settimo secolo ma che si afferma nella forma attuale soltanto intorno all’anno Mille. Sembra che gli strumenti fossero inizialmente utilizzati per ripetere un certo numero di volte il Padre Nostro, da cui il nome di paternoster attribuito a un antenato dei nostri rosari. Cesario di Heistebach (1180-1240) loda le virtù di una matrona che aveva l’abitudine di recitare regolarmente cinquanta Ave Maria, e storie simili diventano relativamente comuni fra i secoli XII e XIII. I laici usano corone o rosari — zaplet in tedesco e hoedekins in fiammingo — da cinquanta, cento o centocinquanta Ave Maria; i religiosi e le religiose vanno anche molto oltre, come le Domenicane del convento di Unterlinden, a Colmar, in Alsazia, che nel secolo XIII s’impegnavano a recitare mille Ave Maria al giorno e duemila nei giorni di festa. Non vi è dubbio, pertanto, che la pratica di recitare più volte la stessa preghiera servendosi di appositi strumenti sia di origine molto antica nel mondo cristiano, prescinda da derivazioni islamiche e sia stata applicata all’Ave Maria a partire almeno dal dodicesimo secolo.
Per altri autori — ed è questa la terminologia preferita dalla stessa Anne Winston-Allen — perché si possa propriamente parlare di Rosario non è sufficiente la semplice reiterazione della stessa preghiera. Specifico del Rosario è infatti l’abbinamento simultaneo di una sequenza di Ave Maria e di una serie di meditazioni sulla vita di Gesù Cristo e della Vergine. A partire almeno dalla storia del Rosario pubblicata da don Franz M. Willam nel 1948 (3), gli storici ripetono che il Rosario rappresenta un’evoluzione dei salteri della Beata Vergine Maria, dove venivano ripetuti dapprima centocinquanta salmi con antifone cristologiche e mariane, poi solo le antifone o le antifone accompagnate da un Padre Nostro o da un’Ave Maria. Anne Winston-Allen osserva tuttavia che queste teorie non spiegano come si sia passati alle vere e proprie meditazioni sulla storia della salvezza, assenti nei salteri. A questo proposito tre teorie hanno dominato la ricerca storica. Una versione tradizionale, diffusa nel mondo cattolico sino alla fine del secolo XIX, attribuiva la nascita del Rosario meditato a san Domenico (1170-1221). Per circa un secolo, dagli anni 1880 al 1977, gli storici hanno seguito Thomas Esser secondo cui l’attribuzione tradizionale a san Domenico è il risultato di una confusione
con un altro Domenico, un certosino di Treviri chiamato Domenico di Prussia (1384-1460), vissuto due secoli dopo il fondatore dei Domenicani e che sarebbe il vero "inventore" del Rosario. Nel 1977, tuttavia, Andreas Heinz (4) ha scoperto un manoscritto con un Rosario meditato precedente di oltre cento anni rispetto a quello di Domenico di Prussia — e apparentemente ignoto a quest’ultimo, nonostante la prossimità geografica —, recitato dalle suore cistercensi di San Tommaso sulla Kyll, a una quarantina di chilometri da Treviri, intorno al 1300. Ma non è neppure sicuro — osserva l’autrice americana — che il documento scoperto da Andreas Heinz sia davvero il primo Rosario — meditato — in assoluto. Oggi si vanno diffondendo presso gli storici teorie di un terzo tipo, secondo cui il passaggio dai salteri della Beata Vergine Maria al Rosario meditato è un processo dinamico e graduale, a coronamento del quale Domenico di Prussia mantiene un ruolo fondamentale per la diffusione popolare della devozione.

La versione del Rosario di Domenico di Prussia era piuttosto diversa da quella che conosciamo oggi. Comprendeva cinquanta meditazioni, una per ogni Ave Maria. Per i fedeli più semplici era ancora troppo difficile. Il Domenicano Alano della Rupe (1428-1475) — un grande divulgatore della devozione, fondatore a Douai, in Francia, nel 1470 della prima Confraternita del Salterio della Gloriosa Vergine Maria — obiettava che cinquanta Ave Maria erano troppo poche — ne chiedeva almeno centocinquanta —, e non amava il nome "Rosario", adottato invece — ma non inventato — dal certosino tedesco, colpevole di ricordare troppo la letteratura mondana che associava la rosa all’amore profano. Alla fine tuttavia, osserva Anne Winston-Allen, i fedeli assicurarono il successo sia del nome "Rosario" sia di modelli non più complicati, ma più semplici rispetto a quello di Domenico. Dove esattamente siano stati adottati per primi gli attuali quindici misteri, cui corrispondono centocinquanta Ave Maria — nonché, quasi fin da subito, quindici Padre Nostro —, è oggetto di dispute fra gli storici. Si pensava che il metodo attuale fosse stato proposto per la prima volta da una delle più antiche opere a stampa sul Rosario, il Salterio di Nostra Signora, pubblicato per la prima volta a Basilea nel 1475 (5) e divenuto estremamente popolare nelle sei successive edizioni di Ulm (6), dove quindici incisioni — peraltro non accompagnate da una spiegazione scritta — rappresentavano gli attuali misteri con il giudizio universale al posto della gloria del Paradiso o dell’incoronazione di Maria come quindicesimo mistero; la transizione avverrà lentamente nel corso del Cinquecento. Tuttavia Stefano Orlandi nel 1965 (7) e Gilles Gérard Meersseman nel 1977 (8) hanno pubblicato gli statuti di confraternite fondate a Firenze nel 1481 e a Venezia nel 1480 che menzionano i quindici misteri, indizio possibile di una pratica italiana più antica, anche se Giovanni d’Erfordia, fondatore della confraternita di Venezia, era a sua volta un Domenicano tedesco. A poco a poco i quindici misteri vengono adottati anche dalle confraternite maggiori: la più importante era stata fondata a Colonia dal Domenicano Jakob Sprenger (1436 o 1438-1495) l’8 settembre 1475, un giorno dopo la morte di Alano della Rupe, e contava fra i suoi primi membri l’imperatore Federico III. La storia delle confraternite del Rosario rappresenta un fenomeno sociale affascinante: in pochi anni arruolano centinaia di migliaia, forse milioni, di membri di tutte le classi sociali, e il loro carattere internazionale e autonomo suscita le lamentele di chi le considera un elemento capace di fare concorrenza al sistema delle parrocchie e delle diocesi: le controversie odierne in tema di movimenti, come si vede, non sono poi così nuove.

La storia raccontata da Anne Winston-Allen è, fino a questo punto, la storia di un successo di cui si avrebbe torto a sottovalutare, secondo la studiosa americana, la qualità spirituale, spesso tutt’altro che disprezzabile. Il lettore protestante, che ha familiarità soprattutto con le feroci polemiche di Lutero contro il Rosario meno di cinquant’anni dopo la fondazione della confraternita di Jakob Sprenger, solleverà facili obiezioni. Certo, osserva Anne Winston-Allen, alcune deviazioni facilmente attaccate da Lutero si erano effettivamente verificate in Germania, come la pratica, ammessa da alcune confraternite, secondo cui i più ricchi potevano pagare terzi per recitare il Rosario al loro posto e lucrare comunque i relativi benefici e indulgenze. Ma sarebbe sbagliato considerare le deviazioni come uniformemente diffuse. D’altro canto il Rosario s’inserisce nelle case religiose all’interno della riforma detta "osservante" del Quattrocento, un fenomeno che tocca tutti i maggiori ordini religiosi, si propone di reagire ad alcuni degli stessi abusi più tardi denunciati da Lutero e anticipa la Riforma cattolica. Se il Rosario recitato a pagamento per conto terzi corrisponde a una "teologia delle opere" che stupisce per la sua rozzezza, il successo del Rosario non nasce da questi abusi ma dal desiderio dei laici — e di non pochi religiosi — di meditare in modo ordinato e sistematico sulla storia della salvezza. Il poco che si chiedeva ai più — un quarto d’ora di preghiera meditata al giorno —, conclude la studiosa americana, rispetto al molto che le confraternite promettevano attirava paradossalmente l’attenzione — in un modo, forse, ormai estraneo alla mentalità di Lutero — proprio sulla centralità della fede e sulla gratuità della grazia. Sono questi i motivi per cui il Rosario ha resistito alle critiche dei suoi detrattori e agli stessi abusi di certi suoi incauti promotori, conservando nella pietà cattolica il ruolo centrale che ha ancora ai nostri giorni.

Massimo Introvigne



* Articolo anticipato, senza note e con il titolo redazionale Rosario, un mistero che si snoda nei secoli, in Avvenire. Quotidiano di ispirazione cattolica, anno XXXI, n. 71, 25-3-1998