È ancora il profeta a far risuonare da parte di Dio queste parole: «Laceratevi il cuore e non le vesti». In effetti, anche ai nostri giorni, molti sono pronti a “stracciarsi le vesti” di fronte a scandali e ingiustizie – naturalmente commessi da altri –, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio “cuore”, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta.
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Il “Noi” della Chiesa è la comunità in cui Gesù ci riunisce insieme : la fede è necessariamente ecclesiale. E questo è importante ricordarlo e viverlo in questo Tempo della Quaresima: ognuno sia consapevole che il cammino penitenziale non lo affronta da solo, ma insieme con tanti fratelli e sorelle, nella Chiesa.
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Il profeta, infine, si sofferma sulla preghiera dei sacerdoti, i quali, con le lacrime agli occhi, si rivolgono a Dio dicendo: «Non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti. Perché si dovrebbe dire fra i popoli: “Dov’è il loro Dio?”» . Questa preghiera ci fa riflettere sull’importanza della testimonianza di fede e di vita cristiana di ciascuno di noi e delle nostre comunità per manifestare il volto della Chiesa e come questo volto venga, a volte, deturpato. Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale. Vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti.
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Il «ritornare a Dio con tutto il cuore» nel nostro cammino quaresimale passa attraverso la Croce, il seguire Cristo sulla strada che conduce al Calvario, al dono totale di sé. È un cammino in cui imparare ogni giorno ad uscire sempre più dal nostro egoismo e dalle nostre chiusure, per fare spazio a Dio che apre e trasforma il cuore. E san Paolo ricorda come l’annuncio della Croce risuoni a noi grazie alla predicazione della Parola, di cui l’Apostolo stesso è ambasciatore; un richiamo per noi affinché questo cammino quaresimale sia caratterizzato da un ascolto più attento e assiduo della Parola di Dio, luce che illumina i nostri passi.
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Nella pagina del Vangelo di Matteo, che appartiene al cosiddetto Discorso della montagna, Gesù fa riferimento a tre pratiche fondamentali previste dalla Legge mosaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno; sono anche indicazioni tradizionali nel cammino quaresimale per rispondere all’invito di «ritornare a Dio con tutto il cuore». Ma Gesù sottolinea come sia la qualità e la verità del rapporto con Dio ciò che qualifica l’autenticità di ogni gesto religioso. Per questo Egli denuncia l’ipocrisia religiosa, il comportamento che vuole apparire, gli atteggiamenti che cercano l’applauso e l’approvazione. Il vero discepolo non serve se stesso o il “pubblico”, ma il suo Signore, nella semplicità e nella generosità: «E il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». La nostra testimonianza allora sarà sempre più incisiva quanto meno cercheremo la nostra gloria e saremo consapevoli che la ricompensa del giusto è Dio stesso, l’essere uniti a Lui, quaggiù, nel cammino della fede, e, al termine della vita, nella pace e nella luce dell’incontro faccia a faccia con Lui per sempre.
http:// Benedetto XVI - Omelia del Mercoledì delle ceneri
Credo non servano commenti; ma forse uno sì. Quando alcune persone, che sacerdoti non sono, si arrogano il diritto di fare omelie (che sono una cosa diversa dalle riflessioni e dai commenti), ledono l'unità della Chiesa. Il problema non è solo farle, ma dire di farle. Se ad esempio, una suora, si permette di scrivere un libro con suscritto: "Omelie di suor...", questo spacca la Chiesa. Magari le intenzioni sono le migliori; ma questo crea problemi. Al di là delle buone intenzioni. Ognuno deve stare al proprio posto. Sempre. Allo stesso modo se alcuni sacerdoti, dimenticano che la loro prima missione, oltre all'essere pescatori di uomini, è servire (sì, Cristo, ma servire anche i fratelli!! "Sei io che sono il Signore e il Maestro, lavo a voi i piedi, a maggior ragione lo dovete fare voi"; libera parafrasi), questo spacca la Chiesa.
E soprattutto, l'autocritica che tutti noi si deve fare, naturalmente a partire da chi scrive. La conversione, ognuno di noi la deve fare nel proprio cuore, nella propria testa, nel proprio modo di pensare,
sempre sbagliato e scorretto, se non è informato perfettamente al Vangelo e al Magistero della Chiesa collaudato e consolidato.
Per il resto, come sempre e più di sempre, le parole di Benedetto XVI, ispirate dal Vangelo e dallo Spirito Santo, sono la sagra della Verità.