Pagina 1 di 1

Messaggio di Benedetto XVI del 14 Dicembre 2012

Inviato: venerdì 14 dicembre 2012, 19:22
da Venerabile Beda
Si tratta di un estratto del messaggio di Benedetto XVI del 14 Dicembre 2012, per la celebrazione della XLVI (46°) giornata mondiale della pace del Primo Gennaio 2013

Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita.

Coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace illusoria. La fuga dalle responsabilità, che svilisce la persona umana, e tanto più l’uccisione di un essere inerme e innocente, non potranno mai produrre felicità o pace. Come si può, infatti, pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri? Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente. Nemmeno è giusto codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita.

Anche la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale.

Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace.

Perciò, è anche un’importante cooperazione alla pace che gli ordinamenti giuridici e l’amministrazione della giustizia riconoscano il diritto all’uso del principio dell’obiezione di coscienza nei confronti di leggi e misure governative che attentano contro la dignità umana, come l’aborto e l’eutanasia.
Fonte: http://www.vatican.va


In breve viene ribadita per l’ennesima volta, un’assoluta condanna contro i crimini che ledono la dignità della persona umana: aborto, eutanasia, ecc. Si ribadisce la Verità: solo il Matrimonio fra uomo (maschio) e donna (femmina) è vero Matrimonio. Le istanze, finalizzate a legalizzare fattispecie radicalmente ingiuste e sbagliate, di fatto, sono “un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. Benedetto XVI, rileva come di fatto, questi princìpi di difesa della vita, della pace e della giustizia, non sono una prerogativa di Fede: si tratta della legge naturale, iscritta nel cuore dell’uomo, che va oltre il Credo religioso: è evidente, che uccidere è male; è evidente che l’unione sessuale tra persone dello stesso sesso è male, e via discorrendo. Implicitamente, si potrebbe cogliere anche un’impressione: la critica, non è tanto rivolta a chi pone in essere tali atti assolutamente ingiusti, immorali e contro natura (è contro natura, che una madre uccida il figlio; si viola l’istinto materno; sono evidentemente contro natura i rapporti omosessuali, ecc.), ma a chi sul piano sociale, legislativo, giuridico, cerca, arrampicandosi sugli specchi di legittimarli. Come se dare una parvenza di legalità, possa rendere il male bene (non è che se a colpi di referendum, o di voti parlamentari, si stabilisce che l’omicidio non è più un crimine, smette di esserlo; né sarebbe accettabile la tesi di chi sostiene di poter legalizzare tutto, in nome della laicità o addirittura in nome di un folle e ingiusto laicismo). Il male, rimane male. Qualsiasi cosa dica la legge o l'opinione maggioritaria o minoritaria.