Sulla Legge 40
Inviato: mercoledì 29 agosto 2012, 17:13
Il Governo così, annuncia un ricorso. Ora, al di là delle implicazioni politiche e giurisdizionali, stabilito il più corretto e giusto principio della difesa della vita, sin dal concepimento, partendo da quella base e non da altre, ci si domanda, se nel caso specifico, non si debbano prevedere delle eccezioni. Ovvero... un conto è se a due persone nasce "casualmente" un figlio malato; ma altro conto, è sapere che c'è un rischio concreto in atto... e pur potendo fare qualcosa di concreto per evitarlo... non lo evito. Mi domando, davanti a Dio, quale uomo o donna abbia il diritto di mettere sulle spalle, questo fardello a un altro uomo, pur potendolo evitare. Certo, la strada più giusta, la scelta d'Amore, sarebbe scegliere la via della castità per la coppia desiderosa di avere figli. Ma siamo onesti... sono casi limite. Né si comprende del perché di questa eccezione, per altre malattie... e per altre no. Certo, il rischio che si assumano comportamenti di "eugenetica", c'è; del resto, è in alcuni di questi Paesi, che alcuni erroneamente definiscono "più evoluti" (Dove? Come? Quando? Perché? Non diciamo idiozie!) che si è arrivati ad abortire solo perché in arrivo era una femmina e non un maschio... nella "civilissima" Svezia, non in un entroterra siculo degli anni '50!
E proprio perché questo rischio concreto c'è, si devono prendere tutte le contromisure, per evitarle a priori. Ma mi domando, in coscienza, cosa Dio dirà, e con Lui Cristo Signore, al giudizio particolare e al giudizio universale, a un uomo a una donna, che pur sapendo di essere portatore sano di una malattia, ha generato, è ha generato senza contromisure, pur essendo disponibili. Direi che la domanda sia lecita. Un conto è se la croce càpita. Un conto, è affibbiarla agli altri. Siamo onesti, e senza ipocrisia... io non ho risposte... so solo che se i miei genitori, mi avessero affibbiato una croce di questo tipo, pur potendola evitare... non sarei stato esattamente loro grato (eufemismo). Mettiamoci nei panni del nascituro. Ma anche di una coppia di amici: quale amico, vero, non eviterebbe se potesse, una malattia mortale, grave, invalidante, ad un altro amico?? E se non la evitasse, pur potendo, lo considererei un amico?? Io no. Certo, nel caso dei genitori, la scelta potrebbe essere di egoismo, è vero. Ma potrebbe essere anche d'amore. Ecco perché su certe cose, lo Stato, ci deve entrare fino a un certo punto... Sarà Dio a giudicare se si è trattata di una scelta d'amore o di egoismo. Si ribadisce... con tutte le contromisure ferree, per evitare eugenetica e follie simili. Ma chi di noi, non sarebbe grato al proprio padre, alla propria madre, potendo, di farci nascere sani?? E il Padre Buono, può non comprendere questo, se frutto appunto di una scelta d'amore e non di egoismo?? Colui che ha versato il Suo Sangue per noi e ha vinto la morte, può non comprendere questo?? Faccio molta fatica a crederlo.
I martiri, devono essere tali sulla propria pelle, non su quella degli altri. Tanto meno sui nascituri, bambini.
Le mie sono domande... credo lecite. Una cosa è certa... ipotizzare di regolamentare legislativamente queste questioni, senza guardare al caso specifico, è folle e ingiusto. A priori. Qui davvero, servirebbero leggi ad personam. E credo, con tutto il rispetto, che nell'ambito del Diritto Divino, Dio utilizzi esattamente il criterio ad personam, non potendo esistere una regola generale che valga per tutti, in queste questioni.
Se io facessi una cosa del genere, mettere al mondo un figlio malato, pur potendolo evitare, ovvero, pur potendo farlo nascere sano, non dormirei più la notte per il rimorso. E sarei invece orgoglioso di me, del contrario: aver potuto consentire la nascita di un bambino sano. Al di là del fatto che sia mio figlio. Non vorrei che nessun bambino fosse malato... è un delitto??
Secondo me, occorre definire qualche eccezione. Nel rispetto dello spirito della Legge di Dio, non della lettera. E purché sia chiaro che di eccezione si deve trattare e non di regola. Ma anche senza definire eccezioni, non impedire a chi in coscienza le vuole porre in essere, di usufruirne... sarà Dio a giudicare.
E proprio perché questo rischio concreto c'è, si devono prendere tutte le contromisure, per evitarle a priori. Ma mi domando, in coscienza, cosa Dio dirà, e con Lui Cristo Signore, al giudizio particolare e al giudizio universale, a un uomo a una donna, che pur sapendo di essere portatore sano di una malattia, ha generato, è ha generato senza contromisure, pur essendo disponibili. Direi che la domanda sia lecita. Un conto è se la croce càpita. Un conto, è affibbiarla agli altri. Siamo onesti, e senza ipocrisia... io non ho risposte... so solo che se i miei genitori, mi avessero affibbiato una croce di questo tipo, pur potendola evitare... non sarei stato esattamente loro grato (eufemismo). Mettiamoci nei panni del nascituro. Ma anche di una coppia di amici: quale amico, vero, non eviterebbe se potesse, una malattia mortale, grave, invalidante, ad un altro amico?? E se non la evitasse, pur potendo, lo considererei un amico?? Io no. Certo, nel caso dei genitori, la scelta potrebbe essere di egoismo, è vero. Ma potrebbe essere anche d'amore. Ecco perché su certe cose, lo Stato, ci deve entrare fino a un certo punto... Sarà Dio a giudicare se si è trattata di una scelta d'amore o di egoismo. Si ribadisce... con tutte le contromisure ferree, per evitare eugenetica e follie simili. Ma chi di noi, non sarebbe grato al proprio padre, alla propria madre, potendo, di farci nascere sani?? E il Padre Buono, può non comprendere questo, se frutto appunto di una scelta d'amore e non di egoismo?? Colui che ha versato il Suo Sangue per noi e ha vinto la morte, può non comprendere questo?? Faccio molta fatica a crederlo.
I martiri, devono essere tali sulla propria pelle, non su quella degli altri. Tanto meno sui nascituri, bambini.
Le mie sono domande... credo lecite. Una cosa è certa... ipotizzare di regolamentare legislativamente queste questioni, senza guardare al caso specifico, è folle e ingiusto. A priori. Qui davvero, servirebbero leggi ad personam. E credo, con tutto il rispetto, che nell'ambito del Diritto Divino, Dio utilizzi esattamente il criterio ad personam, non potendo esistere una regola generale che valga per tutti, in queste questioni.
Se io facessi una cosa del genere, mettere al mondo un figlio malato, pur potendolo evitare, ovvero, pur potendo farlo nascere sano, non dormirei più la notte per il rimorso. E sarei invece orgoglioso di me, del contrario: aver potuto consentire la nascita di un bambino sano. Al di là del fatto che sia mio figlio. Non vorrei che nessun bambino fosse malato... è un delitto??
Secondo me, occorre definire qualche eccezione. Nel rispetto dello spirito della Legge di Dio, non della lettera. E purché sia chiaro che di eccezione si deve trattare e non di regola. Ma anche senza definire eccezioni, non impedire a chi in coscienza le vuole porre in essere, di usufruirne... sarà Dio a giudicare.