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Re: De contemptus mundi (del disprezzo del mondo)

Inviato: domenica 28 novembre 2010, 18:58
da Venerabile Beda
Indubbiamente, siamo tutti noi, succubi, chi più, chi meno, di questo. Ma io non estremizzerei. Certamente ci sono persone che pensano di poter escludere Dio e la Sua Legge. Ma ce ne sono tante altre, che al di là del poterlo illusoriamente escludere, Lo vogliono includere. Del resto, se tutto il mondo accogliesse Cristo formalmente e sostanzialmente, qui potremmo "spegnere tutti gli interruttori", perché sarebbe tutto già risolto. Così non è, perché alcuni scelgono Cristo, e altri lo rifiutano. Altri lo accolgono a metà, ecc.
Circa i progressi della scienza ci andrei piano. Gli aspetti sono molto legati. L'altra sera, uno special sui virus, rilevava come di fatto i virus, potenzialmente, siano in grado di distruggere tutti i tumori. A mio avviso, nella Natura originariamente concepita da Dio, era questo il loro originario compito: stroncare la degenerazione cellulare sul nascere. Ma la corruzione del peccato, ha alterato la Natura, e adesso i virus, fanno altro... male, invece che bene. La scienza può porre in essere significativi progressi, a condizione che tutto sia correttamente indirizzato verso un assetto costruttivo, dove l'uomo ha l'umiltà di fermarsi, e di capire che oltre certi limiti, non si può e non si deve andare. Nemmeno in termini sperimentali. Se l'uomo, già in questa dimensione, mostrasse di sottomettere la propria scienza a Dio e alla Sua Legge, sono convinto che i progressi, aumenterebbero in modo esponenziale. In quantità e in qualità. Fermo restando che in questa dimensione materiale, i miglioramenti saranno sempre limitati e parziali, rispetto a ciò che potrà avvenire solo dopo il ritorno di Cristo. Con la scienza, non si può pervenire certo all'immortalità, quello è sproloquio. Ma una vita molto più lunga e più sana, sarebbe già possibile in questa dimensione, se l'uomo facesse le scelte giuste. Giuste secondo la Legge di Dio, non secondo la propria testa.

Re: De contemptus mundi (del disprezzo del mondo)

Inviato: domenica 28 novembre 2010, 19:13
da Benedetto
Certo ci sono progressi, ma in un ottica globale io non sono molto ottimista.
Dico per esempio che il mondo si è allontanato dal Creato, si è urbanizzato. Non avremmo potuto invece perfezionare ulteriormente l'agricoltura e l'artigianato, invece di intrupparci tutti in città in un ambiente tutto cemento ed asfalto?
Presi singolarmente, i progressi possono essere visti con ottimismo, ma in un'ottica globale il bilancio, almeno per me, è fallimentare.
Forse ci sarebbe stato tanto cancro se fossimo rimasti a vivere in campagna, avessimo semplicemente migliorato la cultura contadina per renderla meno penosa ma ci fossimo risparmiati i pesticidi, i fertilizzanti chimici, l'inquinamento atmosferico e tutto il resto?
Per me, dato che il mondo ha un suo principe ed è sempre stato così, non c'è da sperare che dal mondo venga fuori una soluzione equa, intelligente, sana . . . cristiana.
L'unica soluzione è il disprezzo del mondo, perché il mondo è sempre stato governato dagli ambiziosi.
Il distacco.
Mi serve soltanto salvare la mia anima, e per far questo non ho bisogno né di automobile che parcheggia da sola, né telefonino touch-screen, né di vestiti firmati né di niente. Soltanto l'essenziale.

Re: De contemptus mundi (del disprezzo del mondo)

Inviato: domenica 28 novembre 2010, 19:27
da Venerabile Beda
Il distacco, è sicuramente costruttivo. Quanto al disprezzo, non saprei. Alcune cose sono oggettivamente disprezzabili. Altre, apprezzabili. Ma apprezzabili o meno, finché Dio ci lascia vivere, è in questo mondo che dobbiamo stare, cercando di vivere nel modo migliore possibile, costruendoci un assetto di serenità.

Re: De contemptus mundi (del disprezzo del mondo)

Inviato: lunedì 29 novembre 2010, 7:19
da Benedetto
San Paolo:
29 Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d`ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l`avessero; 30 coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; 31 quelli che usano del mondo, come se non ne usassero
appieno: perché passa la scena di questo mondo!
Sarà perché io vedo le cose in un'ottica francescana, ma la serenità cerco di averla nel cuore, indipendentemente dalle cose esteriori.

Padre Livio chiama questo mondo, "La fiera delle vanità".




Secondo la Bibbia i beni della Terra sono proprietà di Dio dati in amministrazione agli uomini, i quali non possono appropriarsene in maniera tale da escludere ogni altro dal loro godimento, arrogandosi diritti che sono soltanto di Dio (Gaudium et Spes, n. 69); e non possono dedicarsi ad essi con un servizio che spetta a Dio solo “non potete servire a Dio e a mammona”.

San Luca fa spesso riferimento al pericolo della richezza che ci impedisce di essere un vero seguace di Gesù; dobbiamo avere il distacco dai beni della Terra sull’esempio di Gesù: “Gesù Cristo, da ricco che era, si fece povero per arricchire noi con la sua povertà” (2 Cor 8,9). La scoperta del Dio povero crocifisso è stata per i santi la riscoperta della santità vera.

Il discepolo del Signore solo se avrà il cuore libero dalla ricchezza di questo mondo, potrà essere degno della ricchezza ‘vera’ abbondante, cioè la ricchezza del Regno. La condivisione con gli altri è il segno più vero ed efficace che i beni della Terra non stanno occupando il nostro spirito. Dice Gesù: “procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché quand’essa verrà a mancare vi accolgano nelle dimore eterne”. La ricchezza è chiamata ‘disonesta’ perché l’attaccamento alle richezze porta l’uomo a ripiegarsi su se stesso, a chiudersi nel proprio egoismo.

Gesù vuol far capire che l’unico modo scaltro di utilizzare i beni di questo mondo è servirsene per aiutare gli altri, per renderceli amici.

Lo sapeva bene san Martino che diede a quel povero metà del suo mantello e di notte in sogno Gesù gli disse: “Martino ancora catecumeno mi ha rivestito con il suo mantello”. Anche sant’Alfonso Rodriguez, un gesuita rimasto portinaio in una loro casa nell’isola di Majorca e trattava tutti bene. Un giorno Gesù stesso bussò alla sua porta e gli disse: “Alfonso tu mi tratti sempre bene quando arrivo alla tua porta, anch’io ti tratterò bene quando arriverai alla porta del paradiso”. Il ventun settembre è la festa di san Matteo, esattore delle imposte. Lo stesso Signore che lo chiamò: “Seguimi”, infuse nella sua mente la luce della grazia spirituale con cui potesse comprendere come colui che sulla terra lo strappava alle cose temporali, era capace di dargli in Cielo tesori incorruttibili (Venerabile Beda). Questi santi ci fanno presente un Dio che non ha paura di continuare ad incarnarsi per incontrare l’uomo di ogni tempo.

Anche la prima lettera di Timoteo (2,1-8) parla di generosità, dicendo che noi cristiani dobbiamo essere generosi verso tutti gli uomini, avere una carità universale che si manifesta specialmente nella preghiera; dice di pregare anche per i governanti, quando scriveva c’era Nerone a Roma. La comunità cristiana deve pregare e intercedere per tutta l’umanità poiché il recinto dell’amore di Dio è così vasto che nessun’anima vi scappa, è così infinito che nessun secolo vi è escluso.

Re: De contemptus mundi (del disprezzo del mondo)

Inviato: lunedì 29 novembre 2010, 9:33
da Venerabile Beda
E questo riporta a quanto detto prima. Non è la ricchezza in sé, ma l'uso che se ne fa. Del resto, se fossimo tutti poveri, cosa dovremmo condividere? Per condividere beni materiali, si devono prima avere. Se non si hanno, non si possono nemmeno condividere. Il punto centrale, è che se si ha la fortuna-responsabilità di avere questi beni, non si deve essere attaccati ad essi, e si devono utilizzare nel modo giusto. Non dimenticando mai che "i soldi non danno la felicità", ma la dà solo Dio. Però è anche vero, che essendo noi non solo spirito, ma anche corpo, abbiamo bisogno dei soldi, ovvero del "pane quotidiano". I soldi non danno la felicità, ma a stomaco vuoto, non si può essere felici. Andiamo al pratico. Giusto e intelligente il distacco dalle cose terrene. Ma noi non siamo angeli; siamo uomini, ed essendo fatti di anima e corpo, abbiamo bisogno "di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio" (e la Parola che esce dalla bocca di Dio, che si fa carne, è Gesù Cristo), ma abbiamo bisogno anche del pane quotidiano. Questo è vero verso noi stessi, ma è ancor più vero, quando si hanno responsabilità verso terzi: figli, moglie, marito ecc.
Io ho poco... e quel poco che ho cerco di darlo. Ma alle volte prego dicendo: «Io do quello che posso, ma se vuoi che dia di più, mi "devi" fare avere di più»; non si scappa. Alla fine, bisogna avere anche un certo pragmatismo. Se ho di più, posso dare di più; se ho di meno, posso dare di meno. Il problema nasce quando pur avendo molto, do poco, o non do nulla. Lì, allora non si serve più Dio, ma Mammona. Schindler, di cui si ebbe famoso film di successo, salvò la vita a ca 1000 ebrei... dando via tutti i suoi averi... e a un certo punto disse: "Se fossi stato più ricco, ne avrei potuti salvare di più!". Ed era vero. Perché lui i suoi soldi, li usava per corrompere (a fin di bene, per salvare vite umane) i gerarchi nazisti. Se Schindler, fosse stato povero, non avrebbe potuto salvare nessuno. È un fatto questo. Quindi, se Dio "ci chiama" alla ricchezza, non è una cosa brutta. L'importante, è utilizzarla bene, senza essere attaccati ad essa. E se utilizziamo bene "l'iniqua ricchezza", ci sarà data quella vera. Possiamo fare molto bene, con "l'iniqua ricchezza". Posto che si pervenga ad essa in modo onesto (o fortuito). Se non siamo ricchi, faremo quello che è possibile fare. Ma sarebbe sciocco (salvo chiamate particolari, come san Francesco), rifiutare a priori la ricchezza, non pensando a quanto bene si potrebbe fare, con quella ricchezza. Chi è ricco, ha più responsabilità, proprio perché può fare molto di più per gli altri, in quantità e in qualità.
Con la povertà, possiamo aiutare noi stessi. Con la ricchezza, possiamo aiutare gli altri. Questi i fatti, in termini potenziali. Con la povertà, i poveri, non li possiamo aiutare. Con il nostro distacco dalla ricchezza, li possiamo aiutare, ma basicamente, la ricchezza ci deve essere, sia per esserne distaccati, sia soprattutto, per poter aiutare gli altri.