Pagina 4 di 5

Re: De contemptus mundi (del disprezzo del mondo)

Inviato: lunedì 29 novembre 2010, 15:17
da Venerabile Beda
Ma infatti, quelli che tu citi, compreso il tuo, sono esempi ammirevoli, di vita consacrata, o di vita semiconsacrata (laica). Chi ha responsabilità di figli, ha prima di tutto, il dovere, davanti a Dio, nei limiti delle possibilità, di farli star bene, ovvero, di non far mancare loro il necessario. La povertà, è bella e buona quando è una scelta libera, di persone libere. Quando è un'imposizione o una disgrazia che càpita, non è una cosa bella, ma una cosa brutta. Tu sai bene, che san Francesco era molto ricco di famiglia, e liberamente, scelse la povertà. Poi c'è la persona, che riesce anche a vivere la disgrazia, come una grazia, ma siamo sempre in una dimensione elitaria. "L'ama il prossimo tuo come stesso", esige prima di tutto questo: i doveri verso i congiunti: non ho diritto di imporre la povertà ai miei figli; ho viceversa il dovere di garantire (nei limiti del possibile), il necessario. Ecco perché la scelta di quel tipo di povertà, si riduce di fatto, a un'elite. Per la massa, rimane il non attaccamento alle cose terrene, ma sì al loro libero e corretto uso. Un padre di famiglia facoltoso, non solo può mantenere agiatamente la sua famiglia, ma può adottare, adottare a distanza (non una tantum... sul serio adottare) e fare tanta altra beneficenza, non col sé: sono persone vere che esistono, e fanno concretamente quanto descritto, altro che sé! Per la massa, la priorità a Dio, e l'uso dei soldi, secondo la Sua Legge, ovvero, fare tutto quello che non è espressamente vietato dalla Legge di Dio. Ma anche se si è single, per la massa, rimane il non attaccamento alle cose materiali, la priorità a Dio, ma il libero e completo uso delle cose terrene. Sì all'uso, no all'abuso. Del resto, è la Scrittura a dire anche:
7 Io ti domando due cose,
non negarmele prima che io muoia:
8 tieni lontano da me falsità e menzogna,
non darmi né povertà né ricchezza;
ma fammi avere il cibo necessario,
9 perché, una volta sazio, io non ti rinneghi
e dica: «Chi è il Signore?»,
oppure, ridotto all'indigenza, non rubi
e profani il nome del mio Dio.
Proverbi 30
E io in questo, mi ritrovo perfettamente. E credo che la maggioranza dei credenti, con questo passo si debba confrontare. Le altre cose, da te citate, certamente vere, certamente ammirevoli, sono per le elite, per eroi ammirevoli del calibro di san Francesco e co.
Sicuramente non possibili per tutti (se non altro non possibili per chi ha responsabilità verso terzi; non a caso san Francesco, ha scelto la via della castità, perché sapeva bene che un padre di famiglia, non può fare quel tipo di scelta; non la poteva fare allora, a maggior ragione oggi). Peraltro, se tutti facessimo quelle scelte radicali, (e ci riuscissimo), non ci sarebbero più ricchi, e se non ci fossero più ricchi, nessuno potrebbe aiutare significativamente i poveri. Ci sono vasi di coccio, e vasi d'oro. Buoi, muli, cavalli ed asini. E fra i cavalli, i brocchi e quelli di razza. Ma tutti, ognuno col proprio ruolo, fanno parte del progetto di Dio.
La ricchezza non è per tutti. Nemmeno la povertà è per tutti.
Ma Dio è per tutti, purché ci si sforzi di seguire la Sua Legge.

Re: De contemptus mundi (del disprezzo del mondo)

Inviato: lunedì 29 novembre 2010, 17:04
da Benedetto
Scusa Beda, ma mi costringi ad intervenire nuovamente.
Comunque, è sempre un piacere parlare con te perché sei molto ferrato nella Bibbia e una persona intelligente.
Fa veramente piacere poter parlare con qualcuno che non disprezza ma accetta il dialogo.
Tu mi citi i Proverbi. Ma cos'è più importante? I Proverbi o quello che dice Gesù?
Tu sai meglio di me che per gli ebrei dell'Antica Alleanza era segno di gradimento da parte del Signore il riuscire ad ottenere la ricchezza.
Sì, capisco benissimo la tua citazione. Mi riguarda profondamente perché avendo scelto la via più difficile, io mi preoccupo spesso dell'eventualità che un giorno mi trovi a mal partito e rinneghi il Signore.
È una possibilità.
D'altra parte, non è bello il rifiutare la croce.
Come vedi dalla mia citazione del Vangelo, Gesù ci chiede di abbandonare padre madre moglie e marito.
Quindi le tua obiezione che lo sposato non è tenuto a seguire quella via non mi sembra valida.
Inoltre il papa stesso ammette che osservare i 10 comandamenti non basta.
Qui si tratta di andare in Paradiso, di essere perfetti, santi.
Io confermo quanto detto nel mio precedente messaggio e mi sembra che la tua interpretazione personale, benché in linea con quanto si sente in chiesa la Domenica, altro non sia che una diluizione del Vangelo, cosa che io trovo sia la falla della pastorale odierna.
Sì, non è necessario essere come san Francesco per salvarsi. Si sono salvati santi facendo molti meno sacrifici.
Ma trovo errato un discorso che tende a giustificare l'avere e la ricchezza anche usata bene piuttosto che un discorso tendente a valorizzare la povertà.
Che mi dici di questo?
26] Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?

[27] E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?

[28] E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.

[29] Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.

[30] Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?

[31] Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?

[32] Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.

[33] Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.


[34] Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena
Non mi sembra che Gesù avverta che queste cose sono soltanto per l'elite.
Qui mi sembra che il problema è un problema di fede e su questo non mi pronuncio, non giudico, non condanno nessuno.
C'è quello che ha avuto 30, che 60, chi 90. Soltanto il Signore lo sa.
Ma quello che mi preme segnalare è che è a questo che bisogna tendere.
Ti abbraccio

Re: De contemptus mundi (del disprezzo del mondo)

Inviato: lunedì 29 novembre 2010, 17:32
da Venerabile Beda
Non è una mia interpretazione personale, ma l'interpretazione del Magistero. Infatti il brano dei Proverbi da me citato, è in perfetto accordo, formale e sostanziale, con i brani del Vangelo da te citati. La povertà evangelica, è cosa buona e giusta. Non necessaria. Ma la ricchezza non è peccato. L'avidità è peccato. Non la ricchezza. Non facciamo confusione. Peccato, è l'ingiustizia, se io sono diventato ricco in modo ingiusto o disonesto. Ma se sono diventato ricco in modo onesto e corretto, io se permetti, ringrazio Dio, e cerco di usare quella ricchezza nel migliore dei modi possibile. La povertà, si testimonia, non si impone. Esattamente come fece san Francesco. Mentre Dolcino, che voleva imporla a tutti, fu dichiarato eretico, appunto lì sì, per una sua interpretazione personale. Voleva che tutti fossero poveri: cosa assolutamente ingiusta e sbagliata.

Io con tutti i miei limiti, cerco prima il Regno di Dio e la Sua Giustizia, ma ringrazio con tutte le mie forze Dio, di non avermi mai fatto mancare il necessario finora, anzi Lo ringrazio di più, perché mi ha consentito, finora, di avere qualche extra, non di lusso, ma cose che vanno un po' oltre il necessario. I cristiani, sono chiamati a non peccare, e la ricchezza, in sé non è peccato. Gesù mette in guardia, dal fatto che facilmente l'uomo si fa dominare dalla ricchezza, ma è questo il peccato, non la ricchezza; non facciamo confusione. La ricchezza usata bene, secondo Carità cristiana, produce Bene!!!! Un Bene necessario per i poveri. Se Tizio riesce a essere ricco, e usare bene la ricchezza, buon per lui. Gesù dice che è difficile; è vero. Ma non dice che è impossibile. Alcuni ci riescono; altri no. Ma la massa, non ha nemmeno questo problema, però giustamente, ricerca la serenità economica, e fa benissimo, altrimenti saremmo masochisti. Circa la salvezza, è vero che i Comandamenti sono la base, ci sono le Beatitudini, c'è la Regola d'Oro, ecc.
Ma la povertà evangelica, è una virtù, è un extra gradito a Dio, non è una condizione necessaria per la salvezza. Assolutamente. Condizione necessaria per la salvezza, è non essere attaccati alle cose terrene, sapere e vivere, sapendo che il nostro Padrone è Dio, è Cristo, e non Mammona. Ma per pervenire a questo risultato, non si deve essere per forza poveri. Si può essere ricchi e al tempo stesso non attaccati ai soldi, e anche santi. È raro, è vero. Ma raro, non è sinonimo di impossibile. Specularmente, si può essere poveri e cattivi, ingiusti, scorretti. Allora il metro, non è la povertà o la ricchezza. Il metro è sempre il medesimo: Giustizia e Amore. Su queste cose, saremo giudicati. Non sul fatto che siamo ricchi o poveri. Se siamo ricchi, ci verrà chiesto conto di come abbiamo usato la ricchezza, questo è verissimo. Ma se l'abbiamo usata con Giustizia e Amore, facendo bene agli altri, avremo i tappeti rossi; se invece questa ricchezza, viene usata in modo ingiusto, per fini egoistici, saremo puniti. Ma la ricchezza in sé, non è male. È un mezzo. Dipende da come si usa. Né la povertà è in sé bene, se dietro non c'è Giustizia e Amore. Questo conta: Giustizia e Amore. E siccome non possiamo ordinariamente esercitare la Giustizia, come dice la Scrittura, la fede viene accreditata come Giustizia, come una sorta di permuta, ma qui andiamo Off Topic.

"Alla sera della vita, saremo giudicati sull'Amore" (San Giovanni della Croce) non sulla povertà o sulla ricchezza.

Io rispettosamente sulla base della Scrittura e del Magistero, mi permetto di esplicare dicendo:
"Alla sera della vita, saremo giudicati sulla Giustizia e sull'Amore".
Perché è Gesù Cristo, nel Vangelo a dire:
"Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei cieli."

Non dice:
"Se la vostra povertà, non sarà pari alla mia o a quella del mio servo Francesco d'Assisi, non entrerete nel Regno dei Cieli."

Non facciamo dire a Cristo, cose che Cristo non ha detto.

La ricchezza è "solo" un mezzo. Dipende da come usiamo questo mezzo.

Non esiste alcun comandamento, né mosaico, né evangelico che dice:
"Non essere ricco", al pari di "Non uccidere", o al pari di "Ama il prossimo tuo come te stesso". Assolutamente. Questa è sì, un'interpretazione personale.
Che poi, la ricchezza in senso stretto, non si può scegliere. Ricchi si nasce. Poveri, si può diventare. Ma diventare ricchi (onestamente), è molto difficile. Per cui a maggior ragione, se uno ci nasce, non ha alcuna colpa. Colpa la avrà se pur essendo ricco, non usa i soldi per fare il bene. Questo sì, ma la ricchezza in sé, non è male. Anzi, ben venga a chi può, purché la usi bene, secondo il volere di Dio, secondo Carità.

Re: De contemptus mundi (del disprezzo del mondo)

Inviato: lunedì 29 novembre 2010, 17:56
da Benedetto
Bene, aggiungo soltanto questo:

Io ho avuto e continuo ad avere molta "opposizione", anche da sedicenti cristiani, proprio per il fatto che ho fatto la scelta che ho fatto e non ho cercato di mettermi a posto socialmente.
Forse questo è difficile da capire.
Con la pastorale odierna, che Dio non ci chiede cose straordinarie, che dobbiamo fare il nostro dovere, che dobbiamo essere in una parola prima inseriti nella società e poi testimoniare si mettono in secondo piano quelli che scelgono una via diversa.
Almeno, questo è quello che vedo io.
Si apprezzano le persone che hanno un lavoro fisso, si sposano e hanno tanti figli e si vedono con sospetto quelli che non lo fanno.
Io comunque tiro avanti per la mia strada.
Cerco di fare come Giobbe. E spero di riuscire a farlo sempre.
Mi vanto soltanto di una cosa, diceva Paolo, di Gesù crocifisso.
Per me, Gesù era povero, celibe e quant'altro e cerco di seguire il suo esempio.

Ti ringrazio e ti abbraccio

Re: De contemptus mundi (del disprezzo del mondo)

Inviato: lunedì 29 novembre 2010, 18:00
da Venerabile Beda
È solo un punto sbagliato nella tua riflessione. Una presunzione sbagliata. Presumere che Dio chieda a tutti la stessa cosa. È questo l'errore. In tutto l'argomento lo ripeto: "Ogni uomo ha il suo cammino". A te forse chiede la povertà; ma non significa che chieda la stessa cosa a tutti, tanto meno alla massa. Questo vale per la povertà, e per qualsiasi altra questione. Ribadisco: se non ci fossero più ricchi, chi farebbe i grandi atti di carità?? I ricchi servono, sono necessari, specie se sono generosi. Ognuno ha il proprio ruolo, che è diverso, da quello dell'altro.
Circa l'eroicità, anche lì. Cosa ne sai tu degli altri? Tu puoi essere povero, ma non avere (dico per dire) il coraggio di metterti davanti a una pistola, per proteggere un'altra persona; io posso essere ricco, e avere il coraggio di mettermi davanti a una pistola, beccandomi volontariamente il proiettile indirizzato ad altra persona. Chi dei due ha esercitato la Carità in modo eroico??? Il ricco che si becca volontariamente il proiettile, ovviamente.
E via discorrendo. Dio sa quali sono i diversi doni che ha dato a diverse persone, in diversi tempi, in diversi luoghi, in diversi contesti, in diverse circostanze, in diverse epoche, a diverse generazioni... in diversi momenti.