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Re: Missione e gemellaggio

Inviato: martedì 21 ottobre 2008, 9:26
da Nemamiah76
mi hai commosso, Mary... Grazie di cuore per la testimonianza che ogni giorno riporti... [k-bacio]

Re: Missione e gemellaggio

Inviato: martedì 21 ottobre 2008, 9:44
da Nancy
Grazie, Mary! La tua testimonianza mi rattrista molto e contemporaneamente sento anche una specie di ribellione
interiore perché penso: Com'è possibile, che nel 2008, ci siano ancora migliaia e migliaia di bambini che debbano morire di fame o per una banale allergia? Com'è possibile?
I poveri non ci devono far dormire di notte.
Quello che fanno i missionari è solo una goccia nell'oceano (lo diceva madre Teresa), ma a forza di gocce
si salvano tante vite.
Da un grande dolore, avete dato vita alla "casa del fanciullo"... dal dolore nasce la speranza, la speranza che diventa certezza di una vita nuova.
Nella foto che hai allegato, Mary, vedo tanti volti tristi. Possano smuovere le nostre coscienze per aiutare, come possiamo, questi nostri fratelli e sorelle.

Re: Missione e gemellaggio

Inviato: martedì 21 ottobre 2008, 18:09
da Mariella
Nancy ha scritto:Nella foto che hai allegato, Mary, vedo tanti volti tristi.
Nancy la tua impressione è la stessa che ho avuto io nel vedere questa foto. Gli occhi delle donne parlano da soli, anche i bambini in braccio hanno un'espressione diversa dai nostri bambini, sono occhi che cercano, che vogliono, occhi puntati nel vuoto.
Grazie "Mary" ciò che ho letto e visto mi farà sicuramente riflettere ancora di più...

Re: Missione e gemellaggio

Inviato: mercoledì 22 ottobre 2008, 18:44
da Mary
6 Gennaio 2007

Arriviamo a Bingo, stanchi per il viaggio, impolverati per via della strada dissestata e piena di buche, desiderosi di una doccia calda e un letto per riposarci. Niente di tutto ciò. La stanchezza passa subito e quasi senza accorgercene la dimentichiamo. L’accoglienza di centinaia di bambini in festa per il nostro arrivo, bambini pieni di gioia perché noi eravamo li per loro, bambini scalzi, laceri, ma contenti, ci davano il KARIBU (Benvenuto).
Quei volti già l’anno passato mi avevano sedotta e dico sempre che la loro gioia fa passare tutte le stanchezze.
Ma non è di loro che voglio parlare, ma di un altro volto di Bingo, un volto che non conoscevamo ancora, un volto nascosto quasi, il volto dei bambini che non ci possono accogliere, il volto dei bambini ammalati.
Grazie alla presenza di Margherita, medico, parte della nostra delegazione, abbiamo improntato un ambulatorio medico con le medicine, i disinfettanti, le garze e i fazzolettini che avevamo a disposizione.
L’appello viene dato dal Parroco di Bingo la Domenica a Messa.
Il Lunedì sarebbe stato dedicato alla visita medica dei bambini, accompagnati ovviamente dalle loro mamme. Già la mattina presto la piazzetta della chiesa brulicava di mamme e bambini, a mezzogiorno non si contava più la fila. Guardavo i volti delle mamme, mi soffermavo nei loro sguardi, rassegnazione all’apparenza, ma invece, tanta speranza perché finalmente c’era qualcuno al quale loro potevano chiedere, potevano appoggiarsi. Bambini malati tutti di malaria, quasi tutti affetti da parassitosi intestinale, epilettici, bambini in fin di vita, casi gravi di malformazione, casi di malnutrizione, ernie ombelicali, bambini con necessità urgente di ospedalizzazione.
Questa è l’Africa!
Davanti a questa realtà ci siamo interrogati sulla nostra evidente impotenza, ma la prima risposta, ancora prima di aver chiaro cosa si potesse fare, è stata quella di non rassegnarci, ma bisognava maturare l’idea di un ospedale, o meglio, almeno di un centro di primo soccorso per i piccoli.
Non ci possiamo rassegnare al vedere o sapere che per alcuni bambini è troppo tardi, che non c’è aiuto perché è insufficiente l’alimentazione, perché non c’è igiene, perché non c’è denaro per l’ospedale.
“Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”, recita il proverbio. Nei giorni di permanenza a Bingo abbiamo ricevuto tante sollecitazioni per non fermarci al primo ostacolo, e vogliamo raccontare a tutti questo volto nascosto dei bambini abbandonati nelle loro case con le loro mamme quasi come rassegnate a vederli morire.
L’Africa insegna a condividere con i poveri e che il povero, può diventare una sorgente di bene per il nostro cuore, vivere con loro momenti di gioia e anche di dolore non è un sacrificio ma un dono, una grazia.
Gesù non chiede a tutti noi di diventare generosi, ma diventare loro amici, e gli amici non si abbandonano nel momento del bisogno. Dobbiamo continuare a chiedere un ospedale per loro e con tutte le nostre forze ci adopereremo per portarlo avanti.
Gesù davanti al male, al peccato, alla malattia non si è mai rassegnato. Abbiamo fatto tutto ciò che è possibile fare? Da questa domanda la nostra impotenza ha maturato l’idea che dobbiamo fare qualche cosa per questi bambini. Accogliamo tutti questa sfida e cominciamo a lavorare a questo progetto. La realtà di molti bambini in Africa, è proprio questa: se non c’è nessuno che ti ascolta non ha senso lamentarsi, se nessuno ti può aiutare non ha senso piangere,se non puoi immaginare che una medicina ti può far stare meglio non la chiedi, se non sai a chi chiedere non c’è nulla da chiedere.
I nostri bambini sanno che al primo loro “urletto” noi genitori accorriamo subito. Sono viziati?
No sono solo dei bambini che hanno qualcuno da chiamare, che hanno qualcosa da chiedere, come giustamente chiedono tutti i bambini. ATTENZIONE! E loro i bambini di Bingo sono diversi?
Ho iniziato a comprendere che essere rassegnati davanti all’Africa vuol dire essere complici del male e della sofferenza. Tra il Nord ricco e il Sud povero, c’è un abisso che non è solo geografico, ma è caratterizzato dalla rassegnazione, dal non sperare, dal non poter scegliere, dal non sognare. Noi abbiamo percepito la forte ferita dell’ingiustizia e dell’abisso che separa il Nord del Mondo ricco da un Sud povero e alla deriva.
Il realismo di chi dice che ormai non si può far niente, non mi sta bene. Noi cristiani non possiamo essere complici di questo male dopo aver visto dove il Signore ci ha chiamati a vedere. Adoperiamoci tutti perché il nostro progetto di ospedale vada avanti. Il Signore ha bisogno di operai per compiere le sue opere, non di spettatori, e quando si ascolta il Signore nel volto di questi bambini si smette di essere pessimisti, rassegnati e si diviene operai della vigna, collaboratori del Signore.
Non è facile, è un sogno realizzabile però, che forse è solo all’inizio.

Mary

Re: Missione e gemellaggio

Inviato: mercoledì 22 ottobre 2008, 19:00
da Mary
Tutto ciò che si fa lo si deve fare per desiderio che viene da dentro di noi.
dobbiamo dare il meglio di noi, per ogni cosa che facciamo, ogni persona che incontriamo.
Quando ero in missione incontravo gente che interpellava costantemente il mio amore, a volte l’odore forte era ripugnate, le mani sudaticce e sporche dei bambini, il naso che cola tutto ciò può diventare insopportabile se non metti il cuore al primo posto.
Ti prendi in braccio un bambino neonato e ti accorgi che è pieno di pipì.
Aiuto!!! Che fai?
Lo scaraventi giù?
Lo ami con tutto l’amore che hai dentro, lo abbracci, gli dai i bacetti e lo tieni stretto più che mai.
Peccato però sono pochi i giorni di permanenza!
Quello che posso fare adesso è continuare la missione, qui, nella mia vita, lavorando nelle scuole, lavorando nelle parrocchie.
Adesso ho il mal d'Africa ragazzi, me lo sento, non vedo l'ora di andare! [k-occhioni]