Divido il mio racconto in due parti per non correre il rischio di annoiarvi.
È un mondo, un mondo posto accanto al nostro, una realtà chiara, evidente, concreta, eppure siamo tutti così presi da noi stessi, dai pensieri e dalle preoccupazioni quotidiane che evitiamo di avvicinarci e di concentrare l’attenzione su queste problematiche.
Parlo per me: sapevo dell’esistenza di questa associazione (si è costituita nel 1964!) eppure non ho mai sentito lo stimolo, la curiosità, la voglia, il desiderio di andare, per toccare con mano, per sapere….è più facile negare la realtà quando è dolorosa, che affrontarla!
L’associazione è sorta per assistere, educare, riabilitare e reinserire nella famiglia e nella società persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali.
La sordo cecità non è la somma di due disabilità, ma un handicap a sé stante perché impedisce completamente di svolgere le normali funzioni della vita quotidiana, quando al deficit visivo o uditivo, si aggiungono altre minorazioni (ritardo mentale o evolutivo e deficit motori e problemi comportamentali) si ha la pluriminorazione psicosensoriale.
L’associazione è nata da un gruppo di volontari e ancora oggi il volontariato offre un contributo importante come affermazione del valore della solidarietà e della reciprocità; il volontariato può essere diretto (quando si è a stretto contatto con la persona disabile) o indiretto, quando si coinvolti in attività ed iniziative di supporto all’associazione come: la sensibilizzazione, la raccolta di fondi ecc…
Sabato sono partita portandomi dietro... ansia o meglio la paura di scoprire, di toccare con mano le difficoltà che esistono al mondo…è facile vivere nel proprio mondo dorato, dove più o meno va tutto bene…
Al nostro arrivo siamo stati accolti da un responsabile dell’associazione, premetto che il centro è situato in un parco, e si articola in diversi edifici: centro diagnostico, ambulatorio, uffici, foresteria e centro di riabilitazione.
Questa persona ha spiegato ai bambini l’importanza della comunicazione dal momento della nascita e per tutto l’arco della vita di ogni essere umano, con esempi concreti e a volte divertenti, L’importanza della comunicazione in particolare nella vita sociale è qualcosa che conosco bene, la comunicazione poggia perlopiù sul linguaggio, il quale ci permette di accedere al funzionamento della mente (non possiamo pensare senza linguaggio); pensare significa nominare, classificare le cose, individuare uno stato o un’azione di una cosa, localizzare una cosa nello spazio, ci permette di dire che è una cosa è vicina o lontana, dentro o fuori, oppure stabilire il grado di controllo che il soggetto ha su un evento, inoltre il linguaggio non serve solo a pensare il mondo, ma anche a comunicare il pensiero e per comunicare dobbiamo avere qualcosa da comunicare, un’idea, un’informazione che abbiamo dovuto pensare prima… eppure nonostante ciò, io per prima mi sono trovata a riflettere su quello che ho ascoltato…tutte queste capacità che a noi sembrano normali, scontate, queste persone non le hanno... come fa una persona sordo cieca ad es. a far capire quando ha sete, oppure ha fame o ancora ha sonno, per noi è facile prendiamo un bicchiere, la bottiglia del’acqua ed il gioco è fatto, oppure possiamo prepararci qualcosa da mangiare…ma queste persone non sanno nemmeno cosa sia un bicchiere, un piatto….
il discorso si è poi spostato sui metodi che usano li per far sì che queste persone riescano a comunicare i bisogni primari, le esigenze che hanno, sono metodi basati sull'unico senso cha hanno a disposizione; il tatto e sono: la dattilologia, il sistema Malossi, il sistema Braille….questo signore ha parlato almeno un paio d’ore e credetemi non ho mai visto i bambini così seri e presi dall’argomento, c'era un grande impegno da parte loro a voler capire esattamente come vivono questi bambini, quasi uno sforzo….
Al termine di questo primo incontro siamo usciti da questo primo edificio e ci siamo diretti versi il centro di riabilitazione.