Benedetto XVI, sprona sempre a volare in alto, affermando con coraggio la verità, che si può così sintetizzare: l'arroganza, la ricerca del successo a tutti i costi, porta alla depressione. La prova? Tante persone ricche, "malate" di depressione, o comunque insoddisfatte. Specularmente, certo, non ci sono persone povere felici (non si può essere "felici" a stomaco vuoto); ma persone che vivendo con semplicità e comunque sobrietà, vivono molto più serene. Del resto, non è questo il segreto della felicità (in questa vita)? Saper sempre apprezzare quello che si ha, che non è sinonimo di accontentarsi. È evidente il riferimento al Vangelo odierno: Cristo, solo e soltanto Gesù Cristo, è l'Unica Vera, Corretta, Chiara e Completa risposta all'uomo. Cristo, che impone un giogo dolce e un carico leggero. Giogo che però a volte (o sempre) ci rifiutiamo di portare. Per la solita storia: non vogliamo soffrire, non vogliamo accettare la croce, non vogliamo accettare la sofferenza. È umano, certo. Ma se provassimo a sforzarci di più in questo senso, ci accorgeremmo, che a un certo punto, se ci si impegna a portare il giogo della croce con amore, sarà la croce stessa a portare noi, e troveremmo una serenità insita nelle cose, che supera le cose. Inizieremmo a guardare tutto con occhi diversi, vedendo la capacità che Dio ha di trasformare il male in bene, operando concretamente nelle nostre vite, in modo positivo e costruttivo, attraverso la croce.
Ed alla fine, è su questo punto, che il pontefice pone l'accento, l'amore:
Il vero rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio
E l'Amore, quello vero, quello con la A maiuscola, è solo quello che va sulla croce, quello di Cristo.
