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Re: Insensibili al male, insensibili a Dio

Inviato: domenica 1 maggio 2011, 17:48
da CercodiTe
Sì chiaro. Anche se non sono molto d'accordo sulla perdita della fede. Da una parte, è vero, ci sono significativi... rinnegamenti di fatto; ma dall'altra, Roma, non è stata così piena di pellegrini come oggi per la Beatificazione di Giovanni Paolo... ed è stata una cerimonia molto partecipata, in tutta Roma, senza contare i moltissimi che hanno seguito in TV, su Internet, nella parrocchie... Si ipotizza che sia stato superato il matrimonio di William e Kate, quanto a spettatori.
Ma a parte l'oggi, che può considerarsi un fatto straordinario, dati alla mano, i cattolici, non sono mai stati così tanti nella storia, tanto che Benedetto XVI è stato (forse infelicemente) definito: "il papa più potente della storia". Quindi è vero che da una parte c'è una perdita di fede; ma dall'altra c'è un notevole recupero, richiesta di spiritualità e di verità.
Poi certo, può essere un discorso solo formale. Ma questo solo Dio può saperlo. Molti pellegrini, hanno fatto sacrifici enormi per essere lì, andando anche a piedi o in bicicletta, per molti Km... questa è sicuramente testimonianza di fede forte, non di perdita di fede.

Re: Insensibili al male, insensibili a Dio

Inviato: domenica 1 maggio 2011, 18:09
da Benedetto
Caro CercodiTe,

mi fa piacere che la pensi così perché l'ottimismo è un'ottima cosa.
Io purtroppo la vedo in un altro modo.
Il cardinal Ruini ha dato incarico a un suo amico di fare un'indagine tra i giovani di Roma per vedere come stava la loro preparazione religiosa. Ne è venuto fuori un quadro desolante.
Sai, voglio sbagliarmi, ma per me è tutto folklore.
Invece di celebrare la beatificaziobne del Grande Woytila, per il quale io ho una grande ammirazione nonostante i suoi detrattori dicano che ha coperto i preti pedofili, andando a Roma perché non la celebriamo sforzandoci di imparare quello che lui ci ha insegnato?
L'82 % degli italiani si definisce cattolico ma soltanto il 20 % si prende la briga di andare almeno a Messa.
E di quell'82, il 26% pensa che "Cristo" sia il cognome di Gesù (Gesù Cristo).
Ti voglio fare un esempio: la domenica di Pasqua sono andato a Messa naturalmente. Di solito mi siedo allo stesso posto, a metà navata, tutto sulla destra, vicino agli altoparlanti per seguire bene quello che dice il sacerdote.
In quella posizione c'è una fila di tre sedie da cima a fondo.
Ho visto un tizio seduto su una delle tre sedie proprio nel punto dove mi siedo solitamente io e mi sono detto: voglio vedere come si comporta.
Mi sono seduto nella sedia all'altro estremo, lasciando una sedia vuota tra me e lui.
Quello è stato lì due minuti e poi se n'è andato. Quando l'ho raccontato al prete mi ha detto che poveretto quel tizio ha ancora tanta strada da fare.
Sai, io sono uno che è stato in India 4 anni proprio per vedere come vivevano la loro famosa spiritualità gli indiani, popolo così famoso per essere tanto religioso.
Ho trovato un popolo dove tutto è soldi. I matrimoni sono un perfetto contratto commerciale tra suoceri, gli indiani vivono ossessionati dal danaro. Un mio amico bramino mi ha detto che sì, vanno tutti al tempio, ma a chiedere soldi al loro dio.
Come si può dire che il popolo è molto religioso quando poi nella vita quotidiana (là come da noi) tutto sta nell'arrangiarsi per avere soldi?
Spiritualità vuol dire vivere una vita spirituale, non fare discorsi spirituali ma poi nel concreto dedicarsi alla materia.
Mi dispiace molto, ma io la vedo così.
Comunque, io non sono nessuno e non faccio testo.




P.S.:
Mi permetto umilmente di aggiungere che quello di Benedetto XVI, grandissimo Papa che anch'io vorrei santo, è un atto d'accusa nei confronti di noi cristiani (naturalmente me compreso):

"L’insensibilità dei discepoli incapaci di vegliare con il Signore è una terribile profezia delle tante infedeltà che costellano la storia della Chiesa, e riguarda anche noi oggi. «Non sentiamo Dio – ci disturberebbe – e così non sentiamo, naturalmente, anche la forza del male e rimaniamo sulla strada della nostra comodità. L’adorazione notturna del giovedì santo, l’essere vigili col Signore, dovrebbe essere proprio il momento per farci riflettere sulla sonnolenza dei discepoli, dei difensori di Gesù, degli apostoli, di noi, che non vediamo, non vogliamo vedere tutta la forza del male, e che non vogliamo entrare nella sua passione per il bene, per la presenza di Dio nel mondo, per l’amore del prossimo e di Dio».

Re: Insensibili al male, insensibili a Dio

Inviato: domenica 1 maggio 2011, 21:45
da Venerabile Beda
Non mi pare che CercodiTe abbia detto che è tutto rose e fiori. Al contrario: ha espresso una visione molto equilibrata, realista, non ottimista. Accanto a rinnegamenti, vere testimonianze di fede.
Si parla di oltre 1 milione e mezzo di pellegrini, di cui noi non leggiamo i cuori e le menti. È certo che sul piano formale, meglio di così, non potrebbe andare. E noi alla fine questo possiamo rilevare: il piano formale. Dal momento che quello sostanziale può rilevarlo solo Dio. Certo, realisticamente, non tutti i dichiarati credenti, sono tali sostanzialmente, pellegrini inclusi. Ma questo solo Dio può saperlo. Richiamare gli eventi del giovedì santo, conferma tutto questo: su 12 apostoli, solo uno (Giovanni), è rimasto veramente fedele. Gli altri 11 lo hanno abbandonato, poi.. dopo hanno chiesto perdono... tranne uno. Dopo 2 mila anni, la proporzione mi pare la medesima. Meglio di così non si può in questa dimensione. Meglio di così si potrà solo e soltanto al Ritorno di Cristo. Se tutti vivessimo pienamente, con rettitudine la fede, potremmo "chiudere tutto". Facciamo solo attenzione, per ritornare in argomento, a non diventare né insensibili a Dio, ovvero insensibili al Bene, né insensibili al male. Questa rilevante partecipazione di massa attiva, di persone, attorno a un evento di questa grandezza, non può lasciare insensibili. In senso positivo e costruttivo. C'è però un fondo di verità in quello che dice Benedetto. Il rischio di una fede solo formale... è reale. Ma infatti è questa la domanda posta da Cristo. Ed è l'unica domanda, a cui nemmeno Lui, dà riposta:

"Il Figlio dell'uomo, quando tornerà, troverà la fede sulla Terra?".

Non risponde. Perché non risponde? Io credo che non risponda, perché sa che la Fede, ci sarà sempre... (in qualche modo) ma è possibile che nel tempo, diventi un fatto solo formale. Solo che non mi pare questo tempo, in cui c'è gente che si è fatta più di 100 Km in bici o a piedi, per partecipare alla Messa (di cui si parlava) di beatificazione. Se non è fede vera (formale e sostanziale), quando si fa un sacrificio di questo tipo, non so quando sia tale. Io cammino a piedi. Ma sopra i 20 Km... non ce la faccio... superare i 100 (sia pure in più giorni, è un grosso sacrificio). Tra i pellegrini uno ha dichiarato: "Ho i muscoli distrutti, ma sono felice di essere qui"). Ribadisco: se non è questa vera testimonianza di fede, non so cosa sia. Oltre questo c'è il Paradiso, che però non è di questo mondo.


Dobbiamo fare attenzione a non diventare insensibili al male, certo, ma nemmeno insensibili a Dio, al Bene, quando lo vediamo così potente, sotto i nostri occhi, dal vivo, a Roma, in TV, su Internet.

Re: Insensibili al male, insensibili a Dio

Inviato: martedì 3 maggio 2011, 14:11
da Benedetto
Caro Venerabile,

se non erro, abbiamo già affrontato questo argomento in un'altra occasione.
Non escludo affatto che qua e là ci siano delle belle isolette di bene puro, anche se io non ci sono mai incappato.
Comunque, dato che quello del bene e del male nel mondo è un argomento che mi interessa mi sono voluto istruire un po' di più. Mi sono comperato dei libri.
Di Michele Brambilla ho letto "Coraggio, il meglio è passato". Il titolo è eloquente. Ti racconta com'era l'Italia 60 anni fa e come è cambiata adesso.
Di Adriano Zamperini ho letto "L'ostracismo" e "L'indifferenza", due piaghe della nostra società.
Di Alain Ehrenberg ho preso "La fatica di essere se stessi", che ti spiega come, per essere se stessi nel mondo odierno, ci voglia una tale forza psichica, dati gli enormi ostacoli, che la depressione è diventata la malattia più comune al mondo. Dello stesso autore ho anche "La società del disagio", che non ho ancora letto, ma già dal titolo prevedo cosa dirà.

Michele Brambilla è un giornalista cattolico di grande successo che ha lavorato 18 anni al Corriere della Sera.
Adriano Zamperini è professore di psicologia sociale all'Università di Padova
Alain Ehrenberg è un capoccione francese, capo del suo settore nel Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica, sociologo molto stimato.

Cosa devo dire?
Le mie letture non fanno altro che confermare le mie constatazioni.
Voglio dire semplicemente: al mondo d'oggi non vorrei essere un ragazzo down, un barbone, un handicappato o un profugo del Nord Africa.

Re: Insensibili al male, insensibili a Dio

Inviato: martedì 3 maggio 2011, 17:07
da Venerabile Beda
Ma questo che c'entra con la grande (quantitativamente e qualitativamente) testimonianza di fede gioiosa, cristiana, tipica del tempo pasquale, data dai pellegrini a Roma? Che nel mondo diverse cose vadano male, è noto. Questo non è il Paradiso. Se questo fosse il Paradiso, non c'era bisogno che Cristo morisse. Solo che Cristo, è anche risorto, e questo è il tempo di Pasqua, non di Quaresima. È finito quello. Altrimenti si dà una visione falsa e distorta del Cristianesimo e della gioia che dà Cristo. Se non si ci riempie il cuore di gioia piena e vera, davanti a quella grande testimonianza di fede, niente lo farà. Con questo modo di ragionare, anche se Cristo apparisse a Bologna, se siamo abituati a guardare sempre le cose negative, diremmo: "Vabbè, però a Salerno non è apparso". Quando c'è una Trasfigurazione, il cristiano se è tale, non guarda dove non è avvenuta, guarda dove è avvenuta. Ed è avvenuta. A Roma! Se poi uno non la sa cogliere, deve rivedere seriamente il suo rapporto con Cristo.

Circa i libri citati, non confondiamo i nostalgici del '68 e co (che ha creato più problemi che altro), con il bisogno che l'uomo ha di Dio e di Cristo, ma nella gioia di questo tempo pasquale. Se non si vive la gioia, nel tempo di Pasqua, con la beatificazione di Giovanni Paolo II, quando e dove la si deve vivere?????

Per il resto nessuna persona normale, vorrebbe essere down, barbone, ecc.
Certo, ci sono casi di maltrattamenti, ma sono minoritari rispetto ai tantissimi che con il loro volontariato e Carità, li sostengono con amore e impegno ogni giorno.

Il cristiano, se è tale, è testimone di Cristo Risorto, nella gioia, non del "va tutto male". Altrimenti, si ribadisce, si diventa insensibili a Dio. Insensibili al Bene. Se quando si vede il Bene, forte e sotto gli occhi, si continua a guardare il male (che sappiamo benissimo che c'è, ed è forte, ed è diffuso), non mi pare che sia una testimonianza cristiana. Così ragiona la gente che non ripone in Cristo la sua speranza, e non avendo in Cristo la speranza, va in depressione o si intristisce.

Con questo modo di ragionare, si troverà qualcosa da ridire pure sul Paradiso, ammesso che ci facciano entrare. Perché se hanno sentore che ci lamentiamo di qualcosa, dubito che ci facciano entrare. [k-ahah]

Mi spiace che tu non sia stato qui presente durante la settimana santa, e poco nel tempo di Quaresima, quando giustamente, abbiamo fatto diventare il cielo grigio... il venerdì santo... Quello era il momento giusto per le cose tristi, per le cose negative. Questo è il tempo di Pasqua. Tempo di gioia, tempo per dare la priorità alle cose positive e costruttive. Al Bene, non al male. Tempo in cui senza essere insensibili al male, o ingenui, il cristiano, è chiamato ad essere più sensibile al Bene. Ovviamente, nella libertà della risposta personale, che ciascuno vuole dare a Dio. Ma questo rimane un tempo di gioia, non lugubre, non di penitenza, non di tristezza.

Qui nessuno è ottimista: il male esiste ed è forte. Ma qua qualcuno forse è pessimista. E il cristiano è chiamato ad essere realista, al massimo, moderatamente ottimista, specie nel tempo di Pasqua. Ma soprattutto è chiamato a non essere pessimista, a non essere negativo, ad essere positivo.

Mi hai fatto ricordare anni fa, quando nel preparare i canti di Pasqua, un gruppo di ragazzi, cantava quelle canzoni, senza gioia... senza entusiasmo... dissi loro: "Se Cristo Risorto, vi sente cantare così, rientra nel sepolcro... di corsa!!!!". Cerchiamo di non far rientrare Cristo nel sepolcro: questo è un tempo di gioia, i cristiani credono nella gioia, in Cristo Risorto. A questo siamo chiamati, non ad altro.

"Cristo è il Profeta del Vangelo di Gioia", è stato scritto, saggiamente.