La base di tutte le virtù: l'umiltà


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La base di tutte le virtù: l'umiltà

Messaggio da Venerabile Beda » giovedì 10 marzo 2011, 23:13

Umiltà
umiltà s. f. [dal lat. humilitas -atis]. – 1. Qualità di ciò che è umile, non nobile, modesto: u. di natali, di condizione; l’u. di un mestiere; l’u. di un lavoro non deve mai essere motivo di vergogna. 2. a. Sentimento e conseguente comportamento improntato alla consapevolezza dei proprî limiti e al distacco da ogni forma di orgoglio e sicurezza eccessivi di sé: avere, dimostrare, fingere u.; è troppo pieno di sé, non ha un minimo di u.; l’u. è una delle virtù cristiane. b. Sentimento e atteggiamento umilmente riverente e sottomesso: se vuoi che Dio ti ascolti, devi pregarlo con u.; si presentò al direttore con molta u.; spesso l’u. dell’aspetto non corrisponde al modo di sentire. c. letter. Atteggiamento e contegno improntati a modestia e riservatezza: Ella si va, sentendosi laudare, Benignamente d’u. vestuta (Dante).


Umile
ùmile (poet. ant. umìle) agg. e s. m. e f. [dal lat. humilis, propr. «poco elevato da terra», der. di humus «terra»]. – 1. letter., non com. Poco elevato da terra, basso: Non rifiutan talor la secca fronde Della vite, dell’elce e dell’alloro, E del ginepro umìl (L. Alamanni). 2. a. Non nobile, modesto, soprattutto come origine e stato economico-sociale: essere di u. condizione, nascita, famiglia, o di u. natali; anche come sost., spec. al plur.: non sempre gli u. socialmente lo sono anche nell’animo (L. Romano); più raram., riferito a cose: un’u. casetta, un u. appartamento; un u. abbigliamento, molto dimesso; accettare i lavori, svolgere le faccende o le mansioni più u., più materiali e servili, meno gratificanti. b. poet. Che è in condizione misera, sventurata: Di quella umile Italia fia salute Per cui morì la vergine Cammilla (Dante). 3. a. Che non si esalta del proprio valore e dei proprî meriti, e si mostra invece sempre consapevole dei proprî limiti: è umile; è un grande scienziato, eppure è molto u.; come sost.: Gesù ha lodato gli umili di cuore; che assume un atteggiamento di rispetto e di sottomissione verso gli altri: è molto u. con i superiori; è una persona u. con tutti; mi professo della S. V. umilissimo servitore, formula di cortesia un tempo usata spec. nella chiusa delle lettere e oggi solo con tono di scherzo. In usi letter., che ha un portamento modesto e mite: ella si sedea Umile in tanta gloria (Petrarca). b. estens. Proprio della persona umile nell’animo e nei modi; che manifesta umiltà: contegno u., portamento u.; stare in atteggiamento u. e dimesso; parlare con voce u.; Voi che portate la sembianza umìle, Con gli occhi bassi, mostrando dolore ... (Dante); per gli u. suoi prieghi un poco di compassione gli venne di lei (Boccaccio). 4. ant. o raro. Riferito a opere letterarie, di tono dimesso e semplice, o poco elevato: stile umile. - Accanto al superl. regolare umilissimo, si ha anche, nell’uso letter., la rara forma umìllimo (che riproduce il lat. humillimus). - Avv. umilménte (ant. umileménte), in modo modesto: trascorrere la vita umilmente; con umiltà, con animo sottomesso: ti chiedo umilmente perdono; vi prego umilmente di concedermi questa grazia; ant. o letter., in basso: li baroni egregi Furono alquanto più umilemente (Boccaccio), stettero più in basso; In quella guisa che marino augello ... Terra terra sen va tra rive e scogli Umilmente volando (Caro). Vocabolario Treccani




L’umiltà, si ha quando riconosciamo di non sapere niente. Al di là del simbolo dell’albero, il peccato nel mondo, entra perché l’uomo pretende di conoscere, o meglio, di riconoscere, di saper distinguere il Bene dal male. Ebbene: non siamo capaci di porre in essere questa distinzione con piena Giustizia. Ecco perché Dio, al principio, non ci aveva dato quest’onere. Perché non ne siamo capaci. E dobbiamo riconoscerlo, nonostante la nostra cultura, personale o generale, il progresso, gli studi, le conoscenze, ecc. Abbiamo preteso di metterci al posto di Dio, decidendo noi cosa è Bene e cosa è male: i risultati di questo esame posto in essere dall’uomo, sono cronaca: stupri, omicidi, violenze, prevaricazioni, male nelle più svariate forme. Solo Dio è Dio, e solo Cristo è il Signore. Solo Lui, può giudicare cosa è Bene e cosa è male. Che all’atto pratico, significa: non abbiamo il diritto, la capacità, la competenza adeguata, né al presente, né in futuro, per qualificare come giuste, cose che dalla Scrittura, sono qualificate come sbagliate. L’uomo, non ha il diritto di mettersi al posto di Dio. Né al presente, né in futuro. Noi uomini, ci dobbiamo adeguare alla volontà di Dio. Persino Cristo, pur essendo della medesima natura del Padre, si è adeguato senza discutere, praticamente. E noi che siamo niente, ci permettiamo di discutere, su aborto, eutanasia, divorzio, e altri fatti chiaramente ed esplicitamente contrari alla Legge di Dio, in base a quanto attesta la Scrittura? Questa è la prima umiltà che dobbiamo acquisire: chiarire i ruoli. Dio Padre è Dio, il Creatore. Gesù Cristo, è il Signore. Noi siamo solo servi inutili, resi come figli, per il Suo Amore. Ma l’essere resi figli, non ci dà il diritto di metterci al posto di Dio, facendo cose che poi non siamo nemmeno in grado di gestire. Umiltà, infine, è anche riconoscere la Verità. Dunque, umiltà, è riconoscere Gesù Cristo, per quello che realmente è: il Figlio di Dio fatto uomo, nato ca 2000 anni fa, morto, risorto dai morti (tornato in vita dopo essere morto), e asceso al Cielo.


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Re: La base di tutte le virtù: l'umiltà

Messaggio da CercodiTe » venerdì 11 marzo 2011, 17:50

Questa è forse la virtù più difficile da vivere... Però tu Beda, hai sottolineato l'aspetto dell'umiltà verso Dio. Che è sicuramente l'aspetto più importante. Ma forse, manchiamo di umiltà anche rispetto agli altri... Vogliamo sempre avere l'ultima parola, anche se quello che diciamo non è esattamente la cosa migliore...



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Re: La base di tutte le virtù: l'umiltà

Messaggio da Venerabile Beda » venerdì 11 marzo 2011, 21:33

Indubbiamente sono 2 gli aspetti dell'umiltà, come due del resto sono gli aspetti dell'Amore. E sono collegati. Ma non sono identici. Davanti a Dio, davanti a Cristo, ci dobbiamo umiliare. L'umiltà davanti a Dio deve essere assoluta. L'umiltà con gli altri deve essere relativa, dove relativa, non sinonimo di nulla; non dobbiamo umiliarci davanti agli altri; ma dobbiamo debellare la superbia, limitare o moderare l'orgoglio, e mantenere la dignità. L'umiltà con gli altri, si evince da svariati fattori. C'è ad es. una carenza legata all'età. Se siamo giovani, non abbiamo l'umiltà di ascoltare gli adulti; se siamo adulti, non abbiamo l'umiltà di imparare dai più giovani, anche dai bambini. Ovviamente dipende dalla tipologia, ma ci sono bambini, giovanissimi e giovani, da cui c'è tanto da imparare. Solo che non sempre riusciamo ad avere l'umiltà di riconoscere che persone anagraficamente più piccole di noi, sono più competenti e più brave di noi (e non di poco), in alcune cose. L'agire all'insegna dell'umiltà, non è un necessario sinonimo di riconoscimento di titoli umani. Faccio un esempio banale. Tizio "maestro di coro", diplomato al conservatorio, e chi più ne ha più ne metta, guida un coro parrocchiale. Musicalmente preparatissimo, è del tutto incompetente sul piano liturgico, e soprattutto, sul piano dell'animazione liturgica. Risultato: l'assemblea non canta. Manco a cannonate. Magari fanno bellissimi canti, che canta solo il coro, e l'assemblea... ascolta, facendo così, la c.d. "Messa Teatro". Un gruppo di ragazzi, più piccoli, che non ha studiato musica, se non alla buona, riesce a coinvolgere davvero l'assemblea, facendo cantare tutti, con un assetto liturgicamente, più che dignitoso. Ora tra questi due tipi o gruppi, chi si deve comportare con umiltà e fare un passo indietro??? Anche 20 passi indietro, fino a "scomparire". Ragionando in termini umani, il titolo, dovrebbe prevalere. Ma Dio non ragiona così. Non con i titoli umani. Dio dà dei doni. E a volte, questi doni, non li dà a chi ha il titolo. Direi... spesso. Ecco, questa per me è l'umiltà con gli altri... come del resto attesta la Scrittura: "Tanto più sei grande, quanto più umiliati". L'esempio, vale per mille altre casistiche. Abbiamo costruito una società in cui conta solo il titolo. Solo che per alcune cose, non sempre il titolo coincide con la competenza. Allora, se vogliamo essere umili, dobbiamo riconoscere, non chi ha il titolo migliore del nostro. Ma chi è più competente di noi. Specie se è chiaro che questa competenza, non avendo appunto titolo, è dono di Dio. E per riconoscere questo, ci vuole davvero una grande umiltà. Riconoscere il titolo, è relativamente facile. È un fatto "meccanico". Riconoscere la competenza, pesa, perché significa dire: "Io non conosco, tu conosci; io conosco male, tu conosci bene; io dico cose sbagliate, tu dici cose giuste". Ecc. Fare questo, richiede davvero una grande umiltà. Ma è così che ragiona Dio. Davide... era un pastore, non un nobile. Oggi non c'è più il titolo nobiliare. Ma il titolo accademico, professionale, ecc. Non cambia nulla. Umiltà... mi è capitato in sede parrocchiale, di avere a che fare con "soggetti", sempre presenti, nel caso di "dialogo sopra i massimi sistemi", o altro... ma quando si tratta di pulire la chiesa, o buttare la spazzatura... non li vedi mai. Sarà una coincidenza... chissà...
Umiltà è avere il titolo accademico, professionale, economico, e non porsi problemi nel pulire la chiesa della propria parrocchia, buttare la spazzatura, sporcarsi le mani per queste cose. "Ti mando un'impresa di pulizie"... l'inganno della ricchezza... No, sono io che mi devo sporcare le mani; soprattutto se sono ricco e ho titoli.


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Re: La base di tutte le virtù: l'umiltà

Messaggio da CercodiTe » sabato 12 marzo 2011, 19:23

Beda, è verissimo quanto dici. Ma a volte, si verifica il contrario. Per esempio io che non ho né titolo né competenza, metto in discussione te che hai titolo e competenza o almeno una delle due. Alle volte vogliamo insegnare a tutti. Si dice che in Italia, quando vengono i mondiali, diventiamo tutti esperti di calcio. Anche chi vede le partite ogni 4 anni! [k-ahah]



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Re: La base di tutte le virtù: l'umiltà

Messaggio da Venerabile Beda » domenica 13 marzo 2011, 10:19

Presumo parli per esempi... io non ho alcun titolo... Però è vero quel che dici. Alle volte, senza né titolo, né competenza, vorremmo insegnare il mestiere agli altri... al geologo, al sismologo, al professore... anche al prete. A mio avviso, qualche volta a ragione, più spesso a torto. Ma l'umiltà, richiede di riconoscersi quali siamo: miseri, fallibili, imperfetti. Siamo "liberi" di non ascoltare "l'esperto", che ha titolo e competenza. Ma poi non lamentiamoci, se le cose vanno male... L'umiltà si sposa con la libertà. Quello che non va bene è, salvo casi limite, insegnare il mestiere agli altri. Poi, anche se non sono un muratore o un ingegnere, è un dato di fatto oggettivo, il non usare la sabbia di mare, come sabbia per fare gli impasti col cemento. Non so se mi spiego. A ognuno il suo mestiere. Ma ci sono casi limite oggettivi. Quanto al calcio... glisserei. Sì lo so, ci sono interessi grossi... per alcuni è lavoro e vita... ma per favore.. consentiteci di dire la nostra, anche se sbagliata, sul calcio. Si consente a tutti di dire cose sbagliate su cose molto più serie e importanti: mi sento autorizzatissimo di conseguenza, a dire cose sbagliatissime sul calcio, come se fossero vere e corrette! [k-sìsì]


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