Distinzione delle virtù cardinali
1805 Quattro virtù hanno funzione di « cardine ». Per questo sono dette « cardinali »; tutte le altre si raggruppano attorno ad esse. Sono: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza. « Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza » (Sap 8,7). Sotto altri nomi, queste virtù sono lodate in molti passi della Scrittura.
1806 La prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. L'uomo « accorto controlla i suoi passi » (Prv 14,15). « Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera » (1 Pt 4,7). La prudenza è la « retta norma dell'azione », scrive san Tommaso sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta « auriga virtutum – cocchiere delle virtù »: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L'uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare. Catechismo della Chiesa Cattolica
La Prudenza
Le virtù cardinali, riguardano anche i non credenti. Il CCC, pone l’accento su ciò che è la Prudenza, verso noi stessi. Aspetto importante. Ma la Prudenza, si estende anche agli altri. Dobbiamo cercare di agire sempre all’insegna della Carità, della Verità e della Giustizia, ma ci sono casi in cui la Prudenza, ci impone di tacere. Non per vigliaccheria o viltà; per paura di mettersi contro il potente di turno; ma perché ad es. non conoscendo bene la situazione altrui, la psiche altrui, il cuore altrui, non sappiamo quali risvolti imprevedibili può avere una nostra parola, magari giusta in sé, nella vita delle altre persone. Certo, se la cosa è richiesta, è richiesta. Ma quando la cosa non è richiesta, occorre appunto prudenza. Come ricordava un amico del Forum, noi alle volte diciamo un no, ma non pensiamo al fatto che quel no, detto ad una persona, può essere l’ennesimo no, e non un semplice no. Un semplice no, è tollerabile… ma l’ennesimo no, potrebbe diventare soggettivamente intollerabile. Questo però non significa, che dobbiamo essere schiavi di ipotetiche reazioni: Cristo ci invita all’amore e al servizio ai fratelli, non alla schiavitù. Ma dobbiamo con prudenza evitare, i no evitabili. Se una persona ci chiede un favore, e possiamo farlo, è bene farlo. E la Prudenza si sposerà perfettamente con la Carità. La Prudenza della lingua, è una tema ricorrente nella Scrittura; la Scrittura, ci insegna a vivere, anche nel 21° secolo. Se in una serata tra amici e conoscenti, inizio imprudentemente a parlare a voce alta di vegetariani e ciliaci, facendo critiche gratuite, potrei involontariamente offendere qualcuno presente tra i commensali, che vive quella realtà. O realtà analoga. E io nemmeno lo so; ma con la mia imprudenza, offendo il mio prossimo. Questo non ci deve impedire certo di affermare con forza la Verità, quando questa va affermata. La Verità, va affermata con Forza, (o con Fortezza, vedremo dopo) in termini globali; ma richiede di essere affermata con delicatezza e rispetto, in termini personali (se possibile… se non è possibile, la Verità non deve mai venire meno). No, non è: due pesi e due misure. Ma semplice buon senso e Prudenza. La Prudenza così, diventa la base, per agire all’insegna della Carità, della Verità, della Giustizia.