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Re: Quando ci decidiamo a correggere il Padre nostro?

Inviato: giovedì 3 febbraio 2011, 17:20
da CercodiTe
Forse è vero...

Re: Quando ci decidiamo a correggere il Padre nostro?

Inviato: venerdì 4 febbraio 2011, 23:59
da Gemma
Gli anziani l'hanno imparato in latino. Con la versione giusta, ci mettono poco a imparare quella nuova, soprattutto se sanno che è sbagliata... sulle preghiere perfette gli anziani sono imbattibili.

Quando ci decidiamo a correggere il Padre nostro?

Inviato: lunedì 4 giugno 2012, 8:37
da Cielo
È vero che anche l'ultima frase "ma liberaci dal male", anticamente era detta "ma liberaci dal maligno"? E se sì, perché è stata cambiata?

Quando ci decidiamo a correggere il Padre nostro?

Inviato: lunedì 4 giugno 2012, 12:54
da Venerabile Beda
A rigore, male, è un sostantivo. Maligno, un aggettivo; sebbene nella lingua parlata abbia finito con l'assumere il "ruolo" di aggettivo sostantivato fino a diventare un sostantivo, ma in modo un po' forzato. A rigore, rimane la differenza indicata. Quindi, liberaci dal male, è sicuramente più corretto. E poi "anticamente" quando? Fino a pochi decenni fa, il Padre nostro si diceva in latino, sed libera nos a malo.

Quando ci decidiamo a correggere il Padre nostro?

Inviato: venerdì 16 novembre 2018, 16:17
da Venerabile Beda
A quanto pare la CEI sta tornando alla carica, con una più corretta traduzione del Padre Nostro, attraverso una direttiva più vincolante della precedente. L'emendamento in questione è il seguente: e non ci indurre in tentazione > e non abbandonarci alla tentazione. L'emendamento sicuramente è più fedele alla preghiera insegnata da Gesù Cristo, ma la proposta fatta qui, qualche anno fa e non lasciarci in tentazione rimane oggettivamente migliore, non tanto sul piano semantico, ma sul piano della metrica e della musicalità, senza contare che è più vicino alla lingua parlata. Peraltro, si dovrà vedere se alla fine il risultato sarà e non abbandonarci alla tentazione oppure e non abbandonarci in tentazione. Questa nuova direttiva della CEI, dovrà essere avallata dalla Santa Sede. Speriamo che sia però data un'imposizione assoluta, perché se si fanno le cose, lasciandole al buon cuore delle singole diocesi, passeranno altri 100 anni per correggere la traduzione, se non di più.
Contestualmente, viene proposto un emendamento al Gloria, per cui: e Pace in Terra agli uomini di buona volontà dovrebbe diventare e Pace in Terra agli uomini amati dal Signore ; e qui sorge un problema teologico di non facile soluzione: a tutti gli uomini, o solo a quelli amati dal Signore? (Non si risponda banalmente dicendo che tutti gli uomini sono amati dal Signore, altrimenti non si è compresa la complessità del quesito teologico; se si ritiene, si apra un nuovo argomento sulla questione).


In tema di emendamenti, sarebbe rilevante il Credo. Sia chiaro, qui la questione è più delicata. Si tratterebbe di attualizzare la lingua aulica e classicheggiante a quella corrente. Sarebbe auspicabile che e il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture diventasse e il terzo giorno è resuscitato come avevano profetizzato le Scritture, che è più corretto. Dire oggi, che il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture per la semantica attuale è come dire: le Scritture dicono che è resuscitato... ma sarà vero? Secondo le Scritture è resuscitato! Sarebbe auspicabile pertanto un emendamento analogo a quello qui proposto. Ma per il momento la CEI, non sembra interessata a risolvere questa ambiguità espressiva, salvo che la Santa Sede, avendone il potere, non la voglia dissipare unilateralmente. Sarebbe quanto mai sensato.