Quando ci decidiamo a correggere il Padre nostro?
Inviato: lunedì 31 gennaio 2011, 17:34
Padre nostro,
che sei nei Cieli,
sia santificato il Tuo nome,
venga il Tuo Regno;
sia fatta la Tua volontà,
come in Cielo così in Terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
È la preghiera dei cristiani.
In riferimento all'Italiano, ci sono alcune varianti tra le varie confessioni, ma sostanzialmente è quella. La questione è: e non ci indurre in tentazione. Da decenni (non da anni, ormai) ci viene detto che è una traduzione sbagliata. C'è una dichiarazione della CEI del 2007, che ha proposto un emendamento: e non abbandonarci alla tentazione. Giusto. Ma c'è un problema metrico. Non secondario, anche perché in Liturgia, il Padre nostro, a volte, si canta. Ma anche recitato, ha una certa scansione. Il verso, e non ci indurre in tentazione è un novenario. L'emendamento proposto dalla CEI (peraltro sistematicamente disatteso), è un dodecasillabo. E allora alcuni propongono: e non abbandonarci in tentazione. Più funzionale, ma è un endecasillabo. Ma un semplice: e non lasciarci in tentazione, non sarebbe un notevole miglioramento della situazione, basato su un novenario??? Ovviamente, si può trovare anche di meglio. Non c'è limite al meglio e al peggio. Circa la questione debiti-peccati-errori, di cui a volte si discute, specie in riferimento agli evangelisti, la dicitura funziona anche nella lingua corrente. Anche perché è una metafora. Quello che non capisco, è il fatto che da anni si continua a dire, che la traduzione della preghiera insegnata da Gesù, è scorretta. Se è scorretta, correggiamola, e impariamola correttamente. Correggiamola nel migliore dei modi: corretta traduzione e novenario. Ma soprattutto, decisa la versione corretta, occorre un intervento più vincolante, a partire dalla Liturgia. Altrimenti, continueremo a usare una traduzione scorretta, a tempo indeterminato. Se si inizia dalla Messa, nel giro di qualche anno, si correggerà ovunque, attraverso rosari, momenti di preghiera, ecc.
Ma se non si comincia, non si farà mai. Ci sono cose più importanti e soprattutto più urgenti. Vero. Ma questo, non costerebbe molto. Allora, proponiamo questa ipotesi di "Padre nostro corretto":
Padre nostro,
che sei nei Cieli,
sia santificato il Tuo nome,
venga il Tuo Regno;
sia fatta la Tua volontà,
come in Cielo così in Terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non lasciarci in tentazione,
ma liberaci dal male.
che sei nei Cieli,
sia santificato il Tuo nome,
venga il Tuo Regno;
sia fatta la Tua volontà,
come in Cielo così in Terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
È la preghiera dei cristiani.
In riferimento all'Italiano, ci sono alcune varianti tra le varie confessioni, ma sostanzialmente è quella. La questione è: e non ci indurre in tentazione. Da decenni (non da anni, ormai) ci viene detto che è una traduzione sbagliata. C'è una dichiarazione della CEI del 2007, che ha proposto un emendamento: e non abbandonarci alla tentazione. Giusto. Ma c'è un problema metrico. Non secondario, anche perché in Liturgia, il Padre nostro, a volte, si canta. Ma anche recitato, ha una certa scansione. Il verso, e non ci indurre in tentazione è un novenario. L'emendamento proposto dalla CEI (peraltro sistematicamente disatteso), è un dodecasillabo. E allora alcuni propongono: e non abbandonarci in tentazione. Più funzionale, ma è un endecasillabo. Ma un semplice: e non lasciarci in tentazione, non sarebbe un notevole miglioramento della situazione, basato su un novenario??? Ovviamente, si può trovare anche di meglio. Non c'è limite al meglio e al peggio. Circa la questione debiti-peccati-errori, di cui a volte si discute, specie in riferimento agli evangelisti, la dicitura funziona anche nella lingua corrente. Anche perché è una metafora. Quello che non capisco, è il fatto che da anni si continua a dire, che la traduzione della preghiera insegnata da Gesù, è scorretta. Se è scorretta, correggiamola, e impariamola correttamente. Correggiamola nel migliore dei modi: corretta traduzione e novenario. Ma soprattutto, decisa la versione corretta, occorre un intervento più vincolante, a partire dalla Liturgia. Altrimenti, continueremo a usare una traduzione scorretta, a tempo indeterminato. Se si inizia dalla Messa, nel giro di qualche anno, si correggerà ovunque, attraverso rosari, momenti di preghiera, ecc.
Ma se non si comincia, non si farà mai. Ci sono cose più importanti e soprattutto più urgenti. Vero. Ma questo, non costerebbe molto. Allora, proponiamo questa ipotesi di "Padre nostro corretto":
Padre nostro,
che sei nei Cieli,
sia santificato il Tuo nome,
venga il Tuo Regno;
sia fatta la Tua volontà,
come in Cielo così in Terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non lasciarci in tentazione,
ma liberaci dal male.