Re: Cosa significa perdonare
Inviato: lunedì 20 dicembre 2010, 11:45
Grazie delle vostre belle riflessioni...
Il perdono suscita sempre un grande interesse, poiché è uno dei cardini della nostra vita cristiana.
Esso dovrebbe sempre essere subordinato dal pentimento sincero di chi ha fatto del male, ma non sempre le persone sono in grado di capire o di accettare la carità cristiana, per cui tutto sembra dovuto, ma è sbagliato.
Come scrivevo, ci ho messo 10 anni per riuscire a perdonare, ora sono serena, ma mi sono dovuta allontanare dalla mia parrocchia e andare in un'altra per poter star bene, poiché la persona frequentava quella chiesa. Il vescovo stesso mi ha autorizzato a fare così, poiché l'ho messo al corrente di tutto.
Sarebbe bello auspicare che coloro i quali fanno così tanto male, se ne avvedessero... ma c'è di mezzo il maligno, il quale gode della nostra sofferenza, poiché è portatore di divisioni.
Grazie Signore, di avermi come sempre aiutata...
Lilly
P.S.:
Perdonare, una forzatura della volontà?
A volte immaginiamo che il perdono sia un puro atto di volontà, una prodezza della disciplina di sé.
No. Il perdono è un atto complesso che non scaturisce solo dalla volontà. È figlio di tutte le nostre facoltà: pensiero, sentimenti, passioni, emozioni, memoria e immaginazione.
Il male ci ha attaccati e ci ha fatto soffrire in tutto il nostro essere; è dunque tutto il nostro essere che il perdono coinvolgerà.
Quindi, il perdono non è l'atto di un momento unico; è un lungo processo che necessita di tempo.
Ha i suoi inizi, il suo punto culminante e il suo "servizio di manutenzione". Non è un prodotto, è un frutto e i frutti hanno bisogno di tempo per maturare, quindi bisogna aspettarli fino all'estate o all'autunno.
Ne consegue che il perdono non può essere imposto alla maniera di un ordine. Noi vi siamo invitati, qualche volta in modo pressante, ma gli resta qualcosa della spontaneità gratuita, della sorpresa.
Dio stesso ne è sorpreso e tutti gli angeli assieme a Lui.
Lilly
Il perdono suscita sempre un grande interesse, poiché è uno dei cardini della nostra vita cristiana.
Esso dovrebbe sempre essere subordinato dal pentimento sincero di chi ha fatto del male, ma non sempre le persone sono in grado di capire o di accettare la carità cristiana, per cui tutto sembra dovuto, ma è sbagliato.
Come scrivevo, ci ho messo 10 anni per riuscire a perdonare, ora sono serena, ma mi sono dovuta allontanare dalla mia parrocchia e andare in un'altra per poter star bene, poiché la persona frequentava quella chiesa. Il vescovo stesso mi ha autorizzato a fare così, poiché l'ho messo al corrente di tutto.
Sarebbe bello auspicare che coloro i quali fanno così tanto male, se ne avvedessero... ma c'è di mezzo il maligno, il quale gode della nostra sofferenza, poiché è portatore di divisioni.
Grazie Signore, di avermi come sempre aiutata...
Lilly
P.S.:
Perdonare, una forzatura della volontà?
A volte immaginiamo che il perdono sia un puro atto di volontà, una prodezza della disciplina di sé.
No. Il perdono è un atto complesso che non scaturisce solo dalla volontà. È figlio di tutte le nostre facoltà: pensiero, sentimenti, passioni, emozioni, memoria e immaginazione.
Il male ci ha attaccati e ci ha fatto soffrire in tutto il nostro essere; è dunque tutto il nostro essere che il perdono coinvolgerà.
Quindi, il perdono non è l'atto di un momento unico; è un lungo processo che necessita di tempo.
Ha i suoi inizi, il suo punto culminante e il suo "servizio di manutenzione". Non è un prodotto, è un frutto e i frutti hanno bisogno di tempo per maturare, quindi bisogna aspettarli fino all'estate o all'autunno.
Ne consegue che il perdono non può essere imposto alla maniera di un ordine. Noi vi siamo invitati, qualche volta in modo pressante, ma gli resta qualcosa della spontaneità gratuita, della sorpresa.
Dio stesso ne è sorpreso e tutti gli angeli assieme a Lui.
Lilly