Preservativi e AIDS
Dal che si deduce, che si è fatto e si sta facendo, come direbbe Shakesperare, "Molto rumore per nulla". È evidente, che sarebbe moralmente contraddittorio, non usare il preservativo (perché sbagliato) e praticare il sesso contribuendo alla diffusione dell'HIV. È evidente, che la strada maestra rimane la castità (infatti più volte Benedetto XVI, ha ribadito che i preservativi non sono la soluzione: la soluzione migliore è la castità. È un fatto oggettivo. Niente contatto fisico, niente contaggi. Non si scappa. E sfido chiunque a dimostrare il contrario. Ma se uno decide di non seguire la castità (assumendosene la responsabilità, coi fatti, non a parole) o nel caso delle prostitute, spesso costrette, perché schiave... è chiaro che l'uso del preservativo, è il male minore, inibendo la diffusione dell'HIV. Inibendo… non totalmente. Perché, ricordiamo, il preservativo, riduce notevolmente il rischio, ma non lo elimina completamente. Non al 100%. Per avere sicurezza al 100% c'è solo una strada: la castità, o meglio, per la massa... la fedeltà. Se si è fedeli al proprio partner, l'AIDS non si diffonde. È molto semplice. Se ognuno sta al proprio posto, la malattia non si diffonde. Nessuna "svolta" quindi. Anche Giovanni Paolo II il grande, concesse, non l'uso del preservativo, ma addirittura l'uso della pillola (pillola preventiva, non del giorno dopo... quella... mai!!!!), ad alcune suore, che in alcune aree di missione, "difficili", venivano sistematicamente violentate. Precisando, che le autorizzava (data la gravità del caso specifico), ma non le obbligava, lasciando loro libertà di coscienza. Ma poiché la morale, a differenza della Dogmatica, non è immutabile né indiscutibile, è probabile che in futuro, ci siano reali cambiamenti in merito. In futuro, non significa in settimana o nei prossimi anni. Ma è evidente, che l'assetto morale, cambierà nei prossimi decenni, e nei prossimi secoli.Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l'espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull'essere umano nella sua totalità.
Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l'infezione dell'HIV. È veramente necessaria una umanizzazione della sessualità.
Novissimi
Parusia e Parusia IntermediaÈ una questione molto seria. La nostra predicazione, il nostro annunzio effettivamente è ampiamente orientato, in modo unilaterale, alla creazione di un mondo migliore, mentre il mondo realmente migliore quasi non è più menzionato. Qui dobbiamo fare un esame di coscienza. Certo, si cerca di venire incontro all'uditorio, di dire loro quello che è nel loro orizzonte. Ma il nostro compito è allo stesso tempo sfondare quest'orizzonte, ampliarlo, e di guardare alle cose ultime. I novissimi sono come pane duro per gli uomini di oggi. Gli appaiono irreali. Vorrebbero al loro posto risposte concrete per l'oggi, soluzioni per le tribolazioni quotidiane. Ma sono risposte che restano a metà se non permettono anche di presentire e riconoscere che io mi estendo oltre questa vita materiale, che c'è il giudizio, e che c'è la grazia e l'eternità. In questo senso dobbiamo anche trovare parole e modi nuovi, per permettere all'uomo di sfondare il muro del suono del finito.
La Chiesa, i credenti, non devono aver paura di affermare la verità. E parte della verità, sono i novissimi: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso. Nonché il Ritorno di Cristo, ovvero la Parusia, la fine del mondo. Benedetto XVI, cita Bernardo di Chiaravalle, che tra gli altri, parlò della c.d. Parusia Intermedia. Ora, la Parusia Intermedia, è un'eresia, una falsità indiscussa. Ovviamente, Benedetto XVI, non è certo diventato eretico; egli cita il santo di Chiravalle, il quale intendeva la Parusia Intermedia, nella sua unica corretta e accettabile accezione: la Presenza di Gesù Cristo, nella vita della Chiesa, nella vita di ognuno di noi, in base a quanto attesta lo stesso Vangelo: "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo". Questa è l'unica vera e possibile Parusia Intermedia. Ogni altra ipotesi, è del tutto sbagliata, senza possibilità di eccezione. Come chiaramente espresso dal Magistero della Chiesa, e ribadito nel CCC, a proposito della condanna assoluta contro il millenarismo (teologico). Per la vera e unica Parusia, si reinvia ad altro argomento presente sul forum.È importante che ogni epoca stia presso il Signore. Che anche noi stessi, qui ed ora, siamo sotto il giudizio del Signore e ci lasciamo giudicare dal suo tribunale. Si discuteva di una duplice venuta di Cristo, una a Betlemme ed una alla fine dei tempi, sino a quando san Bernardo di Chiaravalle parlò di un Adventus medius, di una venuta intermedia, attraverso la quale sempre Egli periodicamente entra nella Storia. Credo che abbia preso la tonalità giusta. Noi non possiamo stabilire quando il mondo finirà. Cristo stesso dice che nessuno lo sa, nemmeno il Figlio. Dobbiamo però rimanere per così dire sempre presso la sua venuta, e soprattutto essere certi che, nelle pene, Egli è vicino. Allo stesso tempo dovremmo sapere che per le nostre azioni siamo sotto il suo giudizio.
Sacerdozio alla donne
Circa il sacerdozio alla donne, si è discusso anche in questo forum, e si è rilevato come di fatto, la preclusione delle donne al sacerdozio, si debba considerare principio di deposito della fede. Del resto, Gesù Cristo stesso, nella Sua sovranità, deliberatamente, non ha voluto chiamare donne quali apostoli. E nemmeno tra i 72 discepoli. Ma solo uomini. Eppure, c'erano donne al Suo seguito. Il Vangelo lo attesta. Questo non significa donna inferiore all'uomo, ma significa che uomini e donne, sono diversi, e hanno da Dio incarichi diversi. Gli uomini, non possono vivere la maternità, grande dono (più grande della paternità, per ovvie ragioni); le donne, non possono vivere il sacerdozio, se non come credenti battezzate e cresimate, per cui ogni credente, è sacerdote, re e profeta. Ma non possono e non devono accedere al sacramento dell'Ordine. Questo ormai deve ritenersi di forza Dogmatica, dunque, indiscutibile. Piaccia o meno. Tuttavia, non si può escludere l'accesso al diaconato, per ragioni storiche. E io sarei molto favorevole. Ma mai al presbiterato, e soprattutto all'episcopato. Questo sarebbe assolutamente contrario al Vangelo.La formulazione di Giovanni Paolo II è molto importante: "La Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale". Non si tratta di non volere ma di non potere. Il Signore ha dato una forma alla Chiesa con i Dodici e poi con la loro successione, con i vescovi ed i presbiteri (i sacerdoti). Non siamo stati noi a creare questa forma della Chiesa, bensi è costitutiva a partire da Lui. Seguirla è un atto di obbedienza, nella situazione odierna forse uno degli atti di obbedienza più gravosi. Ma proprio questo è importante, che la Chiesa mostri di non essere un regime dell'arbitrio. Non possiamo fare quello che vogliamo. C'è invece una volontà del Signore per noi, alla quale ci atteniamo, anche se questo è faticoso e difficile nella cultura e nella civiltà di oggi. Tra l'altro, le funzioni affidate alle donne nella Chiesa sono talmente grandi e significative che non può parlarsi di discriminazione. Sarebbe così se il sacerdozio fosse una specie di dominio, mentre al contrario deve essere completamente servizio. Se si dà uno sguardo alla storia della Chiesa, allora ci si accorge che il significato delle donne - da Maria a Monica sino a Madre Teresa - è talmente eminente che per molti versi le donne definiscono il volto della Chiesa più degli uomini.
Circa le voci di dimissioni relative a Benedetto XVI, avrebbe il sacro santo diritto di dimettersi, se non se la sentisse più, specie per motivi di salute. Diritto, non dovere. Il dovere, per un pontefice, ci sarebbe solo forzatamente, se perdesse il senno e iniziasse a dire cose contrarie al Vangelo. Non è certamente questo il caso.