Riflessioni su croce, profezia, testimonianza...


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Benedetto
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Riflessioni su croce, profezia, testimonianza...

Messaggio da Benedetto » venerdì 5 novembre 2010, 17:00

Se riuscissimo a capire l'importanza della croce! Io ne ho tante, e me le porto, ma a volte la cosa mi pesa. Siccome io da 24 anni ho deciso di vivere alla francescana (un po' lavorando, un po' vivendo della carità della gente e un po' della Divina Provvidenza) questo mondo mi disprezza. Loro hanno il dio del lavoro, dei soldi, del sesso e del successo (le tre "s"). Uno degli dei degli atei è la cultura. Anziché informarsi sulle cose di Dio si informano sulla storia del Rinascimento e cose del genere. La cosa mi fa male. Lo so che non dovrebbe, ma io sono imperfetto. A volte, faccio questo commento con la mia amica del cuore: "Oggi mi è andata male, non mi ha denigrato nessuno." A volte le croci me le cerco, come quel giorno che sono entrato nel mio supermercato e mi è scappato di dire: "È meglio essere liberi che passarsi 40 anni dietro al banco di un supermercato." È la verità, ma non me l'hanno più perdonata. Per giunta, il mio ex-parroco, un sacerdote orionino, mi ha condannato all'inferno e mi ha messo in cattiva luce con la gente del mio vicinato. Il mio attuale parroco la pensa diversamente. Lui mi dice di fregarmene: qualche tempo prima di san Francesco, Pietro Valdo disse le stesse cose del Poverello, ma venne condannato. Essere anti-conformisti è una delle croci più grandi che si possano avere. Ma lo stesso Papa insiste che bisogna farlo. Incomprensioni, condanne, sofferenze. Persino Gesù venne tacciato di indemoniato, amico delle prostitute, pazzo. Veramente chi sceglie la via stretta deve avere una grande preparazione e una forza d'animo immensa. "Per te, Gesù, qualunque cosa."



P.S.:

Quando la gente mi attacca (di solito per vie traverse, usando l'ipocrisia) io sto zitto. Incasso e me ne vado. Oppure, se capita l'argomento, ammetto che sono un peccatore. Ma loro non mollano. Uno dei modi migliori per attirarsi delle croci è parlare delle cose di Dio. Ho un amico musulmano che lavora in un negozio di frutta e verdura. Il negozio è di proprietà di suo zio, musulmano praticante. Il nipote è soltanto il commesso: fa il Ramadan ma ho capito che della religione non gliene frega niente. Lavora 11 ore al giorno e anche Domenica mattina per 1.000 euro al mese. Io gli ho fatto capire sommessamente l'ingiustizia della cosa. Oppure, siccome ho capito che a lui (il commesso) gli intreressa soltanto cercare di fare soldi, gli dico: «Stai attento. Un giorno morirai e dovrai incontrare Allah e Lui ti dirà: "Non hai cercato me, ma hai cercato i soldi"». Questo è il miglior modo di attirarsi una croce. Ma se non lo facciamo noi cristiani, chi lo farebbe?



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Riflessioni su croce, profezia, testimonianza...

Messaggio da Venerabile Beda » venerdì 5 novembre 2010, 22:45

Penso che i "pareri non richiesti", espressi in termini individuali, rispetto al modus vivendi di ciascuno, non siano graditi a nessuno. Da chiunque siano posti in essere, non solo da cristiani. A ben guardare, nemmeno Gesù faceva una cosa del genere; sì, ha chiamato Matteo, ma non si era messo a criticare o comunque a dare consigli sul suo stile di vita: lo ha chiamato, senza esprimere giudizi. Ovviamente Matteo ha cambiato vita; ma Gesù non lo ha criticato. I giudizi, li esprime in termini generali o specifici, per gruppo (scribi e farisei), ma non in termini individuali, salvo alcune esternazioni con i più intimi (Pietro, e gli altri apostoli). E anche quando poi entra nel personale, entra nel personale a richiesta (vedi Zaccheo), non su Sua iniziativa. Su Sua iniziativa, si mantiene più o meno sul generale, dove generale non è sinonimo di generico. Ma non si sarebbe mai messo in una posizione di torto, invadendo l'individualità di una persona. Al contrario, quando un uomo gli chiede di intervenire in una disputa tra fratelli, dice: "O uomo, chi mi ha costituito giudice tra voi?"... Il Giudice dell'universo...
Figurarsi se noi ci si può permettere di fare esternazioni individuali di questo tipo. Mi pare giustissimo, se le facciamo, che ci mandino a quel paese. E non c'entra l'essere cristiani. Le persone invadenti, non piacciono a nessuno. A me non piacciono almeno. E non c'entra con la religione. I pareri, sulla mia vita privata, e sul mio modus vivendi, giusto o sbagliato che sia, li chiedo solo a determinate persone. Dei pareri di persone diverse da quelle da me stabilite, sulla mia vita, non me ne importa proprio nulla, e guai, se qualcuno si permettesse di esprimere una virgola. Così come io non mi permetto di dire nulla, in termini personali. A meno che il fatto, non acquisisca rilevanza pubblica, o riguardi un personaggio pubblico.

Inoltre, io non disprezzerei così tanto la cultura e la cultura rinascimentale. La vera cultura, porta a Dio. L'Arte, la bellezza porta Dio. L'Arte rinascimentale, e un'espressione della grandezza di Dio. Dio ama i semplici; ma non ama gli ignoranti, (se hanno avuto da Dio, con la Sua Provvidenza, la possibilità di studiare e di istruirsi). Cristo benedice il Padre per i piccoli e i semplici; non per gli ignoranti. Molta gente fa confusione. Anche san Francesco, nella sua indiscutibile semplicità era un poeta, e il Cantico di Frate Sole, è la prima poesia della Storia della Letteratura Italiana. La Cultura vera, è gradita a Dio, e se ben indirizzata, molto gradita a Dio. Diversi brani biblici, hanno una valenza letteraria notevole. Grazie anche alla cultura dello scrittore sacro, oltre che all'ispirazione divina. Se poi si riesce a far coesistere cultura e semplicità quello è il massimo. Che poi i dotti, non sempre ci riescano, è altra questione. Ma condannare o criticare la cultura in quanto tale, è sbagliato. Gesù ha chiamato Pietro, un semplice pescatore, ma ha chiamato anche Giovanni, e poi Paolo, Luca, che per il tempo, erano uomini molto dotti. E Matteo, non era certo un ignorante. E due di questi non erano solo apostoli, ma anche evangelisti (ovviamente Luca non era un apostolo).

Quanto alla questione croce...
Ogni giorno ognuno di noi ha delle croci da portarsi. E ognuno di noi, nella vita sa le croci che si deve portare. Ed è inutile cercarle, perché è più facile che sorga un giorno senza Sole, che senza croce. L'importante, è cercare di portarle se possibile, con gioia e serenità. Il riferimento agli altri, deve essere finalizzato esclusivamente alla nostra testimonianza.
La croce...
Basti pensare che "l'uomo della croce", l'ha portata in silenzio.
Quando si parla delle nostre croci, forse, dovremmo cercare di imitare questo silenzio. Circa la croce o le croci, mi piace ricordare questa preghiera di John Kennedy.... Non mi interessa di quello che si dice non si dice sui Kennedy... cosa hanno fatto cosa non hanno fatto. Peraltro sono morti.
Non è affar mio. È c'è già un Giudice competente.
So solo che questa preghiera è bellissima, e questo basta:

» Nelle Tue mani, o Dio «

Non la croce eroica, ma quella silente. Questa preghiera mi piace, perché implicitamente, invita a portare la croce, quale che sia, nello stesso modo in cui l'ha portata Cristo: in silenzio.
E forse occorre il silenzio, per descrivere la croce, o il senso della croce.
Perché la croce, esclusa la sua descrizione fisica, è indescrivibile.
E forse, solo il silenzio, rende l'idea.


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Re: Riflessioni su croce, profezia, testimonianza...

Messaggio da Benedetto » sabato 6 novembre 2010, 7:51

Caro Beda,

rispetto il tuo parere, ma non so se sono d'accordo.
Giovanni Battista attaccò duramente e personalmente Erode per la faccenda del suo matrrimonio.
Mi pare che al pozzo Gesù "scoprì" i peccati della Samaritana.
Io in genere non mi permetto mai di condannare nessuno.
Col mio amico musulmano non è successo niente. L'ho citato soltanto come esempio. Se mi sono permesso di fare molto sommessamente certe osservazioni è perché siamo amici da molto tempo. Anzi, lui mi prende sempre in giro ma io non mi offendo.
Comunque, non cerco di giustificarmi.
Può darsi benissimo che io abbia sbagliato.



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Re: Riflessioni su croce, profezia, testimonianza...

Messaggio da Venerabile Beda » sabato 6 novembre 2010, 10:17

Giovanni Battista, non era uno qualsiasi, era il il Precursore del Messia, e nella fattispecie un profeta, che aveva ricevuto un incarico ben preciso da Dio. E non tutti abbiamo incarichi speciali da Dio. "Tra i nati di donna, nessuno è più grande di Giovanni Battista". Basti solo questa frase. Nell'episodio della samaritana, Gesù rileva dei fatti. Ma non giudica. Rileva semplicemente una verità: "Quello che hai ora, non è tuo marito,", essendo il quinto marito. Ma anche se avesse detto: "Tu non hai il diritto di avere più di un marito" o frase simile, "quello" è Gesù Cristo, e lo potrebbe dire a chiunque. Quello e altro. Noi no. Quanto a te, io non conosco né te, né la confidenza che hai o meno con queste persone. Non mi permetto di giudicare. Rilevo solo un fatto oggettivo e che credo indiscutibile: a chiunque, a torto o a ragione (non importa), darebbe fastidio, e non poco, se le persone (non tu... chiunque), si permettessero di esprimere pareri non richiesti, sulla propria vita. Salvo appunto la preesistenza di un'amicizia, di una confidenza tale, che quella persona ti consenta queste esternazioni. Tu sai se col tuo amico musulmano, avevi questa confidenza (data la sua reazione da te descritta, forse no. Io so con chi mi posso permettere certe esternazioni). Dico solo, come dice la Scrittura: "Bada alle cose tue, occupati del tuo gregge". Ma non è rivolto a te. È rivolto a me, a tutti. Se abbiamo la confidenza, sì. Se abbiamo un interesse legittimo sì. Ma se non abbiamo né confidenza, né interesse legittimo, dobbiamo stare al nostro posto. Altrimenti, come minimo ci diranno: "Ma tu chi sei? Fatti gli affari tuoi e stai al tuo posto". Questo è quello che io direi. "Fate agli altri ciò che volete sia fatto a voi stessi, non fate agli altri ciò che non volete sia fatto a voi stessi". A me darebbe fastidio, quindi, io non lo faccio agli altri. E a parte questo, non metterei mai una persona, nelle condizioni, di potermi dire quella frase, con cognizione di causa. Diverso, è se per caso, ho ricevuto un incarico speciale da Dio. Ma quella è l'eccezione, non la regola. Specie dopo l'avvento di Cristo. L'era dei profeti, in linea di massima, è conclusa. Salvo alcune necessarie o utili eccezioni. Questa è l'epoca dei testimoni. I santi, testimoniano la fede; non vanno in giro a dire: "Tu non devi fare questo o quello". Se non in termini generali. È chiaro: un sacerdote o anche un credente, che parla in generale, deve dire che il divorzio è male. Perché è vero. Ma poi se ho un'amica che alla fine ha scelto di divorziare, sempre amica rimane. Se è amica, glielo dirò una e una sola volta, con rispetto: "Guarda... è sbagliato, per questo, questo e quest'altro... poi la vita è tua". Punto. Ma se non c'è la confidenza, non mi permetto nemmeno di dire questo, perché in quest'epoca, almeno nel mondo occidentale, la gente il Vangelo lo conosce, o comunque lo può conoscere. Qui, adesso, sanno benissimo quello che fanno. Dio non ci obbliga, e tanto meno noi, possiamo obbligare o importunare gli altri.


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Re: Riflessioni su croce, profezia, testimonianza...

Messaggio da Benedetto » sabato 6 novembre 2010, 10:33

Non lo so.
Certo questo è un argomento molto delicato.
Quello che dici tu è valido, ma...
Io so che col nostro battesimo abbiamo preso l'impegno di profetizzare.
Certo non si tratta di andare a spulciare i peccati di tutti e passarsi le giornate a metterli in rilievo.
Sarebbe una mancanza di carità.
Ma siamo talmente sommersi dai peccati del mondo che stare zitti...
È un po' come la questione di Pio XII: doveva parlare? Non doveva parlare?
Per me è una delle questioni molto spinose sulle quali non c'è accordo nemmeno all'interno della nostra Chiesa.
Se devo stare a sentire mons. Pronzato col suo libro "Vangeli Scomodi" il problema è che certa Chiesa non ne vuole sapere dei profeti.
Il Catechismo dice chiaramente che noi laici abbiamo il dovere di profetizzare.
Addirittura Pronzato dedica un capitolo intitolato ironicamente "Vietato applaudire i profeti".
Forse perché profetizzare attirerebbe troppe critiche sulla gente di Chiesa e una buona parte dei cristiani vogliono una Chiesa trionfalistica, amata dal mondo.
È davvero un argomento spinoso.
Personalmente rispetto il parere di tutti, ma il mio parere è che siamo chiamati a mettere i peccati in rilievo: cioè il peccato, non il peccatore.
Quando Famiglia Cristiana dice che un tale che ben conosciamo è malato e fuori controllo lo dice pubblicamente a tutto il paese.
Sbaglia? Ognuno giudichi come crede. La difficoltà sta nel fatto che il Vangelo dice di non giudicare, ma dice anche che se tuo fratello sbaglia tu vai e glielo dici. Privatamente per cominciare. È davvero un argomento sul quale non è stato ancora trovato un accordo definitivo. Perciò, dico che io faccio secondo quello che mi dice la mia coscienza. Correzione fraterna. Non perché io sia perfetto e quindi autorizzato a correggere gli altri. Siamo tutti peccatori.



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