Il caso don Aniello... valutazioni
Inviato: venerdì 22 ottobre 2010, 15:18
Nell'argomento Un sacerdote veramente in gamba, attraverso un video da noi riportato (ma adesso rimosso da youtube) abbiamo parlato di don Aniello Manganiello, un sacerdote, che predicando il Vangelo, svolgendo per bene il suo ministero, combatteva contro la Camorra. In breve, un sacerdote di Cristo, che fa per bene e fino in fondo il proprio dovere.
Ci sono state diverse polemiche, circa il suo trasferimento, da Scampia (Na), alla mitica parrocchia del Trionfale a Roma. Le polemiche, in parte, sono strumentali. È bene precisare infatti, che l'Opera don Guanella (la congregazione religiosa a cui appartiene don Aniello, e a cui quindi don Aniello ha giurato obbedienza), è molto rigida (di solito), con la questione trasferimenti. Ordinariamente, un sacerdote guanelliano, rimane in loco 3 anni. Spesso 6. Eccezionalmente 9. Nel caso di don Aniello, giustamente, è stata fatta un'eccezione ancora più corposa: 16 anni! Quindi, accusare la congregazione, di mancanza di elasticità o di non guardare al caso concreto, è assolutamente ingiusto. Non mi risulta che per nessun sacerdote guanelliano finora, si sia fatta un'eccezione così rilevante. E si ribadisce, è stato non giusto, ma giustissimo farla.
Diverso è il discorso delle modalità. E questo è il pensiero dello stesso don Aniello, che dice una cosa giusta. OK al trasferimento, ma con calma, in modo graduale, non passando il testimone da un giorno all'altro. E in effetti, dato il caso particolare, attuare una politica differente nella modalità, sarebbe stata cosa molto sensata e saggia.
Fermo restando il merito.
D'altra parte però, suona strano un ritorno al Trionfale... dove don Aniello ha operato in passato, e anche lì "con successo".
Si spera solo che dietro tutto questo, ci sia solo la volontà di fare il bene e di servire Cristo, come di solito è prerogativa (non esclusiva) dei Servi della Carità. E che non siano state prese decisioni, in virtù di qualche... intimidazione. (Se non si è pronti a morire e a soffrire per il Vangelo, è meglio cambiare "mestiere").
Si spera solo, che i riflettori non si spengano su don Aniello; il rischio che abbassati i riflettori, la Camorra traduca le sue minacce, in attentati, è reale. I riflettori puntati, come è noto, creano una sorta di scudo mediatico.
Certamente, un pezzo da 90 come don Aniello, dove lo metti gioca... e gioca bene. Peraltro, San Giuseppe al Trionfale, è terreno di gioco a lui noto.
Ci sono state diverse polemiche, circa il suo trasferimento, da Scampia (Na), alla mitica parrocchia del Trionfale a Roma. Le polemiche, in parte, sono strumentali. È bene precisare infatti, che l'Opera don Guanella (la congregazione religiosa a cui appartiene don Aniello, e a cui quindi don Aniello ha giurato obbedienza), è molto rigida (di solito), con la questione trasferimenti. Ordinariamente, un sacerdote guanelliano, rimane in loco 3 anni. Spesso 6. Eccezionalmente 9. Nel caso di don Aniello, giustamente, è stata fatta un'eccezione ancora più corposa: 16 anni! Quindi, accusare la congregazione, di mancanza di elasticità o di non guardare al caso concreto, è assolutamente ingiusto. Non mi risulta che per nessun sacerdote guanelliano finora, si sia fatta un'eccezione così rilevante. E si ribadisce, è stato non giusto, ma giustissimo farla.
Diverso è il discorso delle modalità. E questo è il pensiero dello stesso don Aniello, che dice una cosa giusta. OK al trasferimento, ma con calma, in modo graduale, non passando il testimone da un giorno all'altro. E in effetti, dato il caso particolare, attuare una politica differente nella modalità, sarebbe stata cosa molto sensata e saggia.
Fermo restando il merito.
D'altra parte però, suona strano un ritorno al Trionfale... dove don Aniello ha operato in passato, e anche lì "con successo".
Si spera solo che dietro tutto questo, ci sia solo la volontà di fare il bene e di servire Cristo, come di solito è prerogativa (non esclusiva) dei Servi della Carità. E che non siano state prese decisioni, in virtù di qualche... intimidazione. (Se non si è pronti a morire e a soffrire per il Vangelo, è meglio cambiare "mestiere").
Si spera solo, che i riflettori non si spengano su don Aniello; il rischio che abbassati i riflettori, la Camorra traduca le sue minacce, in attentati, è reale. I riflettori puntati, come è noto, creano una sorta di scudo mediatico.
Certamente, un pezzo da 90 come don Aniello, dove lo metti gioca... e gioca bene. Peraltro, San Giuseppe al Trionfale, è terreno di gioco a lui noto.