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Il Regno dei Cieli è dei violenti...

Inviato: venerdì 24 settembre 2010, 10:54
da Benedetto
. . . e i violenti lo conquistano con la forza.

Cari amici,
questa è una frase della Bibbia che mi ritorna sempre in mente.
Sono voluto andare sul sito del Vaticano a trovare cosa dice il Papa.
Ecco:

2. Quando Cristo cominciò ad annunziare il regno di Dio in mezzo a Israele, diceva così: “Il regno di Dio è vicino, convertitevi e fate penitenza” (Mc 1, 15). Allo stesso modo, il Precursore, del quale Gesù aveva fatto l’elogio - “tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista” (Mt 11, 11) - si era espresso precedentemente lungo le rive del Giordano.

Non so se ci rendiamo abbastanza conto che entrando in una comunità eucaristica occorre ascoltare anzitutto proprio questa voce, che esorta alla conversione, e rispondere alla sua chiamata. La conversione è sempre e dappertutto il punto di partenza verso il regno di Dio. Conversione significa entrare in se stessi, ritrovare se stessi nel profondo della coscienza: è un rivolgersi pieni di fiducia verso il Padre. “Ci hai creati per te e inquieto è il cuor nostro, finché non riposa in te”. Così il grande Agostino.

La prima parte della celebrazione eucaristica porta sempre alla considerazione di queste verità.

3. Perciò, all’inizio della liturgia della Messa, prima ci raccogliamo in silenzio. Questo silenzio deve servire alla “conversione” del cuore. Il regno di Dio viene a noi mediante la conversione. Così la conversione diventa quasi un ritmo normale della nostra vita, quasi un costante respiro dell’anima. Viviamo in questa consapevolezza. Viviamo costantemente convertendoci.

A volte, per convertirsi l’uomo deve risvegliare in sé quel “violento”, di cui parla Cristo; “il violento” che agisce quasi contro se stesso - contro la cupidigia, contro la superbia di questa vita, contro il peccato - ha il coraggio di “conquistare” il regno di Dio; di riaverlo nel proprio animo, di conquistarlo di nuovo. Così è stato per Agostino, il figlio di Monica, 1600 anni fa: “inquieto è il cuor nostro, finché non riposa in te”.

4. La Chiesa è il corpo di Cristo: lo è, e nello stesso tempo lo diventa continuamente. La Chiesa diventa corpo di Cristo al ritmo della conversione del cuore, che avvicina al regno di Dio. Per questo il sacramento della Penitenza è tanto importante nella vita d’ogni cristiano. Tutti siamo chiamati a dare a questo sacramento un posto centrale nella nostra vita - specialmente quando “è inquieto il nostro cuore”. Questo è il sacramento, che viene incontro alla inquietudine dei cuori umani, assetati di salvezza.

E se manca questa inquietudine? Se la coscienza si è attutita? Se qualcuno è insidiato dal “peccato contro lo Spirito Santo”? Che cosa fare allora? Allora dobbiamo tanto più implorare da Cristo di “destarci da un sonno profondo”, per ridestare dalle ceneri della coscienza quel “violento”, che è capace nuovamente di “conquistare il regno dei cieli”.

Sono meravigliosi tali risvegli. Diverse volte ho incontrato delle persone che hanno testimoniato conversioni radicali: quasi come quelle di Agostino, o Paolo di Tarso. Tali conversioni nel mondo di oggi sono possibili. E quanto ce n’è bisogno!

5. Radunati nella comunità d’Avvento, procediamo verso il regno, che è in noi e che è costantemente innanzi a noi. È un dono ed è un compito. Procediamo, ascoltando la Parola di Dio e meditandola.

Nell’odierna liturgia Dio ci parla tramite il profeta Isaia, ci parla con le parole del Salmo 144 (Sal 145), infine ci parla con il brano del Vangelo secondo Matteo. Al centro di queste parole e di queste letture è l’esortazione dell’Avvento: “Le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza” (Is 45, 8).

6. L’epoca in cui viviamo sembra lontana da questa esortazione. Non è l’uomo a prepararsi la propria sorte? Egli attende la salvezza che gli verrà dal di fuori della storia propria dell’umanità e del mondo. Sì, si “apra” la terra davanti all’uomo, affinché egli possa conoscerne le ricchezze ed esplorarle. Ma non basta ammirare le bellezze del mondo solamente ed esclusivamente in un “circuito chiuso”: il mondo - l’uomo - il mondo!

Quando il profeta grida perché si “apra la terra”, ha in mente il superamento di questo circuito. Questo circuito infatti non è chiuso. Il mondo porta in sé un incessante riferimento al Creatore, e il cuore umano “è inquieto finché non si fermi accanto a lui. Finché non si ritrovi in lui”.

7. Venendo “dal mondo”, per trovarci in questa comunità eucaristica quali discepoli di Cristo, attraversiamo la soglia. Passiamo da un mondo chiuso intorno all’uomo, a quello che si apre - mediante “il cuore”, mediante il “cuore inquieto” - verso Dio.

La liturgia ci aiuta a superare questa soglia. La parola della rivelazione divina attraverso le letture dell’Avvento schiude davanti a noi la prospettiva del regno. Mette in evidenza il fatto, che l’uomo non vive in un circuito chiuso e rimane sempre attuale l’invocazione dell’Avvento per la venuta del Messia, del Mediatore tra Dio e gli uomini, tra gli uomini e Dio. Del Cristo.

8. Non è lui soprattutto quel santissimo “violento” di tutti i tempi? Un violento che conquista il regno di Dio lungo la storia dell’umanità? In lui: in Gesù, Figlio di Maria, il regno di Dio, il regno dei cieli, è dato più pienamente all’uomo come dono! E allo stesso tempo: in lui, in Gesù Cristo, il Servo del Signore martoriato e crocifisso, lo stesso regno di Dio, il regno dei cieli, è dato all’uomo come compito.

È dato come compito, come nuova alleanza; è dato come compito e come sacramento. È dato come compito, come contenuto del discorso della montagna. È dato come compito, come il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo; come il comandamento dell’amore sociale. È dato come compito, come modello definitivo. Come una nuova civiltà e cultura. Come verità, giustizia e amore. È dato come compito, nella libertà. È dato come compito, come dignità d’ogni persona umana sin dal concepimento e fino alla morte. È dato come compito, come valore della vita e della morte. Come speranza dell’immortalità.

9. Stiamo partecipando all’Eucaristia. Si rinnova il sacrificio della redenzione. Cristo stesso lo rinnova nel sacramento del corpo e del sangue. Ascoltiamo: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo” (Gv 1, 29). Queste parole le ha già pronunciate Giovanni nel Giordano, quando ha visto per la prima volta Gesù di Nazaret. Le riascoltiamo costantemente nella liturgia. E contemporaneamente: non è lui, l’Agnello di Dio, quel santissimo “Violento” di tutti i tempi che “conquista il regno”? E non conquista proprio perché “toglie il peccato del mondo”? “Conquista” il regno di Dio, il regno dei cieli, per noi! Per ciascuno e per tutti. In lui il regno di Dio diventa un dono definitivo. E contemporaneamente un compito definitivo: di ciascuno e di tutti. La Chiesa, il Corpo di Cristo, si edifica proprio così: con questo dono e con questo compito.

10. L’Eucaristia è la comunione, Cristo ci invita. Dice: prendete e mangiate . . . prendete e bevete . . . questo è il nuovo sacramento nel mio sangue . . . Dice dunque: accettate il dono e assumete il compito! Accettate il regno come un dono datovi nel sacramento Pasquale del mio corpo e sangue. E insieme: Assumete questo regno come il compito della vostra generazione. Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura (cf. Mc 16, 15).

Nascano da questa comunione eucaristica i “miti e umili di cuore” e insieme i “violenti” che conquistano il regno. Lo conquistano in se stessi e per gli altri. Per il mondo. Poiché il mondo non è un circuito chiuso. Il mondo è chiamato alla gloria. In Gesù Cristo il regno di Dio è il suo destino

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Lo metto qui per tutti, ma soprattutto per me.
Baci e abbracci

Re: Il Regno dei Cieli è dei violenti...

Inviato: venerdì 24 settembre 2010, 11:40
da Venerabile Beda
Dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora, il Regno dei cieli subisce violenza, e i violenti se ne impadroniscono.
Matteo 11,12

L'interessante brano da te citato, è tratto da un'omelia di Giovanni Paolo II il grande, del 1986. Ora, già nel 1986, si sapeva che l'interpretazione-traduzione di questo verso, era duplice, ovvero antitetica.
Prima ipotesi interpretativa: i violenti sono "i buoni", "i credenti" (interpretazione tradizionale)
Seconda ipotesi interpretativa: i violenti sono "i cattivi", i non credenti, che non si limitano a non credere, ma che si oppongono ai credenti, e comunque al Regno di Dio (alla Sua Legge in primis).
Naturalmente, non era quella, la sede adatta per una dissertazione esegetica, e Giovanni Paolo, ha giustamente basato la sua omelia sull'interpretazione-traduzione tradizionale, in quanto gli studi filologici, erano ancora in corso d'opera, e i più recenti, dovevano ancora iniziare.
Oggi, nel 2010, quegli studi più recenti, sono stati completati. I risultati sono visibili nella nuova traduzione del testo della CEI del 2008, che è quella citata all'inizio di questo messaggio. Come si può vedere, la CEI, in base agli studi filologici più recenti, ha ritenuto di mantenere nella sostanza, la precedente traduzione-interpretazione, quella tradizionale, utilizzata da Giovanni Paolo II il grande, nell'omelia in questione.
Tuttavia, questa volta, la CEI, ha voluto commentare quel verso, con una nota, che prima si limitava a esporre sintenticamente le due ipotesi:

Nota della CEI, relativa alla nuova traduzione (2008) del versetto in questione:
Versetto difficile da interpretare; altri traducono: "Il Regno di Dio incontra opposizione, perché i violenti vi si oppongono". La violenza di cui si parla può essere l'entusiasmo dei buoni o l'avversione dei cattivi. Non può in nessun caso significare che l'ingresso del Regno, richieda qualche compromesso con la violenza, nel senso più comune del termine.
La traduzione alternativa citata nella nota della CEI, è quella utilizzata nella più recente edizione della "Bibbia Interconfessionale", ovvero, adesso è quella avallata, praticamente, da tutte le Chiese Cristiane (Cattolica inclusa), fermo restando, che non si può ancora escludere la validità dell'interpretazione-traduzione tradizionale, su cui si basa l'omelia di Giovanni Paolo II il grande, ricordiamo del 1986.


Mi sembrava opportuna questa precisazione "tecnica" onde evitare equivoci.
Detto questo, seguendo la riflessione di Giovanni Paolo II il grande, che segue l'interpretazione tradizionale, certamente, bisogna avere la stessa determinazione di un violento, per "conquistare il Regno di Dio": evitare i compromessi con il male, con il peccato, con la corruzione, il danaro, e altre forme di potere. Con i costumi: divorzio, omosessualità, aborto, adulterio. Quelli che sono pronti a morire, conquistano il Regno di Dio. Dando la vita; o come martiri, oppure dedicando la vita al Vangelo. Dove questo non è necessario sinonimo di vita consacrata, ma significa sforzarsi seriamente di vivere secondo il Vangelo.

Seguendo invece la più recente traduzione-interpretazione, sappiamo che i violenti, o meglio, "i cattivi", si oppongono con violenza all'affermazione del Regno di Dio, ovvero, all'affermazione e alla predicazione del Vangelo. Sappiamo quanti cristiani (di ogni confessione), ogni giorno vengono perseguitati e uccisi. E anche nel mondo occidentale, vediamo come si cerchi di chiudere la bocca, a chi dice la Verità, in nome del c.d. "progresso", moda, "cultura"... che sappiamo cosa produce: instabilità, immoralità, famiglie spaccate e via discorrendo. (È notizia di qualche mese fa, quella di un pastore protestante, che in Canada, nel "civilissimo" Canada, è stato arrestato solo perché predicava le Lettere di Paolo, che giustamente, affermano che l'omossessualità è male, è sbagliata, è contro natura, ed è condannata da Dio. E ancora più grave, è difendere l'omosessualità).

Chi vuole il male, si oppone all'affermazione dei princìpi del Vangelo.
Come attesta Giovanni:
Giovanni 3,19
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.

Direi che in entrambi i casi, questo ci deve spingere ad affermare sempre e con determinazione, i princìpi del Vangelo, a partire dalle nostre vite e dal nostro cuore... che poi è sostanzialmente quello che diceva, Giovanni Paolo II il grande.

Re: Il Regno dei Cieli è dei violenti...

Inviato: venerdì 24 settembre 2010, 14:09
da Benedetto
Caro Beda,

cosa posso dire?
Sei troppo forte !
Grazie del commento.
Sai, io non sono come diciamo i Testimoni di Geova nel senso che non vado a bussare alla porta della gente per portare il Vangelo.
Forse dovrei avere il coraggio di farlo.
Comunque, ogni tantio una parolina del Vangelo qua e la la metto.
Sicuramente non sempre mi è andata bene e sono stato perseguitato persino una volta da una signora cattolica perché avevo osato mostrare che per me i soldi non hanno molta importanza perché, come dice la Bibbia, l'amore dei soldi è la radice di tutti i mali.
Sono stato perseguitato ferocemente.
Ho notato che di solito la gente non adotta il confronto frontale ma, come i farisei, usa l'ipocrisia.
A faccia a faccia ti sorride ma poi aspetta che ti giri per colpirti alle spalle in modo che tu non veda chi è stato. Suona un po' paranoico ma a me è andata così.
Baci e abbracci

Re: Il Regno dei Cieli è dei violenti...

Inviato: venerdì 24 settembre 2010, 15:37
da Venerabile Beda
Questo è uno dei difetti più grandi della Chiesa (clero e laici), del nostro tempo: non andare di casa in casa... il non essere pescatori di uomini.
Invece, è esattamente questo, quello che la Chiesa dovrebbe fare, a partire dal clero.

Re: Il Regno dei Cieli è dei violenti...

Inviato: venerdì 24 settembre 2010, 15:53
da Benedetto
Sai caro Beda,
in questo momento non mi sento molto adatto per farlo.
Però potenzialmente portei fare molto, perché è una cosa che sentirei molto dentro di me, basterebbe che avessi alle spalle qualcuno come te, così in forma teologicamente, e io lo farei domani stesso.
C'è un altro problema, che adesso mia madre si arrabbierebbe troppo e mi creerei un sacco di problemi in casa.
Ma non è detta l'ultima parola.
Mi viene un senso di inferiorità quando penso che un mio amico ecuatoriano che vive anche di mendicità è autorizzato dal Comune a predicare la sua dottrina evangelica in centro e lui ci va sempre.