È giusto raccontare le ingiustizie?


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È giusto raccontare le ingiustizie?

Messaggio da Cielo » domenica 4 luglio 2010, 20:55

Secondo voi è peccato raccontare a tutti le ingiustizie che si subiscono? Facendo così, si fa pettegolezzo e di conseguenza peccato? A me sembra di si ma a volte, quando sono arrabbiata e triste, inevitabilmente... dopo mi pento!


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Venerabile Beda
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Re: È giusto raccontare le ingiustizie?

Messaggio da Venerabile Beda » domenica 4 luglio 2010, 23:09

Dipende...

In generale, denunciare il male subìto da altri, è un dovere e un diritto. Direi anzi che peccato, è non denunciare il male subìto da altri (salvo opposizione della vittima).
Parlo di denunciare... denunciare è un discorso doveroso... parlarne dipende... il male deve essere denunciato, a chi ha l'autorità per bloccarlo innanzitutto (Stato, Forze dell'ordine, Autorità in genere).
Il parlare agli altri, del male subìto da altri, può essere utile... ma dipende dallo spirito: se parliamo del male che alcune persone pongono in essere contro altri, per prendere quel comportamento come esempio da non imitare, esempio negativo, denigrando e condannando quel comportamento cattivo, quello è bene. Se riportiamo il male posto in essere da altri, perché chi ha assunto quel comportamento, si vergogni e sia denigrato, è bene.
L'affermazione della Verità, è sempre bene. Ed è bene la denuncia e lo svergognare le ingiustizie.
Se invece ne parliamo per fare pettegolezzo... be' allora la questione è diversa... Il pettegolezzo, non è mai una cosa buona. Le persone logorroiche sono detestabili, e le loquaci, fastidiose. "Le buone parole sono d'argento, il silenzio è d'oro". Parlare solo quando si dice la verità, cercando di fare molta attenzione a riportarla in modo oggettivo, senza gonfiare o alterare i fatti.
Quando si fa pettegolezzo, di solito, si finisce col gonfiare.

Quanto alle ingiustizie subìte da noi, dipende.
Perché parlo?
Perché l'ingiustizia venga bloccata e magari punita??? Bene.
Ma se l'ingiustizia è cessata da tempo, perché parlo? Per desiderio di Giustizia? È cosa buona e giusta il desiderio di Giustizia, ma il confine con la Vendetta, è sottile...
Parlare di fatti chiusi e conclusi, mi suona troppo di Vendetta, e poco di Giustizia: "Tizio nel '94 ha fatto tale cosa..." Era un altro secolo, un altro millennio, un altro decennio... Circoscriviamo il tutto al decennio... altrimenti... la vendetta si gusta fredda, non la Giustizia... ma la Vendetta non è nostra... appartiene a Dio: "A me la Vendetta: sono io che ripagherò dice il Signore". Noi abbiamo diritto, se possibile anche in questa vita, sicuramente nell'altra, alla Giustizia; ma non abbiamo diritto alla Vendetta, né in questa vita, né nell'altra. Quella appartiene solo a Dio.
In quanto vittime, abbiamo privilegi, che come testimoni non abbiamo. Abbiamo il diritto (e cristianamente il dovere) di perdonare, di non far sapere a nessuno, che Tizio o Caio, ci ha fatto un torto. Posso rinunciare a farmi giustizia in Terra, pur avendone diritto (cause legali ad es.), perché preferisco che se ne occupi Dio, sicuramente con piena Giustizia.

Anche qui dipende...
Se denunciamo un torto subìto da noi, per evitare che altri subiscano lo stesso torto, è cosa molto buona... direi doverosa...
Ma se il fatto è concluso, e non è riproducibile con altre persone, a che scopo denunciare???? (Mi riferisco qui al torto subìto da noi).
Ne posso parlare... ma perché ne parlo?
Se l'ingiustizia subìta può essere, come sopra scritto, un esempio utile agli altri, bene.
Ma se è solo pettegolezzo... lascia il tempo che trova..

Spesso però parliamo troppo, parlando per sentito dire (ma non è l'agire di Dio questo), o perché giudichiamo secondo le apparenze...
o solo perché per la nostra vanità, vorremmo far credere di avere sempre "le mani in pasta"... "sapere tutto di tutti"...


Ci sono persone che "sanno tutto di tutti", in parte perché silenziosi osservatori, in parte per rivelazione divina...
Ma i grandi uomini (e le grandi donne), che sanno tutto di tutti, di solito, sanno quello che sanno, per utilità propria. Non per la collettività. E sono grandi, perché quello che sanno degli altri, se lo portano nella tomba.

Ferma restando anche per questo, la giusta e doverosa denuncia dell'ingiustizia.

Chi non denuncia il male, è complice del male.

Tutto dipende dalle intenzioni.


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Re: È giusto raccontare le ingiustizie?

Messaggio da Guido Catolla o.p. » lunedì 5 luglio 2010, 23:31

È bello e vero quello che hai risposto Venerabile.... [k-occhioni]

propongo un compito a casa per tutti...

cercate il significato di queste due parole in ottica cristiana!

- [k-sìsì] - giustizia [k-domanda]
- [k-sìsì] - prudenza [k-domanda]

e già il trovare il significato di queste parole e il contemplarlo (speculare: riflettere con attenzione) ci aiuterà già così a darci delle risposte...


Guido C.o.p.

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Re: È giusto raccontare le ingiustizie?

Messaggio da Fernanda » martedì 6 luglio 2010, 21:51

Venerabile quanto hai scritto è bello e vero; ma a volte si parla delle ingiustizie subìte perché sanguinano ancora.



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Re: È giusto raccontare le ingiustizie?

Messaggio da Venerabile Beda » mercoledì 7 luglio 2010, 11:24

A parte l'interessante proposta di Guido, bisogna vedere perché le ingiustizie subìte, sanguinano ancora...
Perché sono ancora in atto???
Se sono ancora in atto, bisogna vedere se è possibile bloccarle, attraverso il ricorso all'autorità competente, quale che sia.
Alle volte, non è possibile.
Ci sono ad es. ingiustizie, che in Terra, non sono tutelate da nessuna autorità. In tal caso, si può fare ricorso a Dio, ma i tempi di Dio, sono più lunghi di quelli dei nostri tribunali civili e penali. Di solito. Ma da quello che ho visto sotto il cielo, la certezza della pena, è assoluta.
Ho visto la Giustizia di Dio in azione, a distanza di molti anni, contro comportamenti gravemente scorretti, posti in essere da alcune persone diversi anni prima... ma l'ho vista in azione, anche rapidamente... tutto si paga, senza eccezione... in questa vita, e/o nell'altra.
Quando non è possibile bloccare l'ingiustizia in termini umani, non rimane altro da dire, come afferma Manzoni: "Soffri e sii grande!", affidandosi a Dio.
Non dimentichiamo, a proposito della giustizia e delle ingiustizie, la parabola del giudice disonesto:
1 Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: 2 «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. 3 In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. 4 Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, 5 poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». 6 E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. 7 E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? 8 Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla Terra?».
Luca 18


Ancora...
Perché sanguina? Perché abbiamo subìto un'ingiustizia, e sebbene la cosa sia conclusa, non sappiamo voltare pagina e andare avanti??
Se è così, questo è un nostro problema. Significa che viviamo nel passato, non nel presente. Bisogna saper chiudere i conti con il passato, e andare avanti. E i conti col passato, si devono chiudere quanto prima! Come la moglie di Lot, non ci si deve voltare indietro.

Oppure sanguina, perché crediamo di aver subìto un'ingiustizia? Ma in realtà non è un'ingiustizia, ma è esattamente quello che ci meritiamo??????
E magari quella che chiamiamo ingiustizia, non è altro che la Giustizia di Dio in azione!!!!!
In riferimento alla citata parabola, se chiediamo a Dio di farci giustizia, e Dio non ci esaudisce, forse proprio non esaudendoci, sta facendo Giustizia, perché quella cosa ce la meritiamo!
E se non la meritiamo, ci produrrà comunque un vantaggio.

Alle volte presumiamo di avere diritti, o titolarità, che in realtà non abbiamo. Oppure, confondiamo diritti o titolarità temporanee, con diritti e titolarità definitive.


Non mi ricordo quale santo o santa diceva: "Non si muove una foglia che Dio non voglia".
E più precisamente santa Caterina, diceva: "Ci sono cose che Dio vuole, e cose che Dio permette".

Se Dio permette una certa ingiustizia, significa che ce la meritiamo.
Di solito. Se oggettivamente non ce la meritiamo, quell'ingiustizia subìta ingiustamente, è il nostro passaporto d'oro, per il Paradiso.

L'accettazione di un'ingiustizia (senza ovviamente diventare complici del male: denunciare sempre all'autorità, specie se domani ci possono essere altre vittime!), è la cosa che ci rende più simili a Cristo, che essendo il Giusto, ha pagato ingiustamente, per peccati che non aveva commesso.

Ecco perché Pietro nelle sue lettere, invita a non opporsi alle ingiustizie... in questo senso.

Ovviamente, qui siamo su un livello superiore, a cui non tutti riusciamo ad arrivare.


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