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È giusto raccontare le ingiustizie?

Inviato: mercoledì 7 luglio 2010, 22:00
da Venerabile Beda
Se ho capito bene, Cielo poneva l'accento sul pentirsi di riferire certi fatti, non sul perdono in sé.

La questione è complessa.
Ci sono due tipi di perdono, e due modalità di perdono.


1° tipo: ti perdono, quindi non ti odio e non ho rancore per te
2° tipo: ti perdono, quindi non ti odio, non ho rancore per te, e torno a volerti bene (questo è il livello più difficile)
1a modalità: pur senza odio e senza rancore, se impegni sociali o personali (es, lavoro, famiglia) non lo richiedono, si interrompe la frequentazione
2a modalità: è necessario per lavoro o famiglia, mantenere la frequentazione.


È evidente, che il primo tipo e la prima modalità, sono la forma di perdono più semplice. Alla fine, basta avere un cenno di Cristo nel cuore, per non portare odio e rancore. Non ti odio, non ho rancore, ma non dobbiamo nemmeno andare a mangiare insieme. È "abbastanza facile".

È il secondo tipo unito alla seconda modalità la cosa "allucinante"...

È lì, se mia moglie mi tradisce, riuscire a perdonarla, a non odiarla, e tornarla ad amare, convivendoci!
Quello è il perdono perfetto.

E parlo per esperienza vissuta sulla mia pelle: è umano, in questo caso, pentirsi di perdonare!!! Specie se la persona in questione, dopo essere stata perdonata da te, continua a sbagliare...

E viene la rabbia...

E allora capisco Cielo... parlarne a tutti, per svergognare quella persona e denigrarla. È umano.

Ma alla fine, pensandoci bene, noi non facciamo esattamente la stessa cosa con Dio?


Quante volte, mi vado a confessare sempre per lo stesso peccato? Sempre lo stesso!
E Dio mi perdona sempre, direi quasi già prima che vada a confessarmi...

Si diventa furiosi, quando subiamo ingiustizie che noi non poniamo in essere verso gli altri.
Ma non facciamo noi lo stesso verso Dio?

Allora chi sono io mortale, per non perdonare?

E se pur perdonando, Dio, con tutti i Suoi mezzi, iniziasse a sparlare di me? A far sapere tutti i miei difetti? Lui non lo fa!

Noi dobbiamo cercare di trattare gli altri, come Dio tratta noi. E di fatto, Dio ci perdona sempre, anche se facciamo sempre lo stesso errore!

Se Dio per un solo attimo, smettesse di amarci, moriremmo.

Questo non significa, che perdonare possa essere facile, e che non produca, paradossalmente pentimenti.
Ma se perdoniamo davvero a qualcuno, e quel qualcuno, ci fa pentire di aver perdonato... direi che il problema è di quel qualcuno, non nostro...

Perché dovremo rendere conto, di come abbiamo trattato il nostro prossimo, anche se abbiamo abusato del suo perdono!


Alla fine, niente è facile...

Ma la forza, e la stabilità, la possiamo trovare solo in noi stessi, in particolare, quando in noi stessi, riusciamo a trovare Cristo.

Re: È giusto raccontare le ingiustizie?

Inviato: giovedì 8 luglio 2010, 21:39
da Cielo
Se una persona che mi ha ferito mi chiede scusa o agisce come se mi avesse chiesto scusa io lo perdono subito.
Mi riesce difficile invece perdonare a colui/colei che continua a farmi del male e lo sa.
Come faccio a perdonarlo/a?


Mi sforzo e Dio lo sa', ma è dura.

Re: È giusto raccontare le ingiustizie?

Inviato: venerdì 9 luglio 2010, 15:10
da Fernanda
Hai ragione Cielo! È per questo che bisogna chiedere aiuto a Dio; dove non arriviamo noi c'è Lui e poi non ti scordar che c'è il sacramento della confessione in cui con molta umiltà e sincerità ci si riconosce di non essere........... santi.

Re: È giusto raccontare le ingiustizie?

Inviato: sabato 10 luglio 2010, 17:48
da Venerabile Beda
Cielo ha scritto:Se una persona che mi ha ferito mi chiede scusa o agisce come se mi avesse chiesto scusa io lo perdono subito.
Mi riesce difficile invece perdonare a colui/colei che continua a farmi del male e lo sa.
Come faccio a perdonarlo/a?


Mi sforzo e Dio lo sa', ma è dura.

Il Vangelo, dice di perdonare il nostro fratello 70 volte sette, se questo dice "Mi pento", ovvero se chiede scusa. Non di perdonarlo incondizionatamente. Il perdono cristiano, è subordinato al riconoscere l'errore, e a scusarsi per l'errore. Questo in linea generale.

Poi, chi riesce a raggiungere i livelli più alti, riesce a perdonare anche senza il "Mi pento". È questo rientra nel nostro dovere, parlando di perdono, come sinonimo di zero rancore.

Che ci siano le scuse o meno, non dobbiamo portare rancore. Verso le persone. Legittima e ammirevole, la rabbia verso il male, e verso le ingiustizie.

Quanto alla possibilità di tornare ad amare quella persona, a frequentarla, quella esige:

- riconoscimento dell'errore
- richiesta formale e sostanziale di scuse (deve dire "Mi pento", come attesta il Vangelo)
- impegno a cambiare


altrimenti, "si scuote la polvere dai calzari"... certamente senza portare odio o rancore, ma si scuote la polvere. Se socialmente possibile (no lavoro, no legami familiari).

"Se il tuo fratello dice «mi pento», tu gli perdonerai".

Non, «Gli perdonerai in ogni caso».

Come dovere.

Come facoltà, se siamo vittime, abbiamo diritto a perdonare chi ci pare. E perdonare incondizionatamente, è una cosa sicuramente gradita a Dio, a condizione che questo perdono incondizionato, non produca ingiustizia. Se perdòno chi tenta di uccidermi, e pur potendo bloccare questa persona, in nome del mio perdono non viene bloccata, e questa persona uccide altre persone, sono io il responsabile. La Carità, si deve sempre coniugare con la Giustizia e con la Verità, altrimenti, non è Carità, non è Amore.

Il Cristianesimo, ci chiede sì di amare i nostri nemici. Ma non di diventare complici del male.
E ci chiede di amare il nostro prossimo come noi stessi, non più di noi stessi.

Tenendo presente tutte queste cose, è evidente, che un perdono incondizionato, che non lede la Giustizia, sarà una cosa (se consapevole), molto gradita a Dio, e diventa un lascia passare formidabile.

Ma il nostro dovere di perdono, in generale, è subordinato alla richiesta di perdono stesso: "Se dice «Mi pento», tu gli perdonerai".

Molto dipende anche dalla coscienza e dalla sensibilità di ognuno.

È giusto raccontare le ingiustizie?

Inviato: lunedì 12 luglio 2010, 23:10
da Gemma
Venerabile Beda ha scritto:Dipende...

In generale, denunciare il male subìto da altri, è un dovere e un diritto. Direi anzi che peccato, è non denunciare il male subìto da altri (salvo opposizione della vittima).
Parlo di denunciare... denunciare è un discorso doveroso... parlarne dipende... il male deve essere denunciato, a chi ha l'autorità per bloccarlo innanzi tutto (Stato, Forze dell'ordine, Autorità in genere).
Il parlare agli altri, del male subìto da altri, può essere utile... ma dipende dallo spirito: se parliamo del male che alcune persone pongono in essere contro altri, per prendere quel comportamento come esempio da non imitare, esempio negativo, denigrando e condannando quel comportamento cattivo, quello è bene. Se riportiamo il male posto in essere da altri, perché chi ha assunto quel comportamento, si vergogni e sia denigrato, è bene.
L'affermazione della Verità, è sempre bene. Ed è bene la denuncia e lo svergognare le ingiustizie.
Se invece ne parliamo per fare pettegolezzo... be' allora la questione è diversa... Il pettegolezzo, non è mai una cosa buona. Le persone logorroiche sono detestabili, e le loquaci, fastidiose. "Le parole sono d'argento, il silenzio è d'oro". Parlare solo quando si dice la verità, cercando di fare molta attenzione a riportarla in modo oggettivo, senza gonfiare o alterare i fatti.
Quando si fa pettegolezzo, di solito, si finisce col gonfiare.

Quanto alle ingiustizie subìte da noi, dipende.
Perché parlo?
Perché l'ingiustizia venga bloccata e magari punita??? Bene.
Ma se l'ingiustizia è cessata da tempo, perché parlo? Per desiderio di Giustizia? È cosa buona e giusta il desiderio di Giustizia, ma il confine con la Vendetta, è sottile...
Parlare di fatti chiusi e conclusi, mi suona troppo di Vendetta, e poco di Giustizia: "Tizio nel '94 ha fatto tale cosa..." Era un altro secolo, un altro millennio, un altro decennio... Circoscriviamo il tutto al decennio... altrimenti... la vendetta si gusta fredda, non la Giustizia... ma la Vendetta non è nostra... appartiene a Dio: "A me la Vendetta: sono io che ripagherò dice il Signore". Noi abbiamo diritto, se possibile anche in questa vita, sicuramente nell'altra, alla Giustizia; ma non abbiamo diritto alla Vendetta, né in questa vita, né nell'altra. Quella appartiene solo a Dio.
In quanto vittime, abbiamo privilegi, che come testimoni non abbiamo. Abbiamo il diritto (e cristianamente il dovere) di perdonare, di non far sapere a nessuno, che Tizio o Caio, ci ha fatto un torto. Posso rinunciare a farmi giustizia in Terra, pur avendone diritto (cause legali ad es.), perché preferisco che se ne occupi Dio, sicuramente con piena Giustizia.

Anche qui dipende...
Se denunciamo un torto subìto da noi, per evitare che altri subiscano lo stesso torto, è cosa molto buona... direi doverosa...
Ma se il fatto è concluso, e non è riproducibile con altre persone, a che scopo denunciare? (Mi riferisco qui al torto subìto da noi).
Ne posso parlare... ma perché ne parlo?
Se l'ingiustizia subìta può essere, come sopra scritto, un esempio utile agli altri, bene.
Ma se è solo pettegolezzo... lascia il tempo che trova..

Spesso però parliamo troppo, parlando per sentito dire (ma non è l'agire di Dio questo), o perché giudichiamo secondo le apparenze...
o solo perché per la nostra vanità, vorremmo far credere di avere sempre "le mani in pasta"... "sapere tutto di tutti"...


Ci sono persone che "sanno tutto di tutti", in parte perché silenziosi osservatori, in parte per rivelazione divina...
Ma i grandi uomini (e le grandi donne), che sanno tutto di tutti, di solito, sanno quello che sanno, per utilità propria. Non per la collettività. E sono grandi, perché quello che sanno degli altri, se lo portano nella tomba.

Ferma restando anche per questo, la giusta e doverosa denuncia dell'ingiustizia.

Chi non denuncia il male, è complice del male.

Tutto dipende dalle intenzioni.
Questo me lo stampo. È verissimo, in ogni virgola.