Re: I consigli del prete durante la Confessione
Inviato: sabato 22 agosto 2009, 15:47
Certo Luigi però qua bisognerebbe riallacciarsi un attimo con quello che ho scritto prima.... Nella sua prima epistola Giovanni afferma: “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità”. Ma a chi li dovevano confessare quei peccati?
A Dio certamente, perché come avevo scritto sopra egli dice che se essi - quindi lui si includeva - li confessavano a Dio egli nella sua fedeltà e giustizia glieli avrebbe rimessi e li avrebbe purificati da ogni iniquità. Non può essere altrimenti perché Giovanni stesso sapeva che Gesù aveva loro detto che quando pregavano dovevano dire: “Padre nostro che sei nei cieli... rimettici i nostri debiti” e quindi si dovevano rivolgere direttamente a Dio.
Venendo a Giacomo, egli scrisse una lettera alle dodici tribù della dispersione nella quale disse le seguenti cose: “Donde vengon le guerre e le contese fra voi? Non è egli da questo: cioè dalle vostre voluttà che guerreggiano nelle vostre membra? Voi bramate e non avete; voi uccidete ed invidiate e non potete ottenere; voi contendete e guerreggiate... O gente adultera, non sapete voi che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio....”. Ora, secondo la teologia romana quei credenti dopo il battesimo s’erano resi colpevoli di peccati ‘mortali’, uccidevano, invidiavano, erano diventati amici del mondo e nemici di Dio. Ci si aspetterebbe dunque che Giacomo dicesse loro di andarsi a confessare dagli apostoli o dagli anziani della Chiesa. Ma ancora una volta di questa confessione non c’è il minimo accenno, infatti l’apostolo scrive subito dopo: “Appressatevi a Dio, ed Egli si appresserà a voi. Come mai?
A Dio certamente, perché come avevo scritto sopra egli dice che se essi - quindi lui si includeva - li confessavano a Dio egli nella sua fedeltà e giustizia glieli avrebbe rimessi e li avrebbe purificati da ogni iniquità. Non può essere altrimenti perché Giovanni stesso sapeva che Gesù aveva loro detto che quando pregavano dovevano dire: “Padre nostro che sei nei cieli... rimettici i nostri debiti” e quindi si dovevano rivolgere direttamente a Dio.
Venendo a Giacomo, egli scrisse una lettera alle dodici tribù della dispersione nella quale disse le seguenti cose: “Donde vengon le guerre e le contese fra voi? Non è egli da questo: cioè dalle vostre voluttà che guerreggiano nelle vostre membra? Voi bramate e non avete; voi uccidete ed invidiate e non potete ottenere; voi contendete e guerreggiate... O gente adultera, non sapete voi che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio....”. Ora, secondo la teologia romana quei credenti dopo il battesimo s’erano resi colpevoli di peccati ‘mortali’, uccidevano, invidiavano, erano diventati amici del mondo e nemici di Dio. Ci si aspetterebbe dunque che Giacomo dicesse loro di andarsi a confessare dagli apostoli o dagli anziani della Chiesa. Ma ancora una volta di questa confessione non c’è il minimo accenno, infatti l’apostolo scrive subito dopo: “Appressatevi a Dio, ed Egli si appresserà a voi. Come mai?