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Re: Se Dio è amore

Inviato: giovedì 23 aprile 2009, 10:49
da Venerabile Beda
Chi paga per l'eternità, paga perché per sua libera scelta, rifiuta Dio...
In fondo, non è Dio che ci condanna; siamo noi che ci condanniamo, con le nostre scelte (quando si sceglie davvero il male; non si parla di male maluccio; ma di male male; chi per avidità, ha costruito case che non dovevano essere costruite, provocando la morte di persone, se non ha il minimo pentimento, pagherà, tanto per fare un esempio attuale; e chi dice: "la cosa importante è che io stia bene (economicamente) non importa come", pagherà per l'eternità, perché mette se stesso, al di sopra di Dio: Non avrai altro Dio all'infuori di me.
Ovviamente, se consapevole. Libera e consapevole scelta del male.

Quanto al discorso fede, Cristianesimo (nelle varie confessioni) o altro...
Noi saremo giudicati sulla base di ciò che abbiamo avuto...

Se abbiamo ricevuto il Dono del Cristianesimo, saremo giudicati secondo quel dono che ci è stato dato; se siamo islamici, saremo giudicati secondo quei parametri.
Se siamo dei "selvaggi", saremo giudicati secondo la Legge positiva naturale, cioè quella Legge naturale, messa da Dio, nel cuore dell'uomo, indipendentemente dalla fede e dalla cultura.
L'uomo, nel suo cuore, lo sa che: uccidere, rubare, tradire, mentire ecc. è sbagliato.
Quale che sia la sua fede, o la sua cultura, lo sa.
Sa che l'egoismo, è sbagliato.
E sa, che l'avidità, porta all'egoismo.
Oltre che a instabilità psichiche: "aspettative non realistiche" circa la realizzazione nella vita, è un disturbo psicologico, di cui molte persone oggi sono affette. E queste persone, per realizzare queste aspettative, che non sono alla loro portata fanno male o a se stesse (usura, prestiti, debiti), o agli altri (avidità, truffe, frodi ecc.).
Ovviamente, Dio sa, se e quanto ogni persona, è responsabile nella fattispecie...


Come diceva san Giovanni della Croce:
Alla sera della vita, saremo giudicati sull'Amore.
Chi non ama, pur potendo, è ingiusto.
Ed ecco Giustizia e Amore.


Una cosa è abbastanza certa. La dannazione eterna consiste in un assoluto e totale rifiuto di Dio, e della Sua Legge (a qualunque livello noi riusciamo a percepirla). Se noi non Gli lasciamo nemmeno uno spiraglio... be', siamo noi che ce la cerchiamo; perché ci ha creati liberi.

Re: Se Dio è amore

Inviato: giovedì 28 maggio 2009, 11:21
da Miriam
Altra domanda non so se l'avete mai sentita: "Se Dio è amore perché ci sono le malattie e la sofferenza?"

Re: Se Dio è amore

Inviato: martedì 2 giugno 2009, 10:21
da Fanny
Il dolore, la sofferenza è lo stato d'animo più duro per la nostra coscienza. Proprio perché Dio è il Signore di chiunque non può evitare a tutti il dolore e la sofferenza. A qualcuno deve toccare ed il perché tocchi a me, a te, alle persone a noi care, è un interrogativo al quale nei momenti poco sereni non riesco a dare una risposta. Succede e basta ed è duro accettarlo. Nei momenti più sereni riesco a credere che la sofferenza, le malattie, il dolore sono una condizone speciale, un segno distintivo, una dura prova da superare in vista di qualcosa che ancora non mi è chiaro ma che spero, e soprattutto credo, quel giorno, quando tornerò al Padre, riuscirò a definire.


Posto di seguito un articolo che può aiutarci a darci una risposta a questo interrogativo.

BENEDETTO XVI - Fatti per la vita. Gli uomini, la sofferenza e la malattia
[Dall'Angelus del 1° febbraio]


Di fronte alla sofferenza, al dolore, alla morte, quante volte abbiamo sentito dire che vane sono state le preghiere. L’angoscia e il dubbio lentamente trovano spazio e ci domandiamo: perché Dio ha voluto questo? È davvero questa la sua volontà? Domande, interrogativi che papa Benedetto mette in evidenza nella sua riflessione domenicale, dedicata alla Giornata mondiale del malato, 11 febbraio. E questo perché nella cultura del nostro tempo, il tema della sofferenza e della morte è praticamente rimosso: se ne parla solo occasionalmente. Gli ultimi giorni dell’esistenza terrena si consumano quasi sempre in ospedale, certo per dare migliori cure alla persona cara. Ma è indubbio che essendo “lontano” da casa il malato, la malattia diventa un qualcosa di “lontano da noi”. E poi la medicina con le sue sempre nuove capacità ci porta a considerare la malattia un incidente di facile soluzione, prospettandoci quasi una sorta di immortalità fisica. Salvo poi accorgerci che non è sempre così.
Per questo la civiltà di una società si misura anche dalla sua capacità di salvaguardare, accompagnare e proteggere colui che ha bisogno di cure e di assistenza, soprattutto le persone più deboli e coloro che sono maggiormente in difficoltà. Nell'Angelus domenicale papa Benedetto ricorda come nei Vangeli ci viene presentata l’esperienza della guarigione di molti malati da parte di Cristo. Ed è proprio attraverso queste guarigioni che Cristo ci invita a riflettere sul senso e sul valore della malattia, in ogni situazione in cui l’essere umano può trovarsi.

“Nonostante che la malattia faccia parte dell’esperienza umana, ad essa non riusciamo ad abituarci, non solo perché a volte diventa veramente pesante e grave, ma essenzialmente perché siamo fatti per la vita, per la vita completa”. Così quando ci troviamo di fronte alla morte o alla sofferenza non troviamo quasi le parole e non ci basta pensare a Dio come pienezza di vita. Ma Gesù non lascia dubbi, dice il Papa: Dio “è il Dio della vita, che ci libera da ogni male. I segni di questa sua potenza d’amore sono le guarigioni che compie: dimostra così che il Regno di Dio è vicino restituendo uomini e donne alla loro piena integrità di spirito e di corpo”. Ma queste guarigioni sono segni da interpretare; segni che ci guidano verso Dio “e ci fanno capire che la vera e più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte di verità e di amore. E solo la riconciliazione con Dio può donarci la vera guarigione, la vera vita, perché una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita”.
Dietro la sofferenza c’è sempre un volto di uomo e di donna, un volto segnato dal dolore, rigato dalle lacrime; il volto di un padre, di una madre, di un marito, di una moglie, di un figlio, di un amico.

Ma la morte resta, esiste. Tutti gli esseri umani devono morire. “Perché Dio lo vuole?” si chiede il cardinale Carlo Maria Martini nelle sue “Conversazioni notturne a Gerusalemme”. E spiega: “Con la morte di suo figlio avrebbe potuto risparmiare la morte agli altri uomini. Soltanto in seguito un concetto teologico mi è stato di aiuto nel mio travaglio: senza la morte non saremmo in grado di dedicarci completamente a Dio. Terremmo aperte delle uscite di sicurezza, non sarebbe vera dedizione. Nella morte, invece, siamo costretti a riporre la nostra speranza in Dio e a credere in lui. Nella morte spero di riuscire a dire questo si a Dio”.

La morte, la sofferenza. Le cronache di questi giorni ci portano storie di vite spezzate, violate; ci dicono di uomini che per gioco bruciano un altro uomo; ci raccontano, infine, della lotta silenziosa di una donna che, da 17 anni in coma, continua a dare piccoli segni di vita. Dice il Papa: “Preghiamo per tutti i malati, specialmente per quelli più gravi, che non possono in alcun modo provvedere a se stessi, ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui: possa ciascuno di loro sperimentare, nella sollecitudine di chi gli è accanto, la potenza dell’amore di Dio e la ricchezza della sua grazia che ci salva”.

Angelus, dicevamo, che ricorda la Giornata del malato, e che quest’anno, nel messaggio, il Papa mette in primo i bambini, le creature più deboli e indifese. Piccoli esseri umani malati e sofferenti, “che portano nel corpo le conseguenze di malattie invalidanti” e che lottano con mali ancora inguaribili. Bambini feriti nel corpo e nell’anima “a seguito di conflitti e guerre”, vittime innocenti dell’odio di insensate persone adulte. I ragazzi di strada, “privati del calore di una famiglia e abbandonati a se stessi”; bambini violati nella loro innocenza “da gente abietta”; bambini, ancora, “che muoiono a causa della sete, della fame, della carenza di assistenza sanitaria, come pure i piccoli esuli e profughi dalla propria terra”.

Se Dio è il Dio della vita che ci libera da ogni male, questo significa che non abbandona mai i suoi figli nella prova, “ma sempre li rifornisce di mirabili risorse di cuore e di intelligenza per essere in grado di fronteggiare adeguatamente le difficoltà della vita”. Allora è importante affermare con forza “l’assoluta e suprema dignità di ogni vita umana”.

Di qui, infine, la preghiera del Papa, all’Angelus, per “tutti i malati, specialmente per quelli più gravi, che non possono in alcun modo provvedere a se stessi, ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui: possa ciascuno di loro sperimentare, nella sollecitudine di chi gli è accanto, la potenza dell’amore di Dio e la ricchezza della sua grazia che salva”.

Re: Se Dio è amore

Inviato: martedì 2 giugno 2009, 11:36
da Mary
Saper che Dio è Amore è una novità, non è scontato... lo abbiamo sentito parecchie volte, ma ogni volta che lo si sente è sempre novità e mi stupisco di quanto possa essere grande e immenso il suono di queste due paroline: Dio è Amore!
Che bello mi riempie di gioia il fatto di sapere che Lui mi ami nonostante io lo prendo per scontato, non lo è affatto!
Dio Tu sei Amore infinito e il Tuo amore per me è grande più di quanto la mia testa possa contenere!