Re: Cosa vi aspettate dai sacerdoti?
Inviato: mercoledì 4 marzo 2009, 10:14
Mi faccio aiutare dalle parole del mio migliore amico per ricordare quali sono le qualità del sacerdote che apprezzo di più.
Riassumendo il suo principio direi che: il prete è un uomo, il prete è un uomo di Dio, il prete è un uomo per gli uomini.
Il prete è un uomo vuol dire che la sua umanità non nasce per incanto o magia ma da un famiglia alle spalle, con la sua forza di volontà e anche con la sua fragilità che lo porta a chiedersi a volte:"Signore perché proprio io?"
È un uomo che fa esperienza del peccato e del perdono per esaltare poter esaltare la fiducia che Dio ha posto in lui e poterlo ringraziare con le parole del salmo "il Signore è buono e grande nell'amore".
Il prete è quindi un uomo di Dio. Ogni mattina rinnova la sua promessa d'amore a Lui. Dio è persona che si propone in una relazione. La preghiera che il sacerdote gli offre nel silenzio ogni giorno plasma questo rapporto. Lui parla di Dio con sicurezza perché vive il rapporto il primis con Lui questo è il segreto della "diversità carismatica" del sacerdote. Il prete è colui che ha accettato per sempre la presenza del divino nella sua vita quotidiana che non sempre è perfetta e si fa aiutare da Dio a ritrovare grazia e consolazione.
Il prete, in ultimo, ma non meno importante è uomo per gli uomini. Rubo ancora due frasi che mi sono rimaste profondamente nel cuore per definire questo aspetto. La prima: "Di me posso dirvi che mi feci prete per voi / per diventare, in mezzo alle vostre vite, forse una spina/che vi faccia ricordare continuamente che/ lo vogliate o noi…vi faccia piacere o no…/esiste un Dio lassù che vi ama/ e che c'è un sangue che è stato sparso per voi!» " Questo è il segreto della sua forza arrivare al cuore dell'uomo anche quando fatica e rifiuta Dio parlargli con amore affinché raggiunga l'Amore divino e si lasci abbracciare dal Padre.
Il prete è chiamato anzitutto ad annunciare la bellezza e la gioia del Dio di Gesù Cristo: l'ottimismo della Grazia, la felicità di essere perdonati e amati, di essere liberati e beati. Non un Cristianesimo nevrotico, ma un umanesimo finalmente cristificato non con la paura dell'inferno e il complesso angosciante dei peccati, ma con la beatitudine e la pace di poter possedere il paradiso, già qui, già ora, perché figli amati e redenti. Se ci sentiamo figli, possiamo poi essere fratelli… la paternità del sacerdote diventa riflesso del volto paziente e misericordioso di Dio che è padre.
Auguro a tutti i sacerdoti presenti nel forum e a tutti i sacerdoti del mondo buon cammino verso questa strada perché sono certa che la loro vocazione con queste indicazioni non smetterà mai di dare grandi frutti.
Carissimo don Luca mi rivolgo a te visto che hai proposto tu questo tema spero di averti risposto abbastanza anche se conoscendoti ho avuto modo di vedere queste doti in te. Sono certa che nel tempo, se lo vorrai, queste qualità cresceranno rendendonti davvero un sacerdote pieno di grande grazia verso te stesso, Dio e i fratelli.
per avermi fatta riflettere su cosa cerco nel sacerdote quando lo cerco come figura per camminare insieme nel confronto delle reciproche scelte vocazionali.
Riassumendo il suo principio direi che: il prete è un uomo, il prete è un uomo di Dio, il prete è un uomo per gli uomini.
Il prete è un uomo vuol dire che la sua umanità non nasce per incanto o magia ma da un famiglia alle spalle, con la sua forza di volontà e anche con la sua fragilità che lo porta a chiedersi a volte:"Signore perché proprio io?"
È un uomo che fa esperienza del peccato e del perdono per esaltare poter esaltare la fiducia che Dio ha posto in lui e poterlo ringraziare con le parole del salmo "il Signore è buono e grande nell'amore".
Il prete è quindi un uomo di Dio. Ogni mattina rinnova la sua promessa d'amore a Lui. Dio è persona che si propone in una relazione. La preghiera che il sacerdote gli offre nel silenzio ogni giorno plasma questo rapporto. Lui parla di Dio con sicurezza perché vive il rapporto il primis con Lui questo è il segreto della "diversità carismatica" del sacerdote. Il prete è colui che ha accettato per sempre la presenza del divino nella sua vita quotidiana che non sempre è perfetta e si fa aiutare da Dio a ritrovare grazia e consolazione.
Il prete, in ultimo, ma non meno importante è uomo per gli uomini. Rubo ancora due frasi che mi sono rimaste profondamente nel cuore per definire questo aspetto. La prima: "Di me posso dirvi che mi feci prete per voi / per diventare, in mezzo alle vostre vite, forse una spina/che vi faccia ricordare continuamente che/ lo vogliate o noi…vi faccia piacere o no…/esiste un Dio lassù che vi ama/ e che c'è un sangue che è stato sparso per voi!» " Questo è il segreto della sua forza arrivare al cuore dell'uomo anche quando fatica e rifiuta Dio parlargli con amore affinché raggiunga l'Amore divino e si lasci abbracciare dal Padre.
Il prete è chiamato anzitutto ad annunciare la bellezza e la gioia del Dio di Gesù Cristo: l'ottimismo della Grazia, la felicità di essere perdonati e amati, di essere liberati e beati. Non un Cristianesimo nevrotico, ma un umanesimo finalmente cristificato non con la paura dell'inferno e il complesso angosciante dei peccati, ma con la beatitudine e la pace di poter possedere il paradiso, già qui, già ora, perché figli amati e redenti. Se ci sentiamo figli, possiamo poi essere fratelli… la paternità del sacerdote diventa riflesso del volto paziente e misericordioso di Dio che è padre.
Auguro a tutti i sacerdoti presenti nel forum e a tutti i sacerdoti del mondo buon cammino verso questa strada perché sono certa che la loro vocazione con queste indicazioni non smetterà mai di dare grandi frutti.
Carissimo don Luca mi rivolgo a te visto che hai proposto tu questo tema spero di averti risposto abbastanza anche se conoscendoti ho avuto modo di vedere queste doti in te. Sono certa che nel tempo, se lo vorrai, queste qualità cresceranno rendendonti davvero un sacerdote pieno di grande grazia verso te stesso, Dio e i fratelli.
per avermi fatta riflettere su cosa cerco nel sacerdote quando lo cerco come figura per camminare insieme nel confronto delle reciproche scelte vocazionali.