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La felicità non è un caos

Inviato: venerdì 2 ottobre 2009, 5:04
da Fernando
Come "copia e incolla" è un po' lungo ma vi invito a leggerlo, questo articolo mi ha colpito molto!



La felicità non è un caos
Di Ferdinando Camon
Avvenire – 28/09/09
«Il giorno più brutto della mia vita? Quando papà e mamma si sono separati»: la bambina che mi parla così ha 7 anni, dunque siamo arrivati ai tempi in cui una bambina di 7 anni cataloga i giorni brutti della sua vita, e stabilisce qual è il peggiore? E se il giorno in cui papà e mamma si son separati è il più brutto, ci potrà mai essere, in futuro, un giorno ancora più brutto? Si: «Quando il papà o la mamma avranno un nuovo fidanzato».
La bambina è la prima della classe, scrive perfino delle poesie. Senza rima, ma ormai chi usa più la rima? Leggevo, ieri, che ci sono bambini per i quali avere tre o quattro genitori è una festa: si divertono di più. Se poi i nuovi genitori hanno dei bambini, i figli nati dai due-tre matrimoni formano una squadra, giocano sempre, è come se fossero continuamente al parco. Questo leggevo. Ma la mia esperienza non me lo conferma. Ogni tanto la madre della bambina che ho introdotto all’inizio di questo articolo fa qualche viaggio, per stare in pace col nuovo compagno, e per non far sentire l’abbandono alla figlia la chiama col cellulare, e la prima risposta della figlia è: «Dove sei? sei sola? o sei con X?». La piccola ha un’ossessione: che la madre introduca un nuovo marito, e cioè un nuovo padre. Il bambino sente padre-madre come una coppia perfetta, si sente il frutto di una perfezione.
Se la coppia si spacca, nel bambino s’infiltra un’autosvalutazione, si sente frutto di un errore. Avevo un amico che era uscito di casa, viveva con un’altra donna, e da queste donna ebbe un nuovo figlio. Il figlio avuto dalla moglie precedente andò a trovarlo, stava al quinto piano, guardò il fratellastro in culla, uscì sul terrazzino e si buttò. Ricordi come questo, di figli finiti male o sbandati perché papà e mamma si son separati, a una certa età si fan numerosi.
Leggo che son nati termini nuovi, per indicare i nuovi ruoli introdotti col secondo o terzo matrimonio: "papigno", "mammastra", "cugipote". Non vedo la scia di affettività che questi termini si trascinano dietro. "Papigno" è il maschile di "matrigna", e la matrigna sta nelle favole come l’incarnazione del peggior male che l’inconscio delle bambine teme: è l’anti-madre. So che le matrigne eccellenti non sono poche, ma so che le bambine con questo terrore sono molte. E "papigno" è un neologismo funebre. In genere la matrigna appare quand’è morta la madre, se c’è il papigno vuol dire che non c’è il papà. Il figlio c’è perché c’è la mamma che lo ha voluto.
Se c’è la "mammastra" ci sono altri figli che lei ha voluto, non tu. La famiglia allargata è un caos generazionale, ma anche lessicale. Poiché le famiglie allargate son numerose, in Inghilterra han deciso che a scuola non si dica più ai bambini "tua madre" o "tuo padre", perché è possibile che il bambino non viva con loro. Allora si dice: "gli adulti che vivono con te". La parola "madre" è cancellata. La parola è un albero, la lingua una foresta. Se tagli una parola, tagli un albero. Ma dalla parola "mamma" derivano tanti altri alberi, germogliati dalle sue radici: se tagli quella parola, crei una radura vuota nel mezzo della società.
Un ministro italiano in carica ha confidato ieri: «Anch’io pensavo che mio figlio, intelligente, non ne risentisse, e mi sono separato. Ma si è destabilizzato. Non è giusto cercare la propria felicità a danno dei figli». È l’intuizione di un concetto profondo che va portato in superficie: se uno vive da solo, insegue una felicità individuale; se si unisce a formare una coppia, entra in un altro concetto di felicità, la felicità di coppia, che comporta anche dei doveri, la felicità dell’altro; se poi forma una famiglia, entra in una felicità di gruppo, e non può rompere impunemente il gruppo, e uccidere la felicità degli altri per chiudersi nella propria. La felicità della famiglia – e il Papa ce lo ha ricordato – non è fatta di tante felicità individuali separate, ma dalla loro fusione e dal loro accordo.

Re: La felicità non è un caos

Inviato: venerdì 2 ottobre 2009, 9:36
da Miriam
Grazie per questo articolo. Davvero è difficile accettare per un bambino la separazione dei genitori, e si scompensano nella sicurezza della famiglia, nell'equilibrio tra l'educazione del padre e della madre, soprattutto quando intervengono terze figure, il compagno della mamma o la compagna del papà.
Il legame affettivo forte che si prova per i genitori, si spezza quando si trovano a dividere l'amore dei genitori con estranei, e si va in crisi.

Re: La felicità non è un caos

Inviato: venerdì 2 ottobre 2009, 10:05
da Mary
Mi è piaciuto molto il titolo di questa discussione: la felicità non è un caos!
Dove regna il caos non regna la felicità, non regna la pace, non regna la gioia, non può regnare la felicità. Purtroppo casi di rotture familiari ce ne sono tanti, e a farne le spese non solo i figli ma anche il valore più alto in cui io credo con tutta la mia caparbietà: la famiglia!

Re: La felicità non è un caos

Inviato: venerdì 2 ottobre 2009, 10:18
da Venerabile Beda
Ieri in una trasmissione Rai, si parlava della questione...
C'erano "famiglie" allargate... che ostentavano una certa serenità...
È chiaro che se uno si trova in certe situazioni, deve cercare di farsele piacere, e di convivere nel modo migliore con esse...
Ma da qui a dire che questa sia una situazione ottimale, ce ne vuole...
E un sacerdote, molto intelligente di cui non ricordo il nome, ha detto una cosa molto vera:
"La felicità o la serenità, non è nel volto, ma nel cuore". È facile, andare in TV, o parlare con gli altri e mostrarsi sorridenti, dicendo che è tutto OK...
Ma solo una persona squilibrata, (alludo al ruolo dei figli), sarebbe felice di una situazione da famiglia allargata; e solo una persona malata (sempre in riferimento al ruolo dei figli), sceglierebbe liberamente quella situazione...

Poi certo, ci sono dei vantaggi; con una famiglia allargata, i figli possono godere di una maggiore libertà, perché sottoposti a minore controllo...
Ma solo questo, è l'unico "vantaggio"...
Come è anche vero, che molti figli "odiano", i loro genitori, perché continuano a rimanere insieme... litigando... rendendo la vita familiare un inferno...
Ma è anche vero, che l'assetto a cui tutti i figli aspirano, se sani di mente, è quello di una coppia di genitori stabile che si ami (uomo e donna!!!!!!) Questa è l'unica cosa che dà a una famiglia stabilità e serenità. Questa è l'unica cosa che si può con piena ragione, definire famiglia....

Che poi si sia costretti, a farsi piacere i surrogati, è altra cosa, ed è indice di intelligenza, cercare di farseli piacere... ma non è certo quello l'assetto migliore e ottimale...


Io già mi rompo le scatole, a dovermi ricordare ricorrenze legate ai miei cognati...
Mi ci mancherebbe anche anche dovermi ricordare ricorrenze di "altri" cognati....
Se ho 2 fratelli, voglio solo 2 cognate... non 8!