Nonostante le difficoltà della vita e la preoccupante situazione mondiale occuparci dei fiori può sembrare inappropriato. In realtà come ogni forma d’arte quella floreale può situarsi al di sopra di tutte le cose; infatti i fiori costituiscono una delle più forti parabole d’amore di Dio perché:
- • i fiori, nella loro fragilità e nel nostro mondo violento, sono certamente una straordinaria parabola della forza dell’Amore divino;
• i fiori, nella loro silenziosa discrezione e nel nostro mondo rumoroso, sono senza dubbio una sorprendente parabola della discrezione dell’Amore divino;
• i fiori, nella loro bellezza senza artifici e nel nostro mondo sofisticato, sono di certo una stupefacente parabola della limpidezza dell’Amore divino;
• i fiori, nella loro fedele ri-apparizione annuale e nel nostro mondo insicuro, sono certamente una sorprendente parabola della speranza che viene dall’Amore divino;
• i fiori, nella loro apparente inutilità e nel nostro mondo produttivo ed efficace, sono sicuramente una straordinaria parabola della gratuità dell’Amore divino. “Guardate i gigli del campo...” (Mt 6, 28) L’arte floreale a servizio della Liturgia è nata una trentina di anni fa dalla contemplazione da parte di una donna Geneviève Vacherot del trittico “Portinari”, che rappresenta una Natività e adorazione, opera di Hugo van der Goes (del grande periodo fiammingo del XV secolo), conservato oggi alla Galleria degli Uffizi, a Firenze. L’intuizione di partenza è ben presto diventata una convinzione, condivisa da tutti coloro che, ormai dappertutto nel mondo intero, continuano a svolgere questo servizio nella Chiesa:
• parlare di Dio attraverso i fiori e gli elementi naturali, in collegamento con un testo biblico e per una precisa comunità;
• parlare a Dio esprimendo la preghiera personale di intercessione, lode, adorazione attesa, tristezza…;
• lasciar parlare Dio affinché Egli istruisca, trasformi, consoli, attraverso la contemplazione di un bouquet.
“I fiori non decorano, essi significano. La chiesa è il luogo dove tutto deve essere bello e significativo”. (Genevieve Vacherot)